Ogni tanto mi trovo a riflettere sul tema della provenienza geografica degli artisti. Sono sicuro che se alcuni registi, attori, musicisti fossero nati negli USA oggi verrebbero ricordati con la giusta enfasi e con il merito appropriato.
Tra questi, almeno rovistando nel campo del cinema underground o di serie B, ci metto lo straordinario Mario Bava, maestro assoluto ed indiscusso dell'horror nostrano. Fin dall'esordio, con La maschera del demonio, passando per I tre volti della paura ed Operazione Paura, Bava ha mostrato le stimmate del genio, dando un marchio inconfondibile, una cifra stilistica unica ad ogni suo lavoro. Ed in questo una parte del merito va ascritto anche alla sua musa, Barbara Steele, icona insuperata. La sua produzione, oltre ad essere stata fonte di ispirazione per la coeva factory di Corman ha per un trentennio segnato non solo il nostro immaginario , ma in special modo quello di registi americani che sarebbero diventati leggende nel cinema di genere.
Penso a Dante, Burton, il mitico Quentin Tarantino, ma in un filone mainstream anche ad un nome orrorifico quale Landis. La morbosità a tratti surreale e velatamente sotterranea di alcuni thriller del calibro de La ragazza che sapeva troppo in una Roma da brivido, o dei suoi classici Sei donne per l'Assassino o Cinque bambole per la luna d'agosto sono stupefacenti per l'epoca. l'intreccio fra poliziesco, spy story e soprannaturale lanciato da Bava diventerà uno dei temi dominanti di tanta produzione indipendente dei seventies. Quello che all'epoca , critici politicizzati ed offuscati da letture post sessantottenne indicavano in kitsch, in realtà sono una letture iperrealista e quasi pop della realtà, la riflessione per immagini su una società sempre più dominata dalla mercificazione iconica. Ancora oggi Mario Bava rimane un maestro, forse di Serie B, di un cinema di genere, ma pur sempre un maestro.
E se oggi il thriller, l'horror italiano e forse americano hanno seguito certe strade, magari un pó di gloria va tributata anche a lui. Riguardiamo dunque senza alcun pregiudizio i suoi lavori, e facciamo pure un sincero mea culpa di come spesso l'esterofilia oltre che una moda,risulta una insulsa perversione.
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