domenica 18 marzo 2012

Sonatine...ieratico Kitano


Adoro Beat Takeshi Kitano ed il particolare il suo Sonatine. La storia di un uomo che va inevitabilmente incontro ad un destino fatale, senza paura ma con una stoica rassegnazione, è affascinante quanto basta per far emergere la poetica di questo autore. Filo conduttore di questa amara e disincantata parabola sull’ impossibilità di cambiare la propria esistenza, se macchiata dall’onta del crimine e dalle stimmate della violenza, è lo status dello Yakuza. Più che un uomo un mondo con i suoi codici e le sue ineluttabili regole. Esortato dal suo capo a compiere un’ultima missione sull’isola di Okinawa per appendere le pellicole al chiodo, si rende con il passare del tempo di essere scivolato in una trappola senza scampo. Vede man mano morire gli uomini della sua batteria e si innamora di una donna vittima di uno stupro. Sopravvissuto ad un agguato si rifugia con i suoi uomini in una casa su una spiaggia attendendo con la stoicità del samurai il compiersi del fato. Un film di una bellezza ammaliante nella purezza e nel rigore neoclassico delle immagine con alcuni topoi meravigliosamente svelati, fra cui il mare e l’acqua. Un male dove la violenza è quasi sublimata dall’ascetismo del protagonista. Tra comicità e tragedia, Kitano con un tocco magistrale ci rivela che la vita non è altro che lo scorrere delle lancette nell’ attesa della morte. E per grazia di Dio non ci sono fronzoli e deplorevoli tentativi di pietas.

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