Tra i tanti simboli degli anni’70 c’è di sicuro quel filone del cinema di genere che vede protagonisti poliziotti di colore con modi sbrigativi ed irruenti alle prese con una criminalità violenta e crudele dedita a sordidi affari di droga. È la blaxploitation, fusione di nero ( black) e sfruttamento ( exploitation). E fu subito boom di incassi con relativo successo degli attori fra cui la leggendaria futura musa di Tarantino in Jackie Brown, Pam Grier , e dei produttori, dato il basso costo per la realizzazione delle pellicole. Improvvisamente per un mondo, quello afroamericano, da sempre ai margini del cinema, si schiudevano le porte della fama e della gloria, cui di certo hanno contribuito le splendide colonne sonore firmate dai migliori nomi della black music dell’epoca. Come non ricordare l’immortale Isaac Hayes, il mitico James Brown, o i temi composti dal leggendario Curtis Mayfield. Certo, rivisti con gli occhi di oggi, un pubblico più che smaliziato troverà da sorridere ripensando a quella che all’epoca sembrava una violenza ipertrofica , e soprattutto ritengo salvi soltanto una manciata di pellicole nel polverone di una produzione prolifica. Su tutti ovviamente i due capolavori assoluti Shaft e Superfly. Il primo con protagonista un detective privato afroamericano alle prese di un duro conflitto tra mafia e forze dell’ordine, mentre il secondo che glorifica le imprese di un piccolo spacciatore che cerca di fare il grande salto nella malavita. Il boom convinse poi le major cinematografiche a cercare di rileggere qualsiasi genere in chiave blaxploitation, ed allora spazio all’horror di Blacula o alle atmosfere erotiche di Coffy. Dopo un oblio di quasi un ventennio colpo di coda con jackie Brown del Dio Tarantino. Ma che nostalgia di quelle musiche così suadenti e grovin’ e di quella fotografia sporca ed intrigante…
giovedì 14 luglio 2011
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