mercoledì 10 ottobre 2012
LaRos:Penso il mio lavoro debba essere quello: un equilibrio puntiforme tra quello che desidero far ballare io e quello che vogliono ballare loro. Sbagli di un millimetro e il patto di fiducia cade. La serata fallisce
Passionale e travolgente. Attenta a soddisfare i gusti di tutti i presenti in milonga, dai professionisti agli appassionati. Con un tocco squisitamente personale e poetico. La Ros, talento richiesto sulle consolle di tutta Europa, ci rivela in questa chiacchierata il suo rapporto unico con l’universo tango. E non possiamo che rimanere affascinati…
I tuoi inizi. Presumo come tutti che il tuo primo approccio sia stato con la pista. Cosa ti ha spinto a fare il salto in consolle? Una scelta ponderata o é stato frutto della casualità?
Decisamente casuale. L'associazione di cui facevo parte non poteva permettersi dj a pagamento tutte le settimane. Avevo all'epoca una discografia minima e abbiamo provato… la cosa ha funzionato e ha divertito me e le persone che frequentavano la nostra milonga. Ho cominciato facendo ballare quattro amici, poi ballerini delle città vicine, poi ho 'sproviciato'… e dopo circa un anno o due è diventata una cosa 'seria', un'attività che occupa gran parte del mio tempo.
Ai tuoi esordi quali erano i gusti dei tangheri? Ci sono differenze significative con la scena attuale?
Io ho iniziato nel 2007, non troppo tempo fa per cogliere cambiamenti epocali. Era comunque il boom dell'elettronico, i tanghi cantati erano visti quasi come disturbanti l'intimità di un abbraccio, c'era un netto sbilanciamente verso lo strumentale. E una milonga era una bella milonga solo se passava Pugliese. Quello che mi sembra più eclatante rispetto ad anni fa è una enorme crescita da parte dei ballerini sul piano della cultura musicale. Non tutti certo, ma molti di loro sanno costa stanno ballando, e sanno cosa amano e cosa no.
Ricordi la tua prima serata in consolle?
Sinceramente no. Sono partita talmente in sordina da non rendermi conto di quello che mi stava accadendo.
Dalla difficoltà della ricerca dei brani su cd spesso masterizzati, all'esplosione del web , e la conseguente relativa facilitá nel reperire la musica. Secondo te questo cambiamento epocale ha cambiato il modo di lavorare del DJ?
Ha di sicuro facilitato la fase della ricerca. Ma il mestiere non è tutto lì. Non si tratta né di 'cosa' né di 'quanto'. E' decisamente spostato altrove: sul COME si usa il repertorio musicale che si ha a disposizione. Ho sempre sognato di organizzare una serata dove a diversi dj si mette a disposizione lo stesso archivio a cui attingere… sono sicura che ognuno costruirebbe una SUA serata. Se qualcuno avesse voglia di provare faccia un fischio .
Quando costruisci mentalmente la tua serata? Molto tempo prima, durante il viaggio per arrivare in milonga, oppure improvvisi attimo per attimo?
Non preparo mai una serata, semmai fisso due o tre tande iniziali di avanscoperta della pista e qualche brano che voglio proporre in ogni caso. Quello che accade per il resto del tempo è una storia tra me e la milonga… magia, incomprensione, sfida. E' un dialogo che si costruisce e si risolve al momento, tra intuizioni ed errori. Per questo non contemplo mai l'ipotesi di allontanarmi dalla consolle, se non per la pipì, mi spiace per quanti vengono ad invitarmi e mi trovano con gli anfibi ai piedi . La mia preparazione alla serata non consiste nella costruzione di tande prefabbricate. A casa durante la settimana faccio ricerca e studio discografie. Durante la trasferta invece mi faccio accompagnare dall'ipod, spesso in modalità 'shuffle' in modo che i brani mi colgano impreparata (così come accade ai ballerini in pista)… trovo sia il solo modo di misurarne la reale poetica e la reale forza musicale… a parte ballarmeli in salotto col mio compagno.
Ti é mai capitato di annoiarti durante una serata, di aver compreso tardivamente che forse quella milonga non riusciva a darti le giuste motivazioni e non vedevi l'ora di finire?
Altrochè! Sono tante le serate che non funzionano per un motivo o per l'altro. Mancanza di energia, mancanza di atmosfera, mancanza di empatia tra me e la pista… Purtroppo non serve aspettare la fine della serata per capirlo. Il dramma è chiaro dal principio. Quando accade sento sempre di aver perso una occasione, e mi maledico per non essermene andata al cinema quella sera.
Accetti sempre tutto quello che ti propongono o cerchi di fare una selezione preferendo location affascinanti e serate con amici?
I primi anni accettavo di tutto, onorata ed anche piuttosto stupita che la scelta potesse ricadere su di me. Io ci credevo ma… mi risultava strano ci credessero loro Ora che il calendario è piuttosto pieno mi permetto di scegliere. Non tanto il grande evento. E nemmeno il posto fico. Non è quella la discriminante. Sono le atmosfere e le persone ad interessarmi. Mi piace andare là dove penso ci possa essere più scambio e più intesa.
Come definiresti il tuo stile? Si é evoluto nel tempo ? Ed in quale direzione? Cosa può influenzarti in una serata, il pubblico, i ballerini, l'acustica della location, la durata della tua performance…
Sicuramente nel tempo sono cambiata. Quando mi metto a riascoltare vecchie programmazioni mi vergogno enormemente. Complice l'ingenuità, la mancanza di un archivio musicale ricco, l'assenza di esperienza. Mi sembra ora di saper creare serate più articolare e di poter venire incontro meglio alle esigenze diversificate della pista, che è un organismo molto meno compatto di quello che si crede. Non c'è calcolo della MEDIA che tenga. I ballerini van seguiti uno ad uno. O almeno ci devi provare. Non ho idea di quale sia il mio stile, davvero. Qualcuno dice che forzo troppo la mano sul 'ritmo'. E questa tutto sommato mi piace come descrizione. Qualcuno dice che sono 'rassicurante'… e invece a me la parola rassicurante non è mai piaciuta! Mi sa di una che a letto (/in consolle) non ci sa fare . Di una serata mi influenza tutto. Luci, acustica, livello di ballo… L'empatia è un lavoraccio
Spesso capita in alcuni eventi di condividere la serata con un/a collega. Preferisci lavorare generalmente da solo, o se in coppia con chi hai feeling? Oppure, ami il brivido di sperimentare con un collega mai ascoltato fino ad allora?
Io sono una eterna scontenta della propria prestazione. Dopo ogni serata mi riascolto per tutto il viaggio di ritorno la proposta musicale fatta, analizzandola nei minimi dettagli. A volte anche la cortina scelta male mi infastidisce. Una con questa sindrome dovrebbe lavorare da sola e non rompere i coglioni a nessuno invece mi capita spesso di lavorare in duo. Lo trovo un esercizio di stile molto interessante. Da una parte soffro la mancanza di controllo pieno sulla serata, dall'altra giocare a 'completarsi' può creare serate irripetibili. Non è necessario che gli altri dj mi assomiglino per accettare di dividere la consolle, anzi le diversità mi attraggono. Ma devo di certo averli ascoltati e stimati. I duetti meglio riusciti: quelli con Roberto Zambelloni (con cui sono musicalmente cresciuta), Miss Valeria Norcia (che trovo una dj esplosiva), e l'avventura di TANGOFRIENDS dove i dj in gioco sono 4 (io, Roberto, Radu Tanasescu e Max Plomero) ed è inspiegabile come si diventi un sol uomo ogni anno ormai da 4 anni a questa parte.
Se qualcuno ti chiede il nome di una traccia gliela dici, magari consigliando il cd dove é inclusa, oppure lo inviti ad avventurarsi in una faticosa ricerca?
Lo condivido. Magari non sempre volentieri, ma non ho mai rifiutato informazioni a ballerini o dj. Come ti dicevo, non è tanto il brano in sé a fare la differenza, ma come e quando lo usi. Quindi anche nella condivisione credo che nessuno porti mai via niente a nessuno.Ma spezzo una lancia a favore di chi i brani non li consegna facilmente… offrono un grande servizio a chi il dj lo vuole fare seriamente. Non c'è esperienza più arricchente della 'ricerca faticosa'… le cose più interessanti le ho trovate cercando altro. Il tempo speso non è mai sprecato né infruttuoso.
Il pubblico ti molesta in consolle con richieste assurde. Cerchi di accontentarlo oppure fai capire chiaramente che non sei un jukebox?
Accade spesso. E in genere chi lo fa non balla da tanto. Non ha ben capito il ruolo del dj, il suo enorme lavoro di progettazione, e non ha uno sguardo d'insieme sulla programmazione della serata… per cui la serata è bella se passa il suo brano preferito, brutta - senza appello - se la sua canzone del cuore non se la balla. Di fronte a tanta inesperienza porto pazienza, mi dico che cresceranno. Sono gentile ma non li accontento. Mi ricorderò sempre una serata a Milano… per gentilezza avevo fatto una mezza promessa che poi non ho mantenuto. Beh a fine serata il tipo è venuto a mandarmi a ca**re son rimasta malissimo. A volte capita invece che le richieste diano ottimi spunti di lavoro, arrivano da persone attendibili, da buoni ballerini, o colleghi presenti alle serate. Allora se nella tessitura della serata ci sta perché no! La richiesta esaudita sprigiona una certa energia, e questa energia non può che far bene alla pista. Negli anni mi son fatta una certa conoscenza di cosa piace a chi, specie tra gli amici. Tante volte nemmeno serve che vengano a chiedere. Sanno che una dedica per loro arriva. Una piccola attenzione. Un regalo per essere lì ad ascoltarmi. Un premio per essere rimasti in balia della mia proposta musicale per tutto il resto della serata. Penso il mio lavoro debba essere quello: un equilibrio puntiforme tra quello che desidero far ballare io e quello che vogliono ballare loro. Sbagli di un millimetro e il patto di fiducia cade. La serata fallisce.
Ti piace ballare ed ascoltare i tuoi colleghi, gustare le selezioni altrui e stili differenti dalle tue esecuzioni?
Assolutamente si! Insieme allo studio personale è la miglior palestra si possa fare!!!!!!!!! Mi spiace solo che anche in quei contesti prevalga più la dj della ballerina. Vorrei rilassarmi di più. Ballare come facevo anni fa. Con meno pippe.
Ritieni che il modo di musicalizzare sia differente per macroaree geografiche ? Argentina, Nord Europa, Est Europa, Mediterraneo… o tutto il mondo é paese?
Ho fatto poche esperienze all'estero, non so risponderti. Richiedimelo quando divento grande
Ti piacerebbe avere un locale solo per te, arredarlo con l'impianto adeguato ai tuoi desideri, cercare di creare un'onda che ti soddisfi oltre a suonare quando ne hai voglia e creare un calendario di eventi a misura dei tuoi gusti?
Sinceramente no. Dopo aver lavorato tanti anni con VogliadiTango, una associazione di Parma, e nonostante sia stata una esperienza incredibilmente felice, sono consapevole che la parte organizzativa mi ruberebbe troppe energie, tutto a discapito della musica. Meglio fare una sola cosa per volta, fatta bene. O l'organizzatore o il dj.
Le classiche domande a bruciapelo, vietato non rispondere:
Tre orchestre che non possono mancare in una serata.
D'arienzo, Di Sarli, Biagi
Le tue tre orchestre preferite, che possono essere anche diverse dalle precedenti.
D'arienzo, Fresedo, Canaro.
Suggerisci una tanda di tango strumentale, una tanda di tango con cantante, una di vals ed una di milonga
strumentale: yapeyu, indipendencia, el puntazo, pof pof (D'ARIENZO)
cantata: vuelves, no me pregunten porque, beso brujos, sueno azul (FRESEDO/RAY)
vals: prisionero, dichas que vivi, viejo porton (BIAGI)
milonga: que tiempo aquel, saca chispas, arrabalera (LOMUTO/DE CARO/CANARO)
Quali sono le tre orchestre o cantanti che non sopporti?
Hector Varela
le donne cantor in generale
Racciatti/Miranda in particolare
Quale é l'orchestra più sottovalutata dal grande pubblico e quale la più sopravvalutata?
sottovalutata: fresedo (per fortuna rispolverata dopo l'esplosione di 'buscandote')
sopravvalutata: varela
Le tue tre serate top ( a giudizio tuo ovviamente…)
ho sempre il dubbio che il proprio giudizio non corrisponda col giudizio della pista. andrebbe chiesto ai ballerini. io diverse volte mi sono sentita in pace con me stessa...
Siamo meno seri: i dj rimorchiano ? Quante storie hai avuto con i tuoi colleghi?
io nel tango ci sono entrata da 'impegnata' quindi nessuna storia con nessuno, anche se trovo molti colleghi estremamente sexy. e si, si rimorchia un botto si e quando non si rimorchia in quel senso 'lì', si rimorchiano tande ultraterrene che da semplice ballerina non mi sarebbero mai state accordate
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