Se penso al Siracusa Tango Festival mi sento travolto dalle emozioni, dai ricordi, dalla passione evocativa che coniuga il fascino del tango alla suggestione dell’Ortigia, ai profumi del mare e della Mediterraneità.
Sono già trascorse cinque edizioni per quello che, non solo io, considero uno degli eventi di riferimento nel panorama tanguero mondiale, e ciò nonostante ogni anno le sorprese non mancano, così come aumenta il numero degli aficionados. Vuol dire che gli organizzatori hanno lavorato bene, vuol dire che il pubblico conferma la bontà delle loro scelte, vuol dire che il calore della Sicilia, umanamente parlando, è davvero irresistibile. La milonga Zen ed il Castello Maniace sprigionano una potenza elettrizzante in grado di sciogliere perfino il tanguero più timido e scatenare l’irresistibile voglia di ballare e socializzare che è alla base del tango, per definizione appunto ballo sociale.
Il percorso artistico, didattico ed umano di Claudio e Barbara è straordinario, ormai sono al top a livello europeo e se lo sono vuol dire che la loro carriera è a prova di bluff. Serietà e tenacia abbinate a qualità e talento artistici hanno dato i loro frutti. Così come fondamentale è l’apporto di Fausto. Il suo contagioso “potere” aggregante indubbiamente caratterizza l’evento aumentando il tasso di internazionalità ed elevando il livello tanguero.
Ma il fenomeno Siracusa è ancora una volta la prova provata che se un Festival si avvale di un grande cast artistico e di una ottima organizzazione, oltre che di location splendide è destinato ad essere un successo. Le tre coppie di maestri hanno coperto un ampio spettro degli stili tangueri. Il Pajaro e Belen con la loro grande carica ritmica ed istrionica, Mario e Anabella, una seducente densità del movimento, Sebastian e Mariana, imperiali nella loro esecuzione di tango come arte assoluta. Sabato sera inoltre l’Ensemble Hyperion con le sue sublimi note ha trascinato in pista una folla indemoniata pronta a consumare la notte ed ogni stilla di sudore.
Ma ritengo che l’immagine più straordinaria sia quella del pubblico di Siracusa. Ogni anno puntuale, come un antico rituale che si nutre di arcani segreti, si scatena l’epifania del miracolo tanguero. 1400 persone che condividono non per un istante ma per ben dieci ore, le stesse sensazioni, la stessa musica, la magia di un ballo, di un’esperienza dove si cerca di ritrovare nel proprio partner del momento la medesima quota che si decide di abbandonare in un tango. Dalla consolle cerco di intuire i meccanismi di questa magia, ma è inutile…prende il sopravvento lo sguardo trasognato delle tanguere che si abbandonano in un romantico Canaro, o l’estasi ritmica di D’Arienzo, o il graduale scivolare della notte nella struggente alba dell’Ortigia. Il Castello Maniace è davvero un tempio emozionale del tango e credo che questa location sia da parte di Claudio un grande omaggio al popolo del Siracusa Tango Festival.
Naturalmente il web è invaso da video e fotografie che cercano di effigiare i ricordi e le sensazioni dell’evento. Ma i ricordi e le sensazioni più profonde credo rimangano dentro di noi, custodite nello scrigno della memoria. A prova della scalfittura del tempo. Ogni anno Siracusa rappresenta almeno per me un momento di intensa convivialità, dove ritrovare vecchi amici, parlare e cazzeggiare nel cuore della notte, godere intensamente del profumo delle zagare, del calore straordinario dei siciliani.
Ma quando vedo una pista piena alle otto del mattino con sguardi ancora desiderosi dell’ultima tanda comprendo il perché del successo di questa manifestazione. Al Siracusa Tango Festival ognuno è protagonista dell’evento perché comprende di aver partecipato con la propria tensione emotiva al groove della notte, a rendere indimenticabile e unica questa kermesse.
Spesso si dice in un tango la vita… ma forse se al Siracusa Tango Festival balliamo tutta la notte senza fermarci vuol dire che cerchiamo l’immortalità, tangueramente parlando.