domenica 5 febbraio 2012

Roma a mano armata


L'attacco del basso sull'incipit del film é una pura iniezione di adrenalina che tiene incollati sulla poltrona fino alla fine. Roma a Mano Armata esemplifica al meglio la poetica del maestro Umberto Lenzi. L'azione é un mix tra violenza senza redenzione ed una cupa paura che tende al parossismo. Su questo doppio binario corre una trama che di per sé é esile, ma resa irresistibile dalla caratterizzazione di personaggi memorabili.


Su tutti un Tomas Milian da urlo che interpreta un sanguinario e crudele gobbo dedito ai crimini più efferati. L'entrata in scena é da manuale: al mattatoio mentre scarnifica un quarto di bue. Non c'é immagine che possa esemplificare meglio la rappresentazione malefica del cattivo di turno, cui si contrappone il poliziotto buono, che nel cinema di Lenzi spesso sconfina nella violenza. Perché bisogna combattere la criminalità con i suoi stessi metodi e non rintanarsi ed arroccarsi sui cavilli giudiziari e su una legge che tutela tutti tranne i cittadini. Dove per tutti si intende una pletora di delinquenti che spesso la fanno franca. l'antagonista del gobbo é il commissario Tanzi, ovvero un magistrale Maurizio Merli che sfida la violenza ed il crimine a più livelli. Dalla bassa criminalità di ogni giorno ( scippatori, estorsioni, rapine) a quella di un gruppetto di figli di papá annoiati ( aggiungiamo di destra e pariolini). Ma il film di Lenzi é soprattutto il pessimista ritratto di una realtà che non può redimersi, ma va combattuta in ogni modo. Tutti i tentativi di prevenzione e di correzione sono destinati ad infrangersi, perché la natura dell'uomo tende inevitabilmente al male. Ne é la prova la scena girata forse con un pizzico di qualunquismo tra la donna di Tanzi che fa la psicologa ed assolve due piccoli scippatori ed il commissario stesso che se li ritrova asfaltati il giorno dopo a seguito di un tentativo di scippo finito male.


Roma a mano armata é comunque il trionfo di tanti caratteristi di quel cinema anni 70 che hanno reso grandi queste pellicole ( Rassimov, Pigozzi, Catenacci, Omaggio) e di una città livida e violenta. Resta dopo la visione una vampata di energia a riprova che pochi come Lenzi sapevano girare film d'azione così cupi ed angoscianti, e su tutto un Gobbo che si staglia sullo sfondo, la cui fine ci ritempra, momentaneamente da tante crudeltà.


Quanto era affascinante la Roma anni '70, quanto avrei voluto vivere in quegli anni, e gustarmi qualche botta di adrenalina.

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