lunedì 10 dicembre 2012

Carlo Paolantoni/RomaTangoMeeting: Organizzare un festival è per prima cosa amore, spassionato, per quello che stai offrendo.





Seconda puntata nel viaggio tra gli organizzatori di grandi eventi tangueri. Questa volta si va nella Capitale e si dialoga con Carlo Paolantoni. Il suo nome oltre al Querer , vuol dire grandi feste con coppie di artisti di rilievo mondiale e soprattutto il Roma Tango Meeting, uno straordinario festival che si tiene nel mitico Salone delle Fontane. Giorni intensi, tutti nel segno della convivialità tanguera e della voglia di tango che hanno ormai da anni contagiato le austere e rigorose geometrie razionaliste di questa location. A Carlo Paolantoni il compito di narrarci, con il suo grande entusiasmo, come si costruisce e cosa succede dietro le quinte di un grande evento, ben altro che organizzare una simpatica "tangata"fra amici, magari addentando un panino con la mortadella. Il rischio, la sana follia e la passione che contraddistinguono un grande organizzatore da chi si improvvisa o si ritiene deus ex machina di improbabili kermesse. Buona lettura

Il grande pubblico ti riconosce soprattutto come l'organizzatore del Roma Tango Meeting. Quale il segreto del successo di questo evento?
Beh,  diciamo che è il pubblico Internazionale a conoscermi per il Roma Tango Meeting, in Italia e a Roma soprattutto, mi conoscono più per la milonga del Querer, per quando metto musica e per la scuola di tango
Il segreto dell’RTM? Solo tanta passione e il piacere di fare qualcosa nel miglior modo possibile! Abbiamo iniziato per gioco quando il festival di Parigi ha lasciato la data a noi e siamo andati avanti con lo stesso spirito giocoso, per mostrare qualcosa di nuovo, di bello, per tutti, nel rispetto della tradizione di come un festival deve essere, nell’accezione più classica del termine, grandi artisti, grandi orchestre, grandi location, senza cercare compromessi legati a tendenze, offrendo l’opportunità di studiare (le lezioni al giorno sono 12) e di confrontarsi in milonga con ballerini di tutto il mondo.

Nonostante tutte queste edizioni la tua passione rimane intatta?
Assolutamente no, è cresciuta in maniera esponenziale, sempre di più, ogni volta il primo giorno di festival dico “mai più, mai più”, perché il nostro è un festival autofinanziato, senza sovvenzioni o sponsorizzazioni, per cui è molto impegnativo a livello anche economico, ma poi, l’ultimo giorno annuncio le date del prossimo festival! E’ come essere innamorati, ci sono alti e bassi, ma la passione è lì, fortissima.

Il " mestiere dell'organizzatore" spesso risulta uno dei meno gloriosi nel mondo del tango?
Dipende, ci sono organizzatori che lo fanno solo per avere un microfono in mano e stare in piedi di fronte ad un pubblico, cose che io odio profondamente, altri che come a me gli piace sporcarsi le mani, stanno lì a montare, smontare, girare, controllare, alla fine ti rilassi e sorridi perché è andato tutto bene, nonostante tutto e non ti importa se al centro del palcoscenico non ci sei stato mai o se non hai avuto nemmeno il tempo di cambiarti la maglietta e metterti una camicia per la serata.

Come ci si costruisce un potente parafulmine per respingere critiche del pubblico, capricci degli artisti, problematiche di carattere logistico-pratico?
Se esistesse quel tipo di parafulmine ne sarei certamente fornito! Accadono sempre imprevisti tecnici, errori umani, ritardi, concorrenti sleali, l’unica accortezza che si può avere per cercare di limitare gli imprevisti è di… prevederli il più possibile! immaginare sempre il peggio e imparare sempre dagli errori. I primi anni stavamo ore con lo staff a cercare di prevedere ogni cosa, arrivando a pensare cose assurde e ridendoci su come matti.
Ecco, il parafulmine forse è quello: avere intorno persone disposte a sorridere e lavorare sorridendo, è la cosa migliore!

Quali sono secondo te gli elementi che rendono grande un evento? Artisti di fama internazionale, splendide location, pubblico internazionale, livello alto di Tangueros...?
In questi anni ho visto festival diventare grandi e poi tornare piccoli e viceversa, non credo esista una formula magica se non quella di mettere tutto te stesso in quello che fai, se ci riesci sarà certamente un successo anche se vengono 10 persone. Lo spirito con cui si fa un evento è fondamentale!
Nell’RTM la prima cosa che lega tutti noi, artisti, staff, organizzatori è la voglia di passare bene insieme quei giorni, si vede veramente, traspare ed è lampante al pubblico che si diverte con noi, ecco questi sono gli elementi vincenti, puoi avere in cartellone la superstar che dice di essere la superstar e si comporta come una superstar, ma se poi leva il sorriso anche solamente ad una persona è stata sicuramente una scelta sbagliata.

Il calendario degli eventi tangueri risulta sempre più fitto. Come si riesce organizzare un evento di grande portata nonostante l'offerta enorme di milonghe, festival, maratone?
Quando ho iniziato ad organizzare la prima edizione dell’RTM la prima cosa che ho fatto è stata quella di telefonare agli organizzatori di due festival che c’erano qui a Roma all’epoca, per conoscere il loro pensiero e per sapere se gli dava fastidio la cosa. La data che avevamo scelto era quella del precedente festival di Parigi che non si faceva più, all’epoca l’idea era che se in una data c’era un festival in una capitale, si considerava quella data come “riservata”.
Da anni non è più così, si organizza un evento senza nemmeno vedere se c’è già qualcos’altro, senza nemmeno stare a pensare se la cosa può funzionare o meno, legati più a seguire mode e sovvenzioni.
Personalmente non penso che potrei mai gestire così un festival (ci siamo sempre rifiutati anche solo di trasformarlo in festival/maratona): appena passa una moda ne devi cercare un’altra da seguire, tango-maratona, tango-spiaggia, tango-salsa, tango-swing, deve essere sfibrante!

Come giudichi il rapporto con gli artisti con cui lavori ( ballerini, dj)? Preferisci che lavorino in esclusiva con te nell'area limitrofa alle tue locations?
Il rapporto che ho con tutti loro è di grande stima professionale e amicizia, che porta me a lasciarli liberi di fare quello che preferiscono, anche di andare altrove, cosa che di solito non succede perché il rispetto è reciproco, quindi l’”esclusiva”avviene in maniera naturale, dove gli artisti riconoscono il mio impegno per la qualità e contribuiscono a mantenerla non partecipando ad altri eventi nella stessa città. Solo una volta è successo di aver chiesto di fare una scelta, però proponendomi io di rinunciare alla mia data per non creare sovrapposizioni.

Quale è l'evento o l'edizione a cui sei più legato?
Come eventi direi certamente i festival di Torino e di Cesena, Marcela e Susy sono due grandissime organizzatrici e sono state per me fonte d’ispirazione e di preziosi suggerimenti.
L’edizione dell’RTM a cui sono più legato è quella del 2013, che per noi sarà una grande sfida, perché in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo in Italia porteremo l’RTM6 vicino alla gente, è un progetto che condividiamo tutti noi, staff e artisti, con grande entusiasmo!

Quali gli artisti con cui hai un rapporto più stretto?
Con tutti quelli con cui collaboro, con alcuni ci vediamo poco, con altri più spesso, ma il rapporto rimane sempre forte. Sono vago? vero, ma è come una famiglia, alcuni sono più vicini, altri distanti, ma il legame non cambia, riparte solo da dove si era interrotto.
L’unica cosa che accomuna tutti noi è la voglia di divertirci, insieme, e di trasmetterlo a chiunque si avvicina.

Cosa ti da' più soddisfazione nell'organizzazione di un evento?
Quella corrente elettrica che ti attraversa il corpo un attimo prima dell’apertura delle porte, i mille pensieri che ti vengono in quel momento, è l’attimo in cui tutta l’organizzazione termina, tutto quello che hai fatto è stato fatto e non puoi cambiare nulla, è un momento davvero magico.

Cosa ti fa più arrabbiare?
Accorgermi che non ho saputo prevedere tutto tutto e anche vedere che chi lavora con il tango troppo spesso dimostra che del tango non gli interessa nulla e che ha a cuore solo il proprio interesse.
Organizzare un festival è per prima cosa amore, spassionato, per quello che stai offrendo.

Con quali artisti avresti voluto lavorare ma non ci sei mai riuscito?
Tete Rusconi e Carlos Gavito, senza dubbio. Sarebbero state due coppie eccezionali all’RTM.

Quali consigli daresti a chi per la prima volta vorrebbe organizzare un evento di tango?
Di sedersi e riflettere come prima cosa sulle motivazioni che lo spingono, sulla propria esperienza pregressa, sia come organizzatore sia come tanghero: se hai fatto sempre l’avvocato e balli da un anno, forse mettersi ad organizzare eventi di tango non è la scelta migliore. Avere cento o mille amici su facebook e avere la capacità di cliccare su “crea un evento” non fa diventare automaticamente dei P.R. o degli organizzatori.

E' possibile realizzare eventi in sinergia con altri organizzatori?
E’ una cosa non solo possibile ma auspicabile! Se l’idea di base è quella di far crescere il tango con eventi sempre migliori e non guardarsi solo il proprio orticello, quella della cooperazione è sicuramente la strada migliore! Noi lavoriamo in collaborazione con altre realtà romane, ma ci sono sempre quelli che pensano che la propria milonga o il proprio evento siano i loro regni personali e che nessuno si può permettere di interferire con loro.
Contenti loro! Lasciamoli lì e andiamo avanti

Ti piace partecipare ad eventi non tuoi?
Quando il tempo disponibile me lo permette si, ho un calendario di vita molto intenso e il tempo libero che mi rimane a disposizione è davvero poco. Ci sono eventi o milonghe a cui mi piacerebbe andare ma ci riesco solamente quando saltano impegni precedenti o programmati.

Ed ora quattro domande " fuori dagli schemi".

Quale evento non tuo avresti voluto organizzare?
Sicuramente il Festival all’Auditorium del Parco della Musica di Roma, con tutti i loro fondi farei scelte completamente diverse, offrendo davvero un panorama di ballo e musica a 360 gradi.

Preferisci i festival o le maratone, e perché ?
I Festival, perché rappresentano la massima espressione di un’organizzazione, perché ci sono le orchestre, le esibizioni, le lezioni per tutti i livelli, ballerini da tutto il mondo, perché ci sono gli stand, perché l’energia è sempre altissima, dalla mattina alla sera, sembra di vivere per quattro giorni dentro il film “fame”.
Le maratone sono belle, ma non fanno per me, troppo rilassanti!

Come giudichi complessivamente il livello delle milonghe e dei grandi eventi italiani? Migliore o inferiore rispetto a quello europeo?
Noi italiani siamo gli esterofili per eccellenza, quindi ovviamente viene da dire che gli eventi esteri sono migliori dei nostri, hanno location migliori, e siamo dispostissimi a viaggiare per andarci, poi però vediamo che i prezzi dei loro ingressi sono molto più alti dei nostri e che, alla fine, non c’è poi così tanta gente che balla meglio di noi, anzi, in fin dei conti siamo stati come saremmo stati a casa nostra, abbiamo speso di più, ma che ficata! Lì non ci conosceva nessuno e abbiamo ballato alla grande! Almeno così scriviamo sui profili di facebook.

Secondo te nel tango esistono dei clan? La loro presenza può risultare determinante per il successo o il fallimento di un evento?
Qui in Italia di clan ne esistono eccome, se ne stanno rintanati nelle loro milonghe, sono sempre le stesse persone che passano il tempo a dirsi e scriversi “quanto siamo bravi” “noi siamo i migliori” “gli altri non sono nulla” “solo noi siamo il Tango”.
Io li divido in due categorie, i “mafiosi” e i “nobili”, i primi sono quelli che quando per sbaglio un organizzatore li invita ad andare da lui, iniziano a dettare legge: una volta entrati non escono più e vogliono comandare loro, minacciando di svuotare la milonga.
I secondi mi ricordano la scena di un vecchio film, dove un gruppo di nobili chiusi dentro una stanza continuano a vantarsi della nobiltà del loro sangue blu, mentre fuori della porta stanno tirando su… la ghigliottina.
Entrambi sono figure molto malinconiche e tristi, ma che alla fine per la riuscita di un evento sono assolutamente ininfluenti, basta non considerarli.

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