Quando
si pensa al cinema arrabbiato, inevitabilmente si attracca dalle parti della
perfida Albione. Eunice,una assassina sadomaso psicopatica attraversa
l'Inghilterra in lungo e in largo facendo fuori cassiere e benzinaie nei più
squallidi distributori. Dopo aver chiesto di comprare un disco di canzoni
d'amore e domandato alla vittima di turno se si chiama Judith, puntualmente la
finisce massacrando senza pietà il cranio con il primo corpo contundente a
portata di mano. Il rituale, grottesco ed insensato, viene reiterato per un
numero imprecisato di volte, fino a quando non si imbatte in una vittima,
Miriam, che soggioga psicologicamente e con cui instaura una relazione lesbica.
Le due proseguono nel loro folle viaggio omicida fino a quando Eunice non
chiede di darle la prova suprema del proprio amore, ovvero ucciderla. Una
storia nerissima questa di Butterfly Kiss con cui il regista Michael
Winterbottom disegna una sorta di Thelma & Louise portata all'estremo dove
tutti i luoghi della perdizione si liquefanno nel non luogo per eccellenza, la
strada, dove si muovono come due oscure giullari portatrici di morte le
protagoniste. Dal film traspare un'aria gelida dovuta forse al fatto che non
emerge una condanna lampante dei gessi, né da parte della società, né dalle
altre figure incontrate lungo il cammino. Winterbottom ha uno sguardo quasi da
entomologo che al microscopio osserva e studia, senza dare giudizi di merito, i
comportamenti degli insetti o di altri animali "naturalmente
assassini". Altro particolare inquietante, la mancanza di una
giustificazione sulle azioni: non ci sono traumi infantili o shock del passato
che ritornano, le uniche tracce sono dei segni di sofferenze corporali sul
corpo di Eunice ( piercing, tatuaggi, cicatrici). Un film sul delirio
sadomasochista, in questo risiede il fascino di Butterfly Kiss. I deliri da
vittima sacrificale di Eunice si riversano oltre che sul proprio corpo su
Miriam, costringendo la compagna a svolgere una serie si azioni amorali ed
efferate. La complicità sessuale tra le due donne é assolutamente priva di ogni
calore e serve ad alternare gli scambi di posizione tra carnefice e vittima, padrone
e sottomessa. Un film duro e spietato che non offre autocompiacimento allo
spettatore e che comunica come spesso il male lo si ha come dote "di
natura".
si pensa al cinema arrabbiato, inevitabilmente si attracca dalle parti della
perfida Albione. Eunice,una assassina sadomaso psicopatica attraversa
l'Inghilterra in lungo e in largo facendo fuori cassiere e benzinaie nei più
squallidi distributori. Dopo aver chiesto di comprare un disco di canzoni
d'amore e domandato alla vittima di turno se si chiama Judith, puntualmente la
finisce massacrando senza pietà il cranio con il primo corpo contundente a
portata di mano. Il rituale, grottesco ed insensato, viene reiterato per un
numero imprecisato di volte, fino a quando non si imbatte in una vittima,
Miriam, che soggioga psicologicamente e con cui instaura una relazione lesbica.
Le due proseguono nel loro folle viaggio omicida fino a quando Eunice non
chiede di darle la prova suprema del proprio amore, ovvero ucciderla. Una
storia nerissima questa di Butterfly Kiss con cui il regista Michael
Winterbottom disegna una sorta di Thelma & Louise portata all'estremo dove
tutti i luoghi della perdizione si liquefanno nel non luogo per eccellenza, la
strada, dove si muovono come due oscure giullari portatrici di morte le
protagoniste. Dal film traspare un'aria gelida dovuta forse al fatto che non
emerge una condanna lampante dei gessi, né da parte della società, né dalle
altre figure incontrate lungo il cammino. Winterbottom ha uno sguardo quasi da
entomologo che al microscopio osserva e studia, senza dare giudizi di merito, i
comportamenti degli insetti o di altri animali "naturalmente
assassini". Altro particolare inquietante, la mancanza di una
giustificazione sulle azioni: non ci sono traumi infantili o shock del passato
che ritornano, le uniche tracce sono dei segni di sofferenze corporali sul
corpo di Eunice ( piercing, tatuaggi, cicatrici). Un film sul delirio
sadomasochista, in questo risiede il fascino di Butterfly Kiss. I deliri da
vittima sacrificale di Eunice si riversano oltre che sul proprio corpo su
Miriam, costringendo la compagna a svolgere una serie si azioni amorali ed
efferate. La complicità sessuale tra le due donne é assolutamente priva di ogni
calore e serve ad alternare gli scambi di posizione tra carnefice e vittima, padrone
e sottomessa. Un film duro e spietato che non offre autocompiacimento allo
spettatore e che comunica come spesso il male lo si ha come dote "di
natura".
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