Ritornare in un posto dove si sono vissute emozioni incredibili é sempre pericoloso. La delusione può aggredirti all'improvviso, la stanchezza assalirti e la noia farti ripiombare in uno sconforto esistenziale dove le attese si traducono in paranoie. Ma ancora una volta Belgrado si rivela l'epifania dello spirito tanguero. Una manifestazione che rivela ai partecipanti un mondo. Un universo dove la cultura e lo spirito del tango permeano tutti i presenti rendendoli protagonisti assoluti di quello che stanno vivendo. Raramente ho trovato un clima di tale complicità fra pubblico e maestri, orchestre, artisti e staff. Alcune volte mi fermo ad analizzare quello che succede nel Belgrade Tango Encuentro , e credo che una delle ragioni di questo successo sia dato da due fattori: una organizzazione perfetta che mette a proprio agio ognuno e si sforza di risolvere qualsiasi problema logistico ed organizzativo con un calore umano ed una professionalitá irripetibili. Sonja, Darko, e tutti i ragazzi ti fanno sentire subito uno di loro, come se anche per qualche giorno tu facessi parte di quella meravigliosa gioventù' serba che popola le strade di Belgrado. Una città magica che ad ogni angolo sprizza la gioia di vivere, con ragazzi seduti ai bar e a passeggio per le strade che dalle zone pedonali fino alla fortezza del Kalemegdan vivono all'aperto mettendo a nudo i propri sentimenti. Come se volessero condividere con tutti la gioia di vivere. Una città sincera fino all'osso con voglia di divertirsi brulicante di energia fisica ed intellettuale. Forse questo clima spiega anche perché le performance dei maestri qui a Belgrado sono sempre straordinarie. Posso parlare ovviamente solo di quelle cui ho assistito, perché la mia partecipazione é stata parziale. Ma vedere Sebastian Arce e Mariana Montes sciorinare una esibizione di rigore e bellezza assoluta come quella del sabato sera al centro militare, vale da sola il prezzo del biglietto. Ne "El Adios' del maestro Pugliese, l'apparente semplicità e la geometria cristallina dell'esecuzione nascondono una intensità carica di pathos dove ogni singola nota del tema é straordinariamente disegnata dai movimenti degli artisti. Una purezza formale che prosegue ne la Mimada per caricarsi di barocca eruzione energetica in Amurado, semplicemente divino. Un brano di rara difficoltà che lascia il pubblico letteralmente a bocca aperta. Ma é il bis, ovvero il quarto tema a far attraversare di brividi la schiena dei presenti. Sebastian e Mariana regalano al pubblico un Canaro ballato con una semplicità disarmante ed assoluta. Si cammina, si fa qualche ocho, un cortado…ma lo scarto con la realtà é enorme. Forse nessuno si sarebbe aspettato una interpretazione simile, avulsa da qualsiasi virtuosismo, ma proprio per questo di una grandezza sbalorditiva. Perché il tocco geniale é rendere abbagliante i semplici dettami del tango, quello che si chiama l'Abc, che nessuno avrebbe il coraggio di eseguire davanti ad un pubblico variegato , esigente ed internazionale come quello di Belgrado. Il risultato é abbacinante … scroscio di applausi e la sensazione in ognuno di noi che la bellezza del tango spesso si racchiude nella semplicità della forma. A patto che questa sia diffusa con la perfezione classica di stampo "palladiano" che contraddistingue le performance di Sebastian e Marian. La sera precedente ho vissuto dal di dentro la chimica del festival, perché non lavorando in consolle ho potuto osservare con calma gli sguardi estatici e rilassati del pubblico che ha letteralmente consumato il pavimento della sala, un centro culturale universitario con una energia da tempio del rock e godere in pieno della performance di Bruno Tombari e Mariangeles Caamano che hanno deliziato con una performance personale ed intensa dove emerge sempre la voglia di ricercare una interpretazione irriducibile a nessun altro. Uno stile unico ed individuale che con sottile e giocosa ironia legge un repertorio tanghero che spazia dal classico al contemporaneo. Ma la grande sensazione per me é aver ascoltato le selezioni straordinarie di Horacio Godoy, un maestro assoluto dell'arte del tangodjing. Una energia esplosiva, ma sempre sotto controllo che grazie ad una mirabile alternanza di pieni e vuoti, ritmica e melodia ha incantato il pubblico. Mai ripetitivo, geniale, con temi non banali che, coniugati insieme ai grandi classi hanno dato un cocktail incendiario. Non ci si improvvisa in consolle e soprattutto il maestro Horacio Godoy ci rende protagonisti di un viaggio nella storia del tango senza quella arroganza che hanno taluni insulsi collezionisti mettendo sullo stesso piano la quantità di tanghi e l'arte di far ballare il pubblico. Abbandonare Belgrado mi comporta sempre un grande sforzo non in termini fisici, ma mentali perché vuol dire lasciare tanti amici ed abbandonare l'energia di una città unica per molti versi. I sorrisi e l'empatia che condivido con tutto il meraviglioso staff del Belgrade Tango Encuentro, Darko, Sonja, Marina, Ana, Jelena, Milena, Neven, … li porto dentro con me per un intero anno. Quando l'anno scorso ho parlato di Tango Renaissance non mi sbagliavo. Il futuro del tango in Europa inevitabilmente si gioca all'Est, é da quella direzione che soffia il vento del rinnovamento tanguero. Un movimento dove si vive il tango nel suo spirito, senza le contraddizioni e le miserie cui spesso siamo abituati in altri lidi. Un grande abbraccio alla mia amata Belgrado ed a tutto il Belgrade Tango Encuentro !!! Siamo già in rampa di lancio per il 2013!!! Se qualcuno fosse come San Tommaso… su You Tube, vedo e credo.
martedì 1 maggio 2012
Sfogatevi Bestie
Nel variegato panorama jazz rock e pro tricolore un prodotto sui generis é sicuramente "Sfogatevi bestie"del tastierista Roberto Colombo. Un album del 1976 che a più di qualcuno ricorderà lo spirito dissacrante del maestro Frank Zappa. Giá collaboratore e sessionman di nomi storici del rock italiano quali Orme, PFM, Patty Pravo, Colombo prima di diventare un produttore di successo consegna alla storia tre album di cui il migliore é senza dubbio il primo che vanta anche la partecipazione di artisti provenienti da Perigeo, New Trolls e PFM. Nelle sette tracce che lo compongono il rigore prog strumentale é mitigato da una certa mediterranei di fondo che tanto caratterizzava la scena italiana dell'epoca, senza tralasciare assolutamente la sperimentazione. Un lavoro che ci serve da faro per illuminare un periodo breve ma glorioso della musica alternativa italiana, quando la tecnica non era solo fine a se stessa, ma un viatico per portare al pubblico idee e sogni di una generazione che aveva osato portare l'assalto al cielo. E' da un pó che riascolto il prog e jazz rock italiano, inevitabilmente con nostalgia, ma é più forte di me. Qualche volta, almeno per le scelte musicali e cinematografiche ho la consapevolezza di essere nato nell'epoca sbagliata.
Iscriviti a:
Post (Atom)