giovedì 30 giugno 2011

CLOCK DVA, Hacker della coscienza


A metà degli anni’80 irrompe sulla scena underground inglese un gruppo che scuote la coscienza pretecnologica di quella generazione. Il suo nome è Clock DVA, il suo profeta ADI Newton. S eil primo lavoro Thirst, è ancora un tentavio ben riuscito, ma grezzo di inglobare la tecnologia e l’incubo della sperimentazione cibernetica nel punk è con Advantage che nel 1983 si raggiunge la sacralità del capolavoro. Un mondo freddo e robotico, dominato da pulsioni viscerali oscure e sordide, che cala una cappa di gelo esistenziale e fisico sulle figure che popolano il suo universo, i perdenti e i reietti. Ad un tappeto sonoro costellato di fiammate di jazz algido e funky destrutturato si sovrappone la voce del gigantescoe carismatico cantante che squarcia dal profondo delle tenebre lpscurità elettronica. Mi ricordo di aver assistito ad un loro concerto a Padova… un’esperienza mistica. Finalmente un gruppo che ante litteram parlava di scenari ipertecnologici riusciva a destare le coscienze spente del pubblico. Ancora oggi vado alla ricerca del suono ipnotico, ossessivo e digitale di quel terrorista hacker di ADI Newton, ma invano. Quella fantascienza e i suoi incubi che solo un superficiale definirebbe cyberpunk, quando altro non è che la cosceinza dell’uomo europeo attonito ed atterrito nei confronti del nuovo millennio e di un futuro incerto. Pura algebra del male.

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