Un bellissimo album che fa il punto sull’evoluzione della black
music negli ultimi anni. Sontuoso, cool e pieno di derive metropolitane. Il
filo conduttore è la soul music rivisitata in chiave contemporanea, non solo
oscurità ma rotondità della voce che duetta con il pianoforte ad inseguire
melodie sfumate. Ogni tanto una spruzzata di drum ‘n’ bass ma molto misurato a
rendere ancora più godibile il risultato . Se l’hip hop sembra essersi
sterilizzato è dall’R’n’n b o dal nu soul che provengono gli spunti più
interessanti. Da brivido è la riproposizione di un classico coltraniano quale
Afro – Blue con la meravigliosa voce di Erykah Badu. Un disco che infiamma con
il suo groove controllato. Robert Glasper, segnatevi di brutto questo nome
sabato 30 gennaio 2016
venerdì 29 gennaio 2016
JOSE JAMES – NO BEGINNING NO END
Black music di
altissima classe da Minneapolis con Jose James. Siamo dalle parti di Glasper e
del suo nu jazz soul contaminato di r’n’b e spruzzatine hip hop. La ricerca
filologica dell’artista si muove su un binario di eleganza ricercata dove il
groove si sposa con la seduzione del basso funky. È questa la musica da club
del nuovo millennio non c’è ombra di dubbio.
lunedì 25 gennaio 2016
Chandler, Marlowe e la finestra sul vuoto
Quando ho voglia di annegare nelle atmosfere del
noir classico, non posso che mettere su John Coltrane e dedicarmi alla lettura
dell’inossidabile e mitico Raymond Chandler.
Mi fa impazzire ne “La finestra sul vuoto” quel detective spogliato di ogni super potere e di
quell’aura di immortalità quale Marlowe che ogni giorno anzi in ogni istante
si trova a dover lottare con la ferocia e la durezza della quotidianità. Amo quella narrazione squisitamente
cinematografica che non lascia scampo alle mozioni che ha bisogno algidamente
di decantare come un un whisky torbato all’aria aperta, anzi davanti ad un
camino dove crepita la legna.
Ed alla fine anche noi siamo conquistati da quel
seducente cinismo che emerge in ogni
ruga del detective che Chandler magistralmente mette a confronto con la ricca
vedova, specchio dell’alterità delle convenzioni….
Malaparte e la tecnica del colpo di stato
Ci sono scrittori apparentemente antipatici, ostili,
scomodi nella lettura, perché emerge in tutta la sua arroganza quasi un
disprezzo dei lettori, della mediocrità della borghesia. Uno di questi è quello
che reputo uno dei più geniali ed unici intellettuali del secolo scorso, Curzio
Malaparte. Narciso e dandy fino all’eccesso, fino al punto di lasciare un segno
imperituro a guisa di Tiberio con la sua villa a Capri.
Ogni volta che leggo
“Tecnica di un colpo di Stato” mi sento
quasi Malaparte che irride i regimi dittatoriali, anarchico ma splendidamente
conservatore. Destra e sinistra diventano categorie quasi prive di senso, a tal
punto che trasmutano in erme bifronte, volti, recto e verso di una stessa
medaglia.
La democrazia per Malaparte è fragile ed indifesa, continuamente
passibile di fendenti mortali. Ma allora cosa fare? Distruggere i miti borghesi e la borghesia…quanto
Malaparte assomiglia a Celine…
I simulacri di Porfirio
Comprendere attraverso l’arte il fine ultimo della
vita, ma non solo. Anche e soprattutto ciò che trascende la vita terrena in un
afflato al tempo stesso mistico e farne una particolare e personale cosmogonia.
Mediando e creando un percorso ontologico tra religione e filosofia. “Sui
simulacri” del filosofo Porfirio , edito da Adelphi, è uno dei più raffinati ed
utili testi per comprendere appieno la temperie e i segreti dell’arte classica.
Leggendo il risvolto di copertina «Porfirio di Tiro,
allievo prediletto di Plotino, fu il filosofo più temuto dai Padri della Chiesa
per la svettante intelligenza e la raffinata erudizione, poste a difesa della
millenaria sapienza pagana contro il dilagare della nuova concezione cristiana.
Di lui si racconta che a un convito per l'anniversario di Platone, dove lesse
un suo poema dal titolo Le nozze sacre, fu tacciato di pazzia per le
"molte cose che aveva pronunciato nell'entusiasmo, in senso mistico e
velato". Ma Plotino intervenne e gli disse: "Ti sei dimostrato al
tempo stesso poeta e filosofo e ierofante”.
Rileggere quei pochi frammenti sopravvissuti dà
ancora una emozione unica. L’opportunità di riflettere sul valore del simbolo,
di cosa ha potuto rappresentare per il mondo classico ed anche l’occasione di
non lasciarci perdere l’occasione attraverso la visione delle statue di evocare
gli dei…
martedì 19 gennaio 2016
Ragas and Sagas: Il meraviglioso dialogo sonoro tra Oriente e Occidente
Quando l’Oriente
incontra l’Occidente, musicalmente parlando. Un disco sublime che affianca due
giganti quali Jan Garbarek e Ustad Fateh Ali Khan in un caleidoscopio sonoro
all’insegna della sacralità perduta. Nella produzione musicale contemporanea
ritengo questo album ECM del 1992 il tenativo più compiuto di coniiugare i due
mondi anche attraverso l’uso di strumenti diverissimi tra loro, in senso
squisitamente etnico, con l’utilizzo della voce quale elemento insieme al sax a
guidare la polifonia. Non stiamo parlando di un insulso disco commerciale dal
sapore plastificato new age, ma di un lavoro difficile, che richiede
meditazione ed un ascolto profondo che non può prestarsi alla distrazione dell’ambient
music o alla liquidità degli mp3 a bassa resa qualitativa. Forse la musica può
risultare, alla luce anche delle vicende che sono seguite post pubblicazione, l’unico
vero antidoto alla lotta feroce che sta inseguinando le due regioni geografiche
del mondo. Non posso che lasciar fluire i miei ricordi e viaggiare la mia mente
libera nel dialogo fra Jan e Ustad. Questo disco è davvero una autostrada per
la liberazione dai pregiudizi culturali.
Il Basso catartico di Vitous
Un poker d'assi servito per Vitous ( Corea, Garbarek, McLaughlin, DeJohnette) per un classico disco ECM. Universal Syncopations gronda di quelle sonorità
tipiche della etichetta di Manfred Eicher, dove l’improvvisazione è misurata e
non esce dai binari di una autorevolezza jazzistica. Il talento dei quattro non
diventa solo una mera profusione di tecnica ma una resa sontuosa della
personale visione di Vitous che adopera gli altri strumentisti come grimaldelli
per scardinare l’ovvietà manieristica che potrebbe inficiare il lavoro. Al di
là di tutto, emergono i duetti inarrivabili fra il bassista e il sax nordico di
Garbarek che creano una onda di pura delizia sonora.
lunedì 18 gennaio 2016
Jarrett e i seventies rivoluzionari
Un disco fenomenale da brividi con un
trio che ha fatto la storia del jazz e non solo. Un Keith Jarrett in stato di
grazia, staimao parlando degli anni’70 accompagnato da due talenti del calibro
di Charlie Haden e Paul Motian. Sei brani che spaziano tra echi di free jazz,
musiche latineggianti, virtuosismi spericolati. L’ho ascoltato quattro volte di
seguito e ad ogni ripetuto istante mi pervade
quella freschezza innovativa e quell’impeto rivoluzionario, che solo gli
anni settanta riuscivano a regalarci.Piece for Ornett e Song for Che bucano i
confini temporali ed ancora oggi, a più di quarant’anni di genesi offrono un
magnetismo senza eguali. Se a questo vi aggiungiamo la cura e la qualità sonora
della ECM del guru Eicher, allora si può a ragione annoverare questo album fra
i capolavori del genio assoluto Jarrett. IMPERDIBILE.
Meravigliosa avventura dei Coldplay
Lanciato dal singolo Adventure, A Head
of full of Dreams dei Coldplay è un arcobaleno di sensazioni ed emozioni
puramente pop. Chris Martin e i suoi non sbagliano un colpo e ancora una volta
si rinnovano e rinnovano le emozioni con un lavoro che suona originale fin
dalla prima nota. Via atmosfere cupe ed intimiste, ma solarità e caleidoscopio
cromatico a tutta birra. Rock, pop, R&B, coretti paisley, tutto
contribuisce a dare una freschezza inusitata a questo lavoro di fine 2015. Una esuberanza
quasi da clubbing rivisitata in chiave intellettuale. Decisamente un buon
lavoro-
KATECHON, IL POTERE CHE FRENA PER CACCIARI
Il potere che frena. Un volume davvero
affascinante quello del filosofo Massimo Cacciari che indaga i rapporti che
sussistono fra teologia e politica con figura chiave quella del katechon,
qualcosa o qualcuno che trattiene e contiene, arrestando o frenando l’assalto
dell’Anticristo. Questo elemento imprescindibile dell’Apocalisse così come
descritto nella Seconda lettera ai tessalonicesi attribuita a San Paolo è lo
spunto per riflettere sulle contraddizioni della contemporaneità. Sul mondo che
deve compromettersi con il male e la violenza per rigenerarsi. Imperdibile la
ricca appendice dei contributi più significativi della tradizione teologica,
dalla prima patristica a Calvino. Esaurito lo spazio del sacro e quindi del
politico, chi metterà freno all’apocalisse?
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