Uno dei capolavori del poliziesco all’italiana che anticipa alcune tematiche riprese dal leggendario Una 44 magnum per l’ispettore Callaghan, e consacra alla storia il decennio dei settanta all’insegna di un cupo pessimismo, fatto di servizi segreti deviati, giustizia fai da te, intransigenza politica.
Su tutto la violenza quale sola chiave di lettura della realtà e dei rapporti umani.
Nel 1972 Steno ( Stefano Vanzina) firma con “La polizia ringrazia” una pellicola tesa e nervosa che indaga sull’ambiguo rapporto tra un intransigente commissario di polizia, interpretato da un monumentale Enrico Maria Salerno, qui ai vertici della sua carriera, ed una misteriosa squadra anticrimine eversiva guidata da un insospettabile ex questore che arruola giovani virgulti destrorsi. Il commissario si trova a lottare ogni giorno con leggi sempre più a favore dei criminali e con il senso giustizialista di alcune fasce della società.
Sullo sfondo, come un’immensa ragnatela che lo stringe progressivamente nelle sue maglie una Roma livida e crepuscolare, dove pullula una criminalità fatta non solo di grandi delinqeuenti, ma in special modo di puttane, magnaccia, tossici senza speranza, scippatori. Una violenza che alla fine trionfa, spegnendo la velleitaria sete di giustizia, o meglio del rispetto della stessa e delle sue leggi, di un Salerno trafitto da una gragnola di colpi , vittima sacrificale di un glaciale plotone di esecuzione.
A livello sociologico questo film fa da apripista a tante considerazioni sulla correità di alcuni settori della nostra società nell’aumentare la criminalità, e soprattutto su un angosciante dibattito. Chi controlla i controllori? Siamo in anni in cui forte si faceva la cultura del sospetto, del dubbio di essere manovrati dallo Stato contro di esso, o meglio contro alcune frange. Nonostante il pessimismo di fondo, senza redenzione, il film fu un blockbuster dell’epoca per i botteghini nazionali, complice anche una memorabile colonna sonora firmata da Stelvio Cipriani.
Qualche intellettuale chic all’epoca disprezzò molto i gusti e le scelte degli italiani, ma visti oggi, questi film, rispetto alle fiction ed alle pellicole buoniste e terzomondiste di tanto cinema italiano gridano vendetta.
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