Ogni tanto capita di acquistare un libro che si rivela essere totalmente inadeguato rispetto all'argomento affrontato. Lo si fa sull'onda emotiva di un tema che ha una particolare forza di suggestione nei nostri confronti. Una copertina accattivante, una citazione civetta e l'apparenza di essere il volume decisivo per chiudere una storia contorta e nebulosa fanno il resto. E'il caso de "Lo sciacallo. La vera storia di Carlos"a cura di Marco M. marsali per Termidoro edizioni. Dopo dieci pagine viene voglia di riciclre il libro nella differenziata. Una occasione mancata. L'opportunitá di approfondire con una intervista la vita di Ilic Ramirez Sanchez é risultata un bluff. Un minestrone di luoghi comuni banali, triti e ritriti, degni delle convention no global da maturandi che protestano per il gusto di saltare un compito in classe. Carlos parla a ruota libera definendosi un Cristo salito sulla croce vittima di un complotto sionista e mondialista. Senza analizzare le ragioni che hanno condotto quest'uomo a diventare un trentennio prima di Bin Laden il pericolo numero uno. Siamo anni luce dal lavoro di Yallop, piuttosto viriamo sul terreno melmoso delle fiction televisive. Non é certo facile intervistare personaggi complessi e per certi versi diabolici. Si rischia di banalizzare il male. Ed il confine fra eroi e vittime diventa davvero molto flebile.
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