Il gelo immobile e pungente che colpisce oggi la laguna è un meraviglioso paesaggio complementare all’ascolto dei Neon.
Una delle band fondamentali di quella incredibile fucina di rock alternativo che fu la Firenze degli eighties. Culla divisa tra inquietitudini post rock e liturgie dark, perturbate da fremiti post punk. La band di Marcello Michelotti rappresenta la migliore risposta italiana del tempo ai robotizzanti battiti dancefloor alla Talking Heads, all’elettronica mai cerebrale ma convogliata sulle sapienti direttrici Kraftwerk / Human League.
A distanza di oltre un ventennio, godersi un disco del calibro di Rituals equivale a godersi un viaggio in prima classe tra uno straniante e mai banale compromesso tra sperimentazione ed electro futurismo, dominato dalla voce di Michelotti, regale e cristallina, adamantina nel suo freddo nitore. Questo lavoro sciorina delle ballad oscure e criptiche che possono regalare un sussulto in un tema del calibro di Isolation, dove la batteria nichilista apporta quel tribalismo peculiare di certa new wave. Una formula di grande qualità che trascinò questa band fiorentina a “supportare” nei loro tour artisti del calibro di Simple Minds e John Foxx.
Ed allora l’invito è a sprofondare in poltrona, in una fredda giornata di dicembre, ascoltando i Neon e rievocando, forse in maniera nostalgica, una gloriosa stagione del rock italiano.