lunedì 16 maggio 2016

AL TEATRO L'AVOGARIA GLI SHOW DI EDOARDO FERRARIO E LUCA RAVENNA. CONTINUA LA COMICITÁ DISSACRANTE E CORROSIVA DELLA STAND UP COMEDY





Alto gradimento e sempre tutto esaurito per la rassegna di  Stand Up Comedy in programma Teatro a l'Avogaria di Venezia (Dorsoduro 1607, Corte Zappa). Un ciclo a cura di Nicoló Falcone volto di Natural Born Comedians sul canale Comedy Central di Sky, coadiuvato da Maddalena Pugliese, dedicato ad una comicità irriverente, senza orpelli e censure, ritenuta dai più scomoda e dissacrante, e riservata ad un pubblico adulto.

Sabato prossimo, 21 maggio 2016, ore 21.00, appuntamento doppio con  Edoardo Ferrario Live” e “Luca Live Show Ravenna”.  

Il primo, collaboratore di Sabina Guzzanti e Serena Dandini, volto fisso di Quelli che il calcio, offrirà'  un monologo di stand up comedy sulla nostra epoca animato da personaggi tanto assurdi quanto familiari: frati trappisti, organizzatori di sagre paesane, fratelli famosi, giovani storici dell'arte, assistenti universitari, criminali umbri, proprietari di compro oro dal fosco passato e, per la prima volta su un palcoscenico, lo zio di Bob Dylan. 

Il secondo, sceneggiatore (The Pills e Non c'e'problema) e comico di Comedy Central,  porterà sul palco il racconto di un ragazzo a posto che racconta storie di vita vissuta: dall'epopea ospedaliera  a causa di un varicocele, al conflitto con la sua famiglia ebraico-cattolico-milanese, al suo frustrante lavoro di sceneggiatore. Luca Ravenna si definisce un ragazzo "ok" con il problema di essere un po' troppo carino per fare comicitá.

La stand up comedy e'un genere di commedia dove l'artista interpreta dei monologhi in modo corrosivo all'insegna del politicamente scorretto dove si distruggono i luoghi comuni per infrangere le sicurezze dell'essere umano, una comicità non per tutti con un linguaggio diretto e talvolta offensivo che va senza preamboli alla pancia delle persone. Una commedia dove l'attore in primis fa ridere di se' per poi passare ad attaccare gli altri, nello specifico le certezze dello spettatore.

L’Associazione Teatro a l’Avogaria, nasce nel 1969 dalla passione e dalla tenacia di Giovanni Poli, già fondatore del Teatro Universitario Cà Foscari di Venezia, e dagli esordi si pone come laboratorio di ricerca che coniuga un metodo d’improvvisazione teatrale tra la Commedia dell’Arte e le Teorie dell’Avanguardia. In più di quarant’anni di attività ha prodotto oltre sessanta spettacoli tra cui la “Commedia degli Zanni” rappresentata con successo sui più importanti palcoscenici internazionali. Riconosciuta come uno dei centri di formazione professionale di riferimento nel Triveneto, ogni anno organizza corsi, dedicati ad appassionati e professionisti, su discipline quali recitazione, Commedia dell’Arte, dizione, storia del teatro, canto, tecnica dell’interpretazione. 

Gli spettacoli, tutti alle ore 21.00, su prenotazione telefonica ai numeri 0410991967-335372889 , avogaria@gmail.com     

mercoledì 11 maggio 2016

DUE: AL TEATRO A L'AVOGARIA DI VENEZIA L'AMORE SENZA CONFINI DI GENERE SECONDO IL GRANDE SCRITTORE ISAAC SINGER



Un amore che va oltre i "generi"canonici. E' quello al centro di "Due", lo spettacolo liberamente tratto dalla novella del grande scrittore e premio Nobel per la letteratura, Isaac Singer, in programma al Teatro a l'Avogaria di Venezia ( Dorsoduro 1607, Corte Zappa), mercoledì 1 giugno 2016, ore 21 "Due", messo in scena dagli allievi della scuola Giovanni Poli ( Luca Ballarin, Francesco Bovara, Alexandra Brett, Riccardo Bozza, Ludovica Castellani, Riccardo Dal Toso, Chiara di Maio, Marta Panciera, Aurora Reffo, Emma Sartori) per la regia di Stefano Pagin, prende spunto da un omonimo e misterioso  racconto breve uscito il 20 dicembre 1976 sul “New Yorker”, il giornale in Yiddish per il quale Singer scriveva.  Per tentare di definirlo, con una parola molto abusata oggi e che non crediamo sarebbe piaciuta a Singer, potremmo definirlo come un racconto gender. Siamo, probabilmente, all'inizio del secolo scorso in uno shtetl di ebrei chassidim della campagna polacca. Il padre e la madre di Zissel, il nostro protagonista, dopo una lunga attesa, avrebbero voluto una figlia, “ma le potenze che decidono queste cose mandarono loro un bel figlioletto”. Nonostante sia maschio i genitori lo vestono e lo trattano con la morbidezza e l'indulgenza che si riserva ad una bambina e Zissel imparerà a percepirsi tale. Cresciuto si innamorerà del suo compagno di scuola Ezriel, che lo ricambierà, e fuggirà con lui a Lublino, dove vivranno come marito e moglie, contravvenendo alla proibizione dell'omosessualità esposta nel Levitico. 

L’Associazione Teatro a l’Avogaria, nasce nel 1969 dalla passione e dalla tenacia di Giovanni Poli, già fondatore del Teatro Universitario Cà Foscari di Venezia, e dagli esordi si pone come laboratorio di ricerca che coniuga un metodo d’improvvisazione teatrale tra la Commedia dell’Arte e le Teorie dell’Avanguardia. In più di quarant’anni di attività ha prodotto oltre sessanta spettacoli tra cui la “Commedia degli Zanni” rappresentata con successo sui più importanti palcoscenici internazionali. Riconosciuta come uno dei centri di formazione professionale di riferimento nel Triveneto, ogni anno organizza corsi, dedicati ad appassionati e professionisti, su discipline quali recitazione, Commedia dell’Arte, dizione, storia del teatro, canto, tecnica dell’interpretazione. 

Lo spettacolo, in replica giovedì 2 giugno 2016 ore 18 , su prenotazione telefonica ai numeri 0410991967-335372889 , avogaria@gmail.com


Ufficio Stampa, Sabino Cirulli, Tel. 349/2165175

lunedì 9 maggio 2016

Yves Klein, una cascata cromatica





Klein é stato un punto di riferimento importante per lo sviluppo di varie tendenze: della pittura minimale, del concettualismo, per quello che riguarda in particolare il processo di materializzazione dell'arte, del coinvolgimento diretto dello spazio ambientale, dell'Arte Povera e dell'operazione artistica come evento e performance. Alla radice della sua utopia artistica, della sua eccitazione verso un'arte assoluta che superi ogni forma di condizionamento relativizzante, per raggiungere la massima libertà dello spirito e la purezza dell'essenza cosmica immateriale, c'é un profondo interesse per le dottrine esoteriche, la filosofia e l'alchimia. Distinguendo fra genio e talento, Yves Klein era in cerca di qualcosa che non fosse mai nato e morto, ma anteriore alla sensibilità stessa, un valore assoluto, il punto cruciale con cui spronare l'esistenza via dai soliti schemi immobili e sorpassati, quindi il valore della sua opera va ben al di lá delle suggestioni arcane, proponendosi come un radicale rinnovamento in relazione alle precedenti concezioni artistiche e come una straordinaria apertura mentale e materiale dell'arte alla vita e alla realtà. La monocromia può essere visto come un gesto duchampiano di disintegrazione delle istituzioni artistiche tradizionali, tra cui va annoverata la piacevolezza estetica della policromia, oltre che una azione tesa a razionalizzare la scienza della pittura, su di un percorso che da Seurat lungo Mondrian e Malevic approderà all'optical e alla nuova astrazione.

Rauschenberg: Combine paintings or Combine Objects






I combine paintings e i combine objects di Rauschenberg denunciano nel rapporto che vi si istituisce tra la composizione eteroclita delle opere e il già usato degli elementi della composizione stessa , quella collocazione del soggetto a valle dei flussi sociali e culturali. Rauschenberg andò incontro al mare della oggettività decaduta offrendo al peculiare potere di trascinamento verso il nulla, una controforza di sbarramento. Nei momenti più alti della sua carriera artistica combinatoria, l'incastro più forte sta fra gli oggetti degradati e la risposta del soggetto che accende in essi le potenzialità' feticistiche, come proiezioni della propria potenzialità. Alla valenza nulla del singolo oggetto adoperato, o della particolare immagine notissima, o di ciascuna forma già espressa, l'artista oppone la valenza massimale dell'opera combinata quasi l'autoritratto delle virtualità del soggetto assediato.

giovedì 5 maggio 2016

Antonioni e lo sviluppo cromatico del Mistero di Oberwald





Un film del grande maestro Michelangelo Antonioni che rappresenta un esercizio filosofico sul colore che riprodotto in maniera elettronica permetteva di affiancare tra di loro vari spazi diversamente sofisticati e perciò svincolati l'uno dall'altro.Qui riproponendo la tipologia ematico - atematico suggerita da Michel Chion parlando del suono, si può dire che l'esercizio del colore come linguaggio riesce a partorire due differenti informazioni. Quando il colore enfatizza la drammaturgia scenica abbiamo il primo caso, mentre quando c'e' un sovrapiú di informazioni sbarchiamo nella seconda delle ipotesi. Il linguaggio digitale é l'espressione del controllo e del comando dell'icona, sogno agognato da ogni forma artistica, ma il colore in qualsivoglia tipo di immagine può essere introdotto in uno spazio di profondità o superficie, prospettando nella prima situazione l'aumento della percezione dello spazio illusorio della narrazione e di conseguenza un grande effetto realistico oppure sviluppando la presenza del regista una dimensione enunciativa. Logico dedurre che il colore posto nello spazio di profondità frutti un effetto di naturale scorrimento del tempo altresì induce una sensazione di epoche', o sospensione, simile a quella di chi osserva un quadro

Rembrandt Bugatti, il ritratto in gabbia di Franzosini





Un romanzo insolito come la vita insolita raccontata. Non é nuovo a queste scelte Edgardo Franzosini, ex bancario che con l'ultimo suo libro  ci presenta un personaggio fuori da ogni schema. In "Questa vita tuttavia mi pesa molto", edito da Adelphi, protagonista é Rembrandt Bugatti, fratello del più celebre Ettore, costruttore di automobili. Rembrandt é uno scultore eccentrico nel mdo di vestire e nella scelta dei soggetti delle sue opere d'arte, solo animali ed infatti trascorre la sua vita negli zoo delle città che visita, da Parigi ad Anversa. Poi stanco di tutto cio'che lo circonda, annoiato e deluso dai comportamenti umani decide di suicidarsi. Un piccolo libro agevole, non più di 120 pagine,  dove lo sguardo dell'autore  come un entomologo indaga sulla quotidianità, sui piccoli gesti e nevrosi, cercando di ricostruire allo stesso tempo la Storia con la S maiuscola, siamo in un orizzonte temporale che abbraccia la Grande Guerra. Una narrativa piena di simboli e rimandi, che nell'apparente placidità della parola rivela quasi uno spirito apologetico.Un libro che é anche un inno all'indolenza, alla stanchezza di vivere in un mondo che sembra una immensa gabbia come quelle che affollano gli zoo che Rembrandt frequentava e dai cui forse non vale la pena neanche fuggire.

La societá trasparente di Gianni Vattimo





Le intuizioni geniali del passato ritornano accresciute e approfondite anche a distanza di anni. In questo brillante saggio il filosofo Gianni Vattimo ghermisce la teorizzazione di Benjamin sull'immagine filmica, anzi esperienza, per farne un inedito accostamento con il pensiero di Heidegger. Vattimo in una prospettiva che va ben al dilla delle frequenti banalizzazioni più o meno sociologizzanti dell'esperienza estetica, ha fatto risaltare le analogie che si possono stabilire tra l'esperienza dello shock di cui parla Benjamin e che va intesa come avventura del pericolo di perdere la vita e il tentativo dell'urto heideggeriano, cioè dell'oscillazione, dello smarrimento, dell'angoscia determinata dall'incontro con l'opera d'arte. Vattimo prende spunto da alcune considerazioni di Benjamin sullo shock come elemento costitutivo dell'esperienza filmica e sui vari correlati della percezione collettiva e distratta per documentare che l'esperienza dei media va integralmente ripensata in senso né positivo ne' negativo ma in senso costitutivo. E' a partire dal pericolo benjaminiano di perdere la vita che si é andata affermando una arte come dice il filosofo torinese "non più centrata sull'opera, ma sull'esperienza pensata peró in termini di variazioni minime e continue"


mercoledì 4 maggio 2016

LE CONVERGENZE FRA JOSEF ALBERS E LUDWIG WITTGENSTEIN





Certamente vi é una forte tangenza fra Albers e Wittgenstein. L'uno come artista che sperimenta, l'altro come filosofo che si interroga e teorizza, entrambi, ognuno per conto proprio, viaggiano al fianco di uno stesso enigma: l'analisi dell'esperienza e ancora più profondamente tra codici simbolici ed esperienza psichica. Wittgenstein rifiuta le sintesi teoriche e i grandi sistemi, Albers ricusa un catalogo generale del colore , una tabella del pittore perfetto e delle armonie possibili. La grammatica del colore diventa per ambedue il banco di prova per uno scardinamento continuo delle regole a favore di un procedimento empirico, vissuto momento per momento. "Quando tu realmente capisci che ogni colore "sostiene Albers, "e' mutato col cambiare delle circostanze, allora hai imparato anche rispetto alla vita quello che sai del colore". Ma aggiunge Wittgenstein " lo sai perche'giá ne possedevi un concetto, una sintassi".

Osservazioni sui colori o meglio una grammatica del vedere






Le Osservazioni sui colori scritte a un anno dalla morte, studiano la logica del vedere, ma da una privilegiata convinzione: la possibilità del vedere é nella plausibilità stessa della logica, determinare l'esistenza del fisico e le sue qualità' e' scoprire la possibilità logica delle parole che ribadiscono quella esistenza e quelle qualità. Non c'e'colore prima di almeno una eventualità logica di concordarlo.Il nero é opaco, profondo, non profondo, brillante, sporco, buio, pauroso o cosa? Il tema dei colori é sempre stato per Ludwig un laboratorio di ricerca  dove analizzare le connessioni tra logica ed esperienza, anche se l'opera scritta del filosofo viennese risale in definitiva a manoscritti composti negli ultimi due anni di vita. 

Ricerche filosofiche tra giochi linguistici





Ció da cui le Ricerche Filosofiche di Wittgenstein cercano di risanarci é proprio la nozione occidentale borghese di interiorità, di una vita inconscia così intima, impalpabile rarefatta da sottrarsi alle categorie ben incartate della nostra esistenza sociale.Il filosofo viennese aveva inteso l'insania che furoreggiava nel discorso filosofico, innanzitutto nella tradizione scettica; le sue idee si incunearono tramite Oxford e Cambridge e i dipartimenti americani suggestionando la sociologia, l'antropologia, la psicologia e tutte le specializzazioni della filosofia stessa. I suoi scritti erano sia sentenziosi che poetici. Vi é anche una esigenza soggettivo-etica arginata nel bisogno di chiarezza in ciò che potrebbe sembrare essere un piano arcano del discorso filosofico, ma di cui Ludwig era accorto ad ancorarne il valore. La filosofia della fase avanzata del pensiero di Wittgenstein si compone di osservazioni che hanno un carattere esemplare e indicativo. Queste osservazioni sono giochi linguistici dove si compiono essenzialmente due operazioni: richiamare alla memoria gli usi nei quali occorrono significati, concetti e azioni, oppure immaginare, fare immaginare spesso all'interlocutore - lettore fittizio, usi e giochi alternativi a quelli effettivamente impiegati nei quali di conseguenza significati, concetti e azioni modifichino la loro essenza.Wittgenstein ha individuato nel senso comune un codice per i comportamenti umani ch non ha presupposti o legittimazioni razionali ma che esprime il modo di operare infondato che appartiene all'elemento della nostra vita.

PIANO GABER. AL TEATRO A L'AVOGARIA DI VENEZIA LA STORIA DEL SIGNOR G.



Storia e leggenda del Signor G al Teatro a l'Avogaria. Si terrá sabato 14 maggio 2016, ore 21.00,  nello storico teatro veneziano (Dorsoduto 1607) "Piano Gaber", spettacolo realizzato dalla compagnia Overdream e tratto dal Teatro Canzone di Giorgio Gaber e Sandro Luporini con Giorgia Biancardi, Giorgia Dalle Ore e Tiziano Falasco, la regia di Laura Cossutta e le luci di Stefano Fiorenzato con la fonica Corinna Venturini Come dicono gli stessi attori che lo mettono in scena  con Gaber si piange, si ride, si riflette, ci si incazza, ci si innamora. Lo straordinario cantautore milanese ci parla con forza oggi, come quarant'anni fa, grazie alla sua profonda capacitá di osservare e raccontare l'uomo. Nei brani, nelle canzoni, attraverso i dialoghi e d i monologhi vivono le storie comuni ed uniche della gente catturate nella loro quotidianità. Uno spettacolo che invita gli spettatori a pensare con leggerezza, a sorridere, ma soprattutto a riscoprire o coltivare l'appassionato ascolto del Signor G. uno degli chansonnier del novecento più amati dal grande pubblico.

L’Associazione Teatro a l’Avogaria, nasce nel 1969 dalla passione e dalla tenacia di Giovanni Poli, già fondatore del Teatro Universitario Cà Foscari di Venezia, e dagli esordi si pone come laboratorio di ricerca che coniuga un metodo d’improvvisazione teatrale tra la Commedia dell’Arte e le Teorie dell’Avanguardia. In più di quarant’anni di attività ha prodotto oltre sessanta spettacoli tra cui la “Commedia degli Zanni” rappresentata con successo sui più importanti palcoscenici internazionali. Riconosciuta come uno dei centri di formazione professionale di riferimento nel Triveneto, ogni anno organizza corsi, dedicati ad appassionati e professionisti, su discipline quali recitazione, Commedia dell’Arte, dizione, storia del teatro, canto, tecnica dell’interpretazione. 
 
Gli spettacoli, tutti alle ore 21.00, su prenotazione telefonica ai numeri 0410991967-335372889 , avogaria@gmail.com     


Info Ufficio Stampa - Tel.349/2165175

Lunga Gloria ai Them







Gloria. Questo brano é stata la fortuna ma anche la condanna di un gruppo leggendario dei sixties di cui ingiustamente si sottovaluta l'importanza nella storia del rock. Un Bellissimo cofanetto della Sony, rende giustizia ai Them, band in cui militó anche il mitico Van Morrison agli esordi della sua carriera. Questa é l'occasione per ascoltare non solo del sanguigno rock'n'roll ma anche un esplosivo cocktail di soul, garage e beat che rende bene l'idea del fermento musicale dell'epoca. Indimenticabili le esecuzioni di Mystic Eyes e Don't look back per una collezione quasi completa del repertorio di una band che aprí la strada a tanti gruppi poi diventati celebri. Un torrente in piena.

Ludwig Wittgenstein: Su ciò' di cui non si può' parlare, si deve tacere".





Wittgenstein. Il suo tragitto teorico e la sua vita, danno luogo a uno dei momenti più salienti e rimarchevoli di tutta la cultura filosofica  e non, del '900, reputando che é stato di sicuro il principale ispiratore di due fra le più importanti tendenze filosofiche del secolo scorso: il neo empirismo, o positivismo logico , da una parte e la filosofia analitica dall'altra. Intelletto ed esistenza, teoria e pragmatica, vanno come spesso si verifica, ad attorcigliarsi con vigore, ma non solo nel senso di una traduzione immediata dell'esperienza nel pensiero e viceversa, quanto nella fattura paradossale di un evento del pensare e di un riflettere su quell'esperienza che recuperano nel linguaggio la forma del loro sincronismo. Più di una volta Ludwig diffidava di potere essere meglio compreso in avvenire, sostenendo che avvertiva di scrivere per persone che avrebbero meditato con un metodo del tutto differente e respirato un clima altro da quello dei suoi contemporanei, e al contrario era risolutamente persuaso che nessuno dei suoi allievi avrebbe mai potuto scervellarsi su qualcosa a cui lui non avesse ancora pensato, meramente, perché  aveva perlustrato innumerevoli volte quelle stesse curve e svolte del ragionamento, in ciò dichiarando romanticamente la grandezza del proprio tormentato ego, in  queste vesti da sacerdote socratico - maieutica.Nel pensieri di Wittgenstein l'atmosfera mistica del silenzio e la sua applicazione alla norma etica occupano un posto di capitale rilevanza. Una segretezza carica di significato. Un tacere che formula l'indicibile:Dio.Quel Deus absconditus che non ostenta il suo volto e la sua dottrina di cui, come dice il filosofo stesso, "Su ciò' di cui non si può' parlare, si deve tacere".  

Il genio criminale di Woody Allen







Il capolavoro degli esordi. Woody Allen con "Prendi i soldi e scappa" irrompe nel cinema americano di fine sessanta ed inizio seventies con la sua irriverente comicità che traduce alla perfezione tic, nevrosi psicoanalitiche e tensioni politiche e sociali di quel decennio, inglobando ansie e pulsioni da contestazione giovanile. Uno humour intriso di snobismo con velate, ma non troppo, sfumature intellettuali che in alcuni casi si traducono visivamente nella resa delle sue celebri freddure. In questa pellicola si seguono le (dis) avventure di Virgil che fin dalla tenera età decide con scarsissimi e goffi risultati di darsi al crimine porsi fuori dalla legge. E nonostante l'amore ricambiato di una avvenente donna non può sfuggire al suo destino. A distanza di quarant'anni non si smette ancora di ridere, basti pensare ad alcune sequenze famose, dalla pistola di sapone ch esorto la pioggia si scioglie in una bolla alla banca rapinata in contemporanea da due batterie di ladri. Per ridere di gusto in un film con uno straordinario equilibrio fra umorismo verbale e ironia visiva.

" TRE COMICI DISCRETAMENTE DIVERTENTI": AL TEATRO A L'AVOGARIA DI VENEZIA L'IRONIA RIGOROSAMENTE VIETATA AI MINORI E SENZA PELI SULLA LINGUA





Dopo il sold out del primo appuntamento ritorna la comicità più irriverente e rigorosamente vietata ai minori al Teatro a l'Avogaria di Venezia (Dorsoduro 1607, Corte Zappa). Martedí 10 maggio 2016, ore 21.00,   saranno in scena tre stand up comedian che vivono a Roma:   Francesco Frascà, Stefano Rapone e Daniele Tinti con "Tre comici discretamente divertenti". Già apparsi in entrambe le edizioni del programma "Natural Born Comedians" su Comedy Central, si alterneranno sul palco portando un monologo ciascuno, ognuno con uno stile diverso.Francesco Frascà è un comico osservazionale, che spesso si concentra sui problemi di vita quotidiana e sulle interazioni sociali che ha o è costretto ad avere con la gente.Stefano Rapone si distingue per una comicità monotono, quasi depressiva, che si scontra invece con la violenza delle critiche che il comico rivolge verso se stesso e verso il mondo.Daniele Tinti fa stand up comedy per mettere ordine ai pensieri che gli girano per la testa. Sfrutta i suoi monologhi autoironici per lanciare qualche frecciata alle stranezze del mondo che lo circonda. Uno show irriverente senza peli sulla lingua, pronto a beffeggiare ogni tabù e il pubblico, ridicolizzando i luoghi comuni e il politically correct.

A fare gli onori di casa della rassegna, con la sua comicità aggressiva e irriverente, sarà il veneziano   Nicolò Falcone, coadiuvato da Maddalena Pugliese il quale porterà sul palco il punto di vista del ragazzetto viziato a cui la vita e la famiglia non hanno fatto mancare nulla. 

La stand up comedy e'un genere di commedia dove l'artista interpreta dei monologhi in modo corrosivo all'insegna del politicamente scorretto dove si distruggono i luoghi comuni per infrangere le sicurezze dell'essere umano, una comicità non per tutti con un linguaggio diretto e talvolta offensivo che va senza preamboli alla pancia delle persone. Una commedia dove l'attore in primis fa ridere di se' per poi passare ad attaccare gli altri, nello specifico le certezze dello spettatore.


L’Associazione Teatro a l’Avogaria, nasce nel 1969 dalla passione e dalla tenacia di Giovanni Poli, già fondatore del Teatro Universitario Cà Foscari di Venezia, e dagli esordi si pone come laboratorio di ricerca che coniuga un metodo d’improvvisazione teatrale tra la Commedia dell’Arte e le Teorie dell’Avanguardia. In più di quarant’anni di attività ha prodotto oltre sessanta spettacoli tra cui la “Commedia degli Zanni” rappresentata con successo sui più importanti palcoscenici internazionali. Riconosciuta come uno dei centri di formazione professionale di riferimento nel Triveneto, ogni anno organizza corsi, dedicati ad appassionati e professionisti, su discipline quali recitazione, Commedia dell’Arte, dizione, storia del teatro, canto, tecnica dell’interpretazione. 
 
Gli spettacoli, tutti alle ore 21.00, su prenotazione telefonica ai numeri 0410991967-335372889 , avogaria@gmail.com     

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