domenica 24 giugno 2018

Sabato Aranzitti: La prima serata in consolle? E’ come il primo bacio, non si scorda mai




Dopo una lunga pausa dovuta motivi tecnici, ricomincia la rubrica dedicata a scoprire i segreti dei musicalizador piú rilevanti nel panorama tanguero internazionale. Obiettivo puntato su Napoli per una una chiacchierata imperdibile con Sabato Aranzitti.


  • I tuoi inizi. Presumo come tutti che il tuo primo approccio sia stato con la pista. Cosa ti ha spinto a fare il salto in consolle? Una scelta ponderata o é stato frutto della casualità?

Agli inizi posso dire di essere stato davvero fortunato al mio insegnamento. Ho trovato un insegnante che ti coinvolgeva con spiegazioni, dinamiche, confronti, pillole di saggezze che accompagnavano con opportune spiegazioni, le proprie lezioni e il mio percorso formativo. Ogni volta restavo estasiato ed affascinato, facendo crescere in me la passione per la musica di tango classico. Da lì a poco c’è voluto davvero poco iniziare a studiare le orchestre e a ricercare le proprie discografie. 
Avendo una discreta cultura musicale, lavorato molto tempo in radio, fatto il piano bar, studiato musica al conservatorio, ecc. ero affascinato dal contesto tango. 
Il mio approccio alla consolle è stato una sfida con me stesso, iniziando dapprima ad ascoltare i gusti dei tj che reputavo guru del momento, per poi mettermi in gioco con il mio estro. 

  • Ai tuoi esordi quali erano i gusti dei tangheri? Ci sono differenze significative con la scena attuale?

Quando ho iniziato, cioè circa 8 anni fa, nel contesto partenopeo c’era pochissimo spazio per una nuova matricola, mi piaceva e desideravo fortemente mettere musica in consolle. Volevo provare, assaporare, gustare anche io l’ebrio che si provava vedendo la gente ballare sulla musica che tu facevi passare. Tanti tj di tango classico e poco spazio. Mi sono improvvisato tj di tango nuevo (in quel periodo a Napoli c’erano delle strutture che facevano passare anche quello). Poi mi proposero di passare nuevo in una sala del famoso Salone Margherita, capirete la gioia di cosa significava far parte di una struttura epocale e frequentata (anche perché in quei tempi c’erano pochissime milonghe). Quando capirono che amavo il tango classico, la scelta ed il passaggio è stato quasi istantaneo. Ormai sono più di 6 anni che sono il tj resident di tango classico del Salone Margherita di Napoli e durante le serate che musicalizzo, è prettamente tango classico, ma di tanto in tanto faccio incursioni di nuevo. La sostanziale differenza che vedo oggi, da quando ho esordito, è che la maggior parte dei ballerini e delle milonghe in generale, sono e appartengono al tango classico. Il nuevo occupa poco spazio sia nel contesto partenopeo e sia in quello nazionale.

  • Ricordi la tua prima serata in consolle? 

E’ come il primo bacio, non si scorda mai. Una sera d’inverno, in una struttura di cui io ero parte collaborativa, Il Torchio di Somma Vesuviana. Serata bellissima, tanta gente, tanti amici. Era per me un esordio che da lì a poco mi avrebbe fatto conoscere tante altre milonghe.

  • Dalla difficoltà della ricerca dei brani su cd spesso masterizzati, all'esplosione del web, e la conseguente relativa facilitá nel reperire la musica. Secondo te questo cambiamento epocale ha cambiato il modo di lavorare del DJ? 

Secondo me il cambiamento è relativo. Se hai pochi brani o tutti i brani disponibili esistenti e non li sai incastrare tra loro, o per la mancanza di studio o per altro, vuol dire che la tua performace musicale non funziona. Certo è che più brani vogliano dire più scelta, ma l’estro e la bravura di un Tj è la base della riuscita dell’evento anche con soli pochi brani come è stato dall’inizio. Il web ha facilitato di gran lunga la ricerca e la reperibilità dei brani. Prima dovevamo affidarci ai vari canali di ricerca, del tipo amici che vanno a Buenos Aires e ti portano vinili o cd, oppure scambiarli con i Tj argentini, o quella più semplice e cioè dell’insegnante del tuo corso che ti avvia alle prime armi.

  • Quando costruisci mentalmente la tua serata? Molto tempo prima, durante il viaggio per arrivare in milonga, oppure improvvisi attimo per attimo? 

Agli inizi, credo come tutti gli esordienti, per fare bella figura e per non sentirmi impreparato, mi facevo trovare pronto con tande già realizzate. Oggi vado seguendo il mio stato d’umore, improvvisando e leggendo la pista (e il fuori pista). Il Tj è un essere umano, fatto di emozioni come i ballerini, i maestri, gli organizzatori, ecc. anche lui prova quelle che sono le sensazione della sala, della serata, del momento di cui gli gira intorno. E’ partecipe e parte integrante della pista e come tale si fa carico della responsabilità della riuscita dell’evento. E’ una vera e mera responsabilità e l’improvvisazione è il fondamento di esso. Durante il viaggio per raggiungere l’evento, mi sale la domanda più comune che mi passa in questi ultimi anni: “che cortina metto?”. Anche questo punto importante per la riuscita del momento. 

  • Ti é mai capitato di annoiarti durante una serata, di aver compreso tardivamente che forse quella milonga non riusciva a darti le giuste motivazioni e non vedevi l'ora di finire? Accetti sempre tutto quello che ti propongono o cerchi di fare una selezione preferendo location affascinanti e serate con amici? 

Sarò sincero, si mi è capitato ma solo perché ho capito tardivamente che il contesto non era quello che mi immaginavo. Quando musicalizzo mi faccio prendere dalla musica, mi faccio trasportare in un’altra realtà e a volte mi rendo conto che, in una milonga, o ci sono poche persone o molte persone, metto la stessa intensità affinchè si possano divertire e sentirsi realizzati. In una milonga non bado al numero di persone, non bado al loro livello, non bado se sono amici o chicchessia, ma solo a quanto vogliono stare bene.

  • Come definiresti il tuo stile? Si é evoluto nel tempo ? Ed in quale direzione? Cosa può influenzarti in una serata, il pubblico, i ballerini, l'acustica della location, la durata della tua performance… 

Come ti dicevo prima, il mio è stato sempre uno stile classico è quello per me sarà la base della mia musicalità. Il tempo poi ti porta ad allargare il tuo sapere, facendomi inserire , oltre alle orchestre moderne, anche il folklore argentino, quale murga, chacarera, samba, gato, ecc. Ecco, in una serata, facendomi un resoconto istantaneo di vari fattori, provo ad inserire e a trasmetere quello che posso di meglio da far sentire e ballare.

  • Spesso capita in alcuni eventi di condividere la serata con un/a collega. Preferisci lavorare generalmente da solo, o se in coppia con chi hai feeling? Oppure, ami il brivido di sperimentare con un collega mai ascoltato fino ad allora? 

Non mi capita spesso di condividere la consolle, ma quando capita riesco subito ad avere un ottimo feeling con un o una collega. Stando solo ti crei un’idea della selezione della serata, ma quando sei con più persone a condividere la consolle, gli schemi saltano. In passato mi capitava di condividere con 2 o addirittura 3 colleghi, ma la gente interpretava la serata come un evento eccezionale e non come una serata di normale milonga. 

  • Se qualcuno ti chiede il nome di una traccia gliela riveli, oppure lo inviti ad avventurarsi in una faticosa ricerca? 
In una serata di milonga, quando ne ho opportunità da parte della location, amo far proiettare dal mio pc, sia l’orchestra che il titolo della canzone. E’ irriguardoso nei confronti dei miei colleghi che fanno ore di studio e  ricerca, ma apprezzo che le persone che ballano siano informati e formati.

  • Il pubblico ti molesta in consolle con richieste assurde. Cerchi di accontentarlo oppure fai capire chiaramente che non sei un jukebox? 

Altro punto fondamentale di una serata. Spesso mi capita di avere richieste, per lo più insistenti. Quando posso cerco di accontentarli (sempre se il momento me lo consente). Mi capita spesso che mi vengono a chiedere di continuo salse, bachate, merenghe, caraibici, reggeton…ma io mi domando: ma se chiedo ad un Dj di serata caraibica un tango, lo metterà? Nell’ambito del possibile uso cortine di ogni genere, facendo canticchiare e ballicchiare un po’ tutte le diversità di ballerini/e.

  • Ti piace ballare ed ascoltare i tuoi colleghi, gustare le selezioni altrui e stili differenti dalle tue esecuzioni? Ritieni che il modo di musicalizzare sia differente per macroaree geografiche? Argentina, Nord Europa, Est Europa, Mediterraneo… o tutto il mondo é paese? 

Si, certamente. Devo pormi sempre la domanda che non sono un Tj arrivato, ho bisogno sempre di confrontarmi e di ascoltare gl’altri. Vero è che non ballo più come una volta, preso dalla musica a volte non indosso manco le scarpe per poter ballare. Per quello che ascolto in giro, il modo di passare il tango varia tra città, regioni, macroaree e ritengo che non sia uguale il modo di come noi europei passiamo musica rispetto a quello argentino.

  • Ti piacerebbe avere un locale solo per te, arredarlo con l'impianto adeguato ai tuoi desideri, cercare di creare un'onda che ti soddisfi oltre a suonare quando ne hai voglia e creare un calendario di eventi a misura dei tuoi gusti? 

Non sono un tipo da locali, nel senso che mettere musica è solo per il mio piacere di condividere e non di avere un proprio impianto personale, questo lo posso già fare tranquillamente a casa mia. Fare il Tj è la mia passione e non il mio lavoro.

  • Le classiche domande a bruciapelo, vietato non rispondere: Tre orchestre che non possono mancare in una serata. Le tue tre orchestre preferite, che possono essere anche diverse dalle precedenti. Suggerisci una tanda di tango strumentale, una tanda di tango con cantante, una di vals ed una di milonga Quali sono le tre orchestre o cantanti che non sopporti? Quale é l'orchestra più sottovalutata dal grande pubblico e quale la più sopravvalutata? Le tue tre serate top ( a giudizio tuo ovviamente…) 

Per me le orchestre che devono essere passate in una serata dono quelle di Anibal Troilo, Carlos Di Sarli e Juan D’Arienzo. Le mie orchestre preferite sono quelle di Miguel Calo, Osvaldo Pugliese e Pedro Laurenz. La tanda strumentale che prediligo è quella di Francisco Canaro, quella di tango con cantante è quella di Roberto Firpo con Alberto Diale, quella di vals con orchestra di Alfredo De Angelis con cantati Julio Martel e Carlos Dante, mentre l’orchestra per le milonghe prediligo il Quinteto Pirincho. Non amo molto passare l’orchestra di Hector Varela ed i cantori del calibro di Julio Sosa e Roberto Goyeneche. 

Reputo l’orchestra di Osvaldo Pugliese sottovalutata e quella di Francisco Canaro sopravvalutata. Ricordo con orgoglio tre momenti topici del mio status professionale, la pomeridiana al Rimini Tango Fusion nel 2011, la pomeridiana del Festival di Salerno nel 2014 e il Festival di New Delphi nel 2015.  


  • Siamo meno seri: i dj rimorchiano ? Quante storie hai avuto con i tuoi colleghi?


Hahaha, ecco cosa sono usale dire in queste occasioni, la famosa metafora del chitarrista che va suonando le sere d’estate in spiaggia ai falò, dove tutti si appartano e lui resta con le mani sulla chitarra. Per mia fortuna quasi nessuna storia con uno dei miei colleghi, provo rispetto e devozione, con le mie colleghe forse…o quasi.

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