Con un Borghese piccolo piccolo la commedia all'italiana entra nei cupi e violenti anni di piombo. Un'epoca di lotte a tutti i livelli, di classe e di politica, dove la violenza diventa l'unica legge, e forse l'unica arma di salvezza.
Da un soggetto di Cerami, Il compianto Mario Monicelli, realizza una pellicola tesa e compiuta come poche, che si regge su un grandissimo Alberto Sordi, che interpreta un oscuro e mediocre travet, che spinto dal fato, diventa un crudele giustiziere, affascinato dalla sua discesa agli inferi. Nessun film secondo me é riuscito a scattare una istantanea di quegli anni perfetta come il capolavoro monicelliano. Grande il cast con un untuoso Romolo Valli sugli scudi, una superba Shelley Winters e la performance di un mai troppo apprezzato Crocitti. La storia é nota: l'impiegato del ministero Sordi fa di tutto per garantire un futuro al figlio, persino affiliarsi ad una loggia massonica, salvo vedere infranti i suoi sogni quando il giorno delle selezioni questi viene ammazzato sotto i suoi occhi. Reazione imprevista e violenta, anziché denunciarlo alla polizia, Sordi , cattura e sequestra il rapinatore, torturandolo fino alla morte.
Un ritratto crudele ed impietoso di un borghese piccolo piccolo, che dimostra come ognuno di noi , messo di fronte alla cruda realtà può divenire un killer efferato. Ingiustamente accusato di essere reazionario, Alberto Sordi, dimostra ancora una volta di essere il più grande degli attori italiani, smentendo i giudizi frettolosi di un Moretti accecato dall'ideologia, lui sí pessimo attore al confronto dell'albertone nazionale, e la sua maschera é il driver che legge le pulsioni e le tensioni di un decennio molto movimentato.
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