Quanti si ricordano dei
Cult al giorno d’oggi? Quanti nel 1985
sono impazziti ascoltando pezzi del calibro di Rain e She sells sanctuary? Questa band inglese gotica nell’aspetto e nei
testi, intrisa di lirico pathos ha segnato la mia gioventù ed ancora oggi
ascoltare il loro album Love, edito dalla mitica etichetta Beggars Banquet, mi
fa sobbalzare dalla poltrona. Un album
incredibile dove il rock duro si shakera con l’ultima inquietitudine new wave,
senza tralasciare striature psichedeliche o talune in farciture kitsch glam, un
must all’epoca. Di sicuro la parte del leone la fa Ian Astbury, un frontman di indiscusse qualità che porta sul suo corpo
le stimmate della ribellione giovanilistica , in primis l’urlo dei pellerossa.
Mi ricordo ancora la cover, il suo effetto quando ho visto l’album dal negozio
di dischi : simboli religiosi affiancati dalle ali spiegate di memoria sioux su quello sfondo scuro.
Favoloso. Un disco da recuperare assolutamente e riascoltare, con nostalgia per
chi non lo sente da tempo, con meraviglia per chi lo scopre. I Cult hanno
sicuramente raccolto meno gloria di quanto ne avrebbero meritato, ma di
ingiustizie la lunga via del rock è costellata…
martedì 21 ottobre 2014
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