Quell'aspetto da bravo ragazzo, lungi dall'incarnare il paradigma dell'artista jazzista maledetto fa di Bill Evans uno dei più straordinari interpreti del pianoforte di ogni tempo, tale da incantare perfino Miles Davis che insieme comporrà alcune fra le più belle pagine della storia musicale di questo genere. Naturalmente il driver per leggere la raffinata classe di Bill é il suo leggendario trio con Scott LaFaro al basso e Paul Motian alla batteria. Intimismo e lirismo, classe e compostezza, fanno di questo trio, dotato peraltro di una superba tecnica uno dei più grandi ogni epoca. Evans non é ascrivibile a nessun genere musicale se non forse a se stesso, ad un modus operandi irriducibile a qualsiasi costrizione di genere. In Explorations si ha una summa della sua arte e di sicuro Israel e Nardis sono le interpretazioni di punta di questo bellissimo album del 1961. Su tutto aleggia un appunta di nostalgica tristezza, quasi una malinconia da consumato dandy che emerge in modo prepotente in "How deep is the Ocean". Un disco da inserire senza indugi nella discoteca ideale, non solo dei jazzofili
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