domenica 13 gennaio 2013

Creature del Cielo ed amiche del cuore



Peter Jackson celebre in tutto il mondo quale regista de Il Signore degli Anelli é anche il regista di un piccolo gioiello caduto nel dimenticatoio, Creature del Cielo, del 1994. 

Una pellicola che davvero buca lo schermo e riesce a rendere alla perfezione il tormentato e difficile rapporto che parte dall'adolescenza e si muove sul difficile equilibrio fra amicizia e amore con una buona dose di morbosità. Più velata che esposta. Pauline e Juliet sono due teenager dal profondo spessore intellettuale che sognano, ammaliate dalla lirica,  di diventare scrittrici. Sogni comuni, problemi comuni nel rapporto con i rispettivi genitori, per estrazioni sociali differenti. Hanno un desiderio in comune, scrivere un libro a quattro mani dove i protagonisti possono diventare lo sfogo e la proiezione dei propri ego, immaginando di vivere una realtà altra in una dimensione fantastica. La malattia di Juliet, ricoverata in un lazzaretto, le allontana, ma piuttosto che affievolire il loro rapporto, questa distanza potenzia all'inverosimile il legame fra le due fanciulle, preoccupando i genitori per il carattere piuttosto sui generis e morboso dell'amicizia. Numerosi i tentativi di separare le due ragazze, anche con forzate visite dallo psicologo, ma tutto inutile. Anzi le amiche metteranno a punto un piano criminale che finirà tragicamente con la morte della madre di Pauline ed il successivo arresto delle assassine. 

Una favola nera affascinante ed ammaliante che segue un sottile filo di crudeltà romantica e folle. Jackson con un occhio da entomologo osserva on sufficiente distanza la crescita del rapporto fra le due ragazze fino a quando diventa incontrollabile, ed in un climax parossistico arriva al terribile epilogo. La banalità del male, come se preparare un omicidio equivalga ad organizzare una festa o una uscita in discoteca. Ma il clima da favola nera di cui parlavo prima é stemperato dal romanticismo delle due ragazze che non sono due ribelli estreme metropolitane ma adolescenti che vivono ed auspicano una esistenza costellata da successi in campo artistico. Sembra quasi di rivivere un romanzo d'appendice con il ricovero in una clinica che rievoca la scapigliatura del XIX sec. 

Peter Jackson non si pone a giudice, e lascia al pubblico la possibilità di odiare o amare le protagoniste. Vuole solo sussurrarci che il baratro é davanti a noi e basta un nulla per attraversarlo.

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