Pasolini lo si ama o lo si odia. E lo stesso vale per la maggior parte dei suoi film. Duri, enigmatici, scomodi , disturbanti, sia nelle immagini che nei contenuti, apocalittici, tragici, senza redenzione. Non fa eccezione Teorema. Ancora oggi mi chiedo, dopo quella prima folgorante visione, anni addietro, chi é il misterioso giovane che scardina, rovina e distrugge una rispettabilissima famiglia alto borghese milanese? Quale simbolo incarna? La trama di questo film é nota. Un misterioso studente, interpretato da Terence Stamp, si presenta ex abrupto in una famiglia modello depravandone in poco tempo i costumi. Tutti i membri di questo nucleo microcosmico faranno l'amore con lui, ma la sua dipartita portera' conseguenze nefaste ed imprevedibili per quella che sembra essere la societa' delle apparenze piccolo borghesi. La domestica morira' in odore di santita', la madre dara' sfogo alla sua ninfomania con giovani virgulti, la figlia diventa pazza, il figlio sceglie di fare l'artista mentre il capofamiglia si disfa della fabbrica e si incammina nudo senza meta. Uno dei film simbolo del sessantotto dove si celebrava, o meglio si auspicava, senza mezzi termini, il crollo della famiglia e della societa' moderna attraverso l'amore ed il sesso. Una profezia non avveratasi, se leggiamo il tutto 40 anni dopo, ma che ancora oggi evoca un profondo senso di sacro, quel misticismo senza tempo, laico e religioso al tempo stesso di cui era intriso Pasolini. La normalita' dello studente che infrange gli schematismi della famiglia ha una profonda carica rivoluzionaria. Non serve la violenza come grimaldello per la ribellione. Ancora una volta si ripensa all'Eden perduto, ma in nome di cosa e di chi bisogna combattere? Chi davvero é rivoluzionario? Su questo l'autore, come per una ultima beffa, non si pronuncia, ma lentamente inizia a scavare quella parabola della discesa agli inferi che tocchera' il suo ultimo vertice in Salo'o le 120 giornate di Sodoma.
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