Prosegue il tour fra i grandi TangoDJ Internazionali. Si fa tappa a Napoli con Paolino Fierro , in consolle dal 2005. Una esperienza formatasi in varie milonghe, ma anche curando il blog Puro Estilo Milonguero (www.puroestilomilonguero.blogspot.com), di cui é fondatore, e collaborando con la rivista italiana di tango "El Tanguero". Uno dei pochi che ha iniziato ascoltando la musica, in un percorso differente a tanti musicalizador ma che lo ha portato a diventare un raffinato cuoco in consolle. Come dice Paolino con arguzia tutta partenopea : " Relativamente al mio stile, che dire, lo definirei metaforicamente uno stile da “cuoco”. Per me la pista è come il ragù napoletano, comincia a cuocere non appena inizia a bollire. Ma deve cuocere lentamente, altrimenti come diceva Eduardo De Filippo il ragù diventa “carne ca’ pummarola”. Buona Lettura.
I tuoi inizi. Presumo come tutti che il tuo primo approccio sia stato con la pista. Cosa ti ha spinto a fare il salto in consolle? Una scelta ponderata o é stato frutto della casualità?
Questo è vero solo in parte, forse sono uno dei pochi che ha iniziato con la musica. Mi spiego meglio, ascoltavo il tango già nel 2000. Una passione solitaria che non riuscivo a condividere con nessuno. Poi nel 2004 è arrivato il tango ballato, spinto da un’amica, Alessandra, che mi diceva continuamente: “vieni martedì alle 20.00 non è possibile che ascolti il tango e non lo balli”. Alessandra poi mi ha presentato Laura, la maestra, che poi è diventata nel 2009 mia moglie. Il percorso era ormai segnato…..
L’esordio in consolle è stato veramente un caso nel febbraio del 2005. La musicalizadora resident, Mara Cicerano, dell’allora Casa Malena era impegnata per cui mi chiesero di passare musica per quella sera.
Ai tuoi esordi quali erano i gusti dei tangheri? Ci sono differenze significative con la scena attuale?
Devo dire che fortunatamente i gusti musicali dei tangheri che ho incontrato a partire dal 2005 sono molto evoluti. Ricordo che a quel tempo piaceva molto tutto ciò che era oltremodo “orchestrado” oltre ai grandi cantanti degli anni ‘50: Varela con Rodolfo Lezica era un must, Pugliese del 1950/1960 oltre a Pizzolla con Libertango. Nel tempo i ballerini hanno imparato ad apprezzare arrangiamenti più semplici e più consoni alla pista. Oggi rilevo tuttavia una tendenza tutta europea ovvero un’eccessiva enfasi per le orchestre della fine degli anni’20 fino al 1930, cosa che non esiste a Buenos Aires.
Ricordi la tua prima serata in consolle?
La ricordo benissimo. Sudai come un pugile sul ring. Ero emozionato, preoccupato e teso come una coda di violino. Ho ancora salvata sul PC la playlist di quella notte……Non so come abbiano potuto ballare tra De Angelis fine anni ’60, il tango for export di D’arienzo per intenderci con Vidal e Color Tango oltre a Pugliese con Montero di “Antiguo reloj de cobre”. D’altronde era un periodo in cui era difficile costruire una discografia soprattutto per la mancanza di cultura del tango ballato, quello di pista.
Dalla difficoltà della ricerca dei brani su cd spesso masterizzati, all'esplosione del web , e la conseguente relativa facilità nel reperire la musica. Secondo te questo cambiamento epocale ha cambiato il modo di lavorare del DJ?
Il primo effetto del tango sul web è stato sicuramente la possibilità di disporre facilmente di molto materiale. Credo che sia stato un bene per tutti, soprattutto perché la disponibilità di brani ha permesso di cominciare a contestualizzare le orchestre rispetto ad un periodo storico, anche perché insieme ai famosi mp3 da scaricare cominciavano a circolare anche informazioni di carattere storico-culturale. Chiaramente la facilità di reperire brani ha fatto proliferare in maniera esponenziale il numero di DJ, in relazione ad un fantomatico principio per cui esiste una relazione diretta tra numero di brani posseduti e bravura di un DJ. Nello stesso tempo ci siamo trovati di fronte a brani masterizzati male o di scarsa qualità, magari anche bei pezzi che avevano bisogno di essere restaurati, per cui il DJ si è anche trasformato in ingegnere del suono.
Quando costruisci mentalmente la tua serata? Molto tempo prima, durante il viaggio per arrivare in milonga, oppure improvvisi attimo per attimo?
In verità, io ho una formazione quantitativa, il mio desiderio più grande sarebbe quello di prefabbricare la “playlist perfetta”. Ma non succede mai! Ogni serata è un caso a sé! Per parafrasare un famoso film con Al Pacino potrei dire “Ogni maledetta milonga”. È un lavoro per me sartoriale, devi cucire la musica addosso alla pista. L’esperienza mi ha insegnato che ci sono tande che mediamente funzionano più di altre, così come ci sono tande destinate ad un pubblico con gusti musicalmente più sofisticati. Ma nulla di più. Un po’ più di programmazione, o meglio di studio, la puoi trovare all’interno delle tande. Mi è stato insegnato che bisogna prevedere un brano conosciuto all’inizio della tanda per stimolare i ballerini, che bisogna mantenere il ritmo all’interno della tanda crescente o per lo meno costante. Ci sono orchestre con le quali puoi costruire poche alternative se consideri con tutti questi paletti. Ecco perché spesso le persone dicono che il musicalizador è “prevedibile”.
Ti é mai capitato di annoiarti durante una serata, di aver compreso tardivamente che forse quella milonga non riusciva a darti le giuste motivazioni e non vedevi l'ora di finire?
Credo sia capitato a tutti qualche volta. La relazione musicalizador-pista è sempre emotiva. Alcune volte succede che sei stanco o di malumore oppure ti accorgi che le persone sono distratte. Una cosa che mi dà fastidio è il vociare continuo in milonga. Sono costretto ad alzare il volume e questo non fa altro che peggiorare la situazione. Certe volte, paradossalmente, è meglio abbassare il volume
Accetti sempre tutto quello che ti propongono o cerchi di fare una selezione preferendo location affascinanti e serate con amici? Come definiresti il tuo stile? Si é evoluto nel tempo ? Ed in quale direzione? Cosa può influenzarti in una serata, il pubblico, i ballerini, l'acustica della location, la durata della tua performance…
Passare musica per me è una passione per cui rispetto alle proposte che arrivano mi sento molto libero nella scelta. Ci sono proposte che mi interessano di più di altre. Cerco di valutare il progetto che è sotteso ad un evento. Io sono per il tango sociale, per la milonga intesa come spazio fisico e relazionale nel quale condividere un modo di essere. Credo che per ballare bene sia indispensabile comprendere e contestualizzare culturalmente il brano che si sta ascoltando. Cerco di dare un contributo anche in questo senso con un blog (http://puroestilomilonguero.blogspot.it/) che curo da qualche anno, nel quale cerco di trattare con semplicità la cultura argentina, sfruttando gli aneddoti sul tango e le leggende che si raccontano, senza presunzione di esaustività, sperando che l’aneddoto possa stimolare i lettori eventualmente a fare qualche approfondimento.
Non amo gli “eventoni”, ma mi piacciono molto le sfide. Una di queste è rappresentata dal pubblico giovanile, che mi intriga molto relativamente ai gusti musicali. Mi piacerebbe musicalizare in una milonga di trentenni basandomi solo sul ’40 che è la decade che preferisco per il tango di pista.
Relativamente al mio stile, che dire, lo definirei metaforicamente uno stile da “cuoco”. Per me la pista è come il ragù napoletano, comincia a cuocere non appena inizia a bollire. Ma deve cuocere lentamente, altrimenti come diceva Eduardo De Filippo il ragù diventa “carne ca’ pummarola”. In questo senso, direi che in questi anni sono maturato molto, un po’ perché l’esperienza è una grande maestra, un po’ grazie al confronto con altri musicalizadores specialmente argentini che mi hanno regalato delle chiavi interpretative della musica molto interessanti.
Spesso capita in alcuni eventi di condividere la serata con un/a collega. Preferisci lavorare generalmente da solo, o se in coppia con chi hai feeling? Oppure, ami il brivido di sperimentare con un collega mai ascoltato fino ad allora?
Generalmente, ma credo che questo valga per la maggioranza dei DJ, preferisco lavorare da solo, anche se spesso mi è capitato di condividere serate con altri. Chiaramente preferisco condividere con amici, piuttosto che provare il brivido della sperimentazione con colleghi a me sconosciuti. Anche perché, ricordiamolo, è la pista che paga il prezzo della sperimentazione, “ne la buena y ne la mala”!
Se qualcuno ti chiede il nome di una traccia gliela dici, magari consigliando il cd dove é inclusa, oppure lo inviti ad avventurarsi in una faticosa ricerca?
Non ho alcun problema a parlare dei titoli delle tracce come anche dei CD nei quali sono pubblicati. Devo dire che mi fa piacere quando me li chiedono perché significa che quel brano è piaciuto.
Il pubblico ti molesta in consolle con richieste assurde. Cerchi di accontentarlo oppure fai capire chiaramente che non sei un jukebox?
Ho imparato ad essere diplomatico…..
Ti piace ballare ed ascoltare i tuoi colleghi, gustare le selezioni altrui e stili differenti dalle tue esecuzioni?
Mi piace ascoltare e ballare tutto ciò che è tango. Così come mi incuriosiscono le proposte dei colleghi. Se il DJ passa tango merita tutto il mio rispetto. Diversa è invece l’ipotesi della musica “tangabile” che va molto di moda oggi, piace molto ad un pubblico poco educato all’ascolto, ma nello stesso tempo mette in cattiva luce i DJ tradizionali che vengono additati come “fondamentalisti o talebani” del tango.
Ritieni che il modo di musicalizzare sia differente per macroaree geografiche ? Argentina, Nord Europa, Est Europa, Mediterraneo… o tutto il mondo é paese?
Io credo che esistano buone selezioni o cattive selezioni a prescindere dalle aree geografiche. Solo in Argentina, almeno nelle milonghe che ho visitato, ho trovato uno stile diverso nella musicalizzazione, tutto incentrato sulle orchestre del ’40, pochi vals, pochi brani strumentali e molti invece quelli cantati.
Ti piacerebbe avere un locale solo per te, arredarlo con l'impianto adeguato ai tuoi desideri, cercare di creare un'onda che ti soddisfi oltre a suonare quando ne hai voglia e creare un calendario di eventi a misura dei tuoi gusti?
Ho la fortuna di condividere un posto del genere con mia moglie Laura Brandi che è la vera “dueña”. Si chiama Salon Baires ed è a Napoli.
Le classiche domande a bruciapelo, vietato non rispondere: Tre orchestre che non possono mancare in una serata.
D’Arienzo instrumental anni 40
Di Sarli con Alberto Podestà
Troilo con Fiorentino
Le tue tre orchestre preferite, che possono essere anche diverse dalle precedenti.
D’Arienzo con Echague con Biagi al piano
Miguel Calò con Raul Iriarte
Di Sarli nella decade del ‘40
Suggerisci una tanda di tango strumentale, una tanda di tango con cantante, una di vals ed una di milonga
Tango (Di Sarli instrumental anni 40)
- Siete palabras
- Ensueños
- Marejada
- Un lamento
Tango (Miguel Calò con Raul Iriarte)
- Rebeldia
- Lluvia de Abril
- Si yo pudiera comprender
- Trenzas
Vals (Tanturi – Campos)
- Al pasar
- Tu vieja ventana
- Me besó y se fue
Milonga (Orq. D’Arienzo)
- La milonga del recuerdo
- La cicatriz
- Milonga querida
Quali sono le tre orchestre o cantanti che non sopporti?
Varela in tutte le salse con o senza cantante
Il cantante Alberto Moran
Manuel Pizarro
Quale é l'orchestra più sottovalutata dal grande pubblico e quale la più sopravvalutata?
Quella più sottovalutata credo sia quella di Laurenz
La sopravvalutata certamente è quella di Fulvio Salamanca
Le tue tre serate top ( a giudizio tuo ovviamente…)
Impruneta Raduno Milonguero 2008
Milonga La Nacional Buenos Aires 2011 Cumple de Luis Rojas
Divino Abbraccio Senigallia gennaio 2012
Siamo meno seri: i dj rimorchiano ? Quante storie hai avuto con i tuoi colleghi?
Certo che rimorchiano, sono al centro dell’attenzione! Nessuna….sono sposato
Fine della conversazione in chat