C’è qualcosa di magico in Felix Picherna che lo rende unico e inavvicinabile da chiunque voglia fare il musicalizador ( o dj, o tj, …) , ed è il talento di essere sempre e solo se stesso. Il dono di essere “naturalmente” una icona, ed una parte della storia del tango argentino. Scrivo d’impulso questo post riflettendo su una conversazione scambiata neanche un mese fa al festival di Torino. Riguardava la composizione di una tanda di vals, che non era omogenea negli autori e nel cantante, ma suonava incredibilmente perfetta, era ancora una volta l’epifania del genio del tango. Qualcosa di inspeigabile che improvvisamente ha riversato in pista tutto il numeroso pubblico che assiepava il Lingotto. Ancora una volta Felix riusciva a sorprenderci, come se inconsciamente, sbeffeggiasse chi del tango vuole fare una algida algebra musicale che obbligherebbe il pubblico in virtù di non so quale assioma a ballare una parte minima di orchestre e periodi, rigettandone un’altra, ponendosi quali detentori di una verità assoluta. Ma Felix è lì, in consolle, mentre è alle prese con le sue cassette fuori dal tempo, anzi che del tempo hanno stigmatizzato i suoi effetti a rappresentare la naturalità del tango. Basta solamente la sua figura, discreta, elegante e mai sopra le righe, a rappresentare la magia di questo mondo, definirlo ballo sarebbe riduttivo. Sono convinto che centomila tango dj non saprebbero fare di meglio, perché quello che lui trasmette è l’essenza del tango, la storia. Il fascino che trasuda da chi ha vissuto fianco a fianco con i protagonisti. Ed allora rappresentano dei momenti imperdibili quelli in cui talvolta regala degli aneddoti, ti fuga i dubbi di alcune parole in lunfardo e con la sua convivialità continua la tradizione sociale del tango. Quanti oggi possono dire realmente di conoscere il significato di un tema, di aver vissuto le evoluzioni del tango, il suo attraversare anni di oblio in attesa della rinascita. Aver ascoltato Podestà al massimo della forma? Di Sarli e Pugliese che suonavano e dirigevano le proprie orchestre?
Quando sento talvolta qualcuno che vorrebbe mettere da parte Felix rimango profondamente deluso, è come se volessimo cancellare la storia, la tradizione, e senza questo bagaglio di sicuro ci si arena. Non lo ritengo neanche un gesto iconoclasta, ma soltanto frutto di mera ignoranza, di chi pensa che in due mesi, bastano diecimila pezzi scaricati dal web, o anonime playlist, ad intuire la magia della milonga, a prenderne le redini in mano.
Ed allora non vedo l’ora di riascoltare il grande Felix, che in virtù di un superpotere a me ignoto, trova senza preascolto la traccia desiderata, ed esortando il pubblico a scendere in pista annuncia con la sua voce radiofonica di altri tempi falta el mejor…