domenica 24 febbraio 2013

Horacio Quota:Improvviso attimo per attimo. Ogni posto è diverso e suscita una nuova ispirazione





Dopo una pausa, riprendiamo le interviste ai grandi dj del tango argentino. Oggi incontriamo un talento che si é trasferito da Buenos Aires a Roma parecchi anni orsono. Horacio Luis Quota é uno dei tango dj più richiesti in consolle, milonghe, festival, tango vacanze non possono prescindere dalle sue selezioni. Musica per ballare, riempire la pista, all'insegna della qualità' anche audio. Un orecchio raffinato come può averlo soltanto inesperto tecnico musicale. Horacio propone all'interno del suo personale ed indiscutibile stile tande che fanno ballare e soddisfano il più ampio spettro di gusti, tangueramente parlando. E non si può non condividere il suo assunto, ovvero che al di lá delle milonghe, dell'area geografica, della latitudine tanghera lo stile personale viene sempre fuori. Ed allora avventuriamoci in questo viaggio alla scoperta dei segreti di un altro mago della consolle.


I tuoi inizi. Presumo come tutti che il tuo primo approccio sia stato con la pista. Cosa ti ha spinto a fare il salto in consolle? Una scelta ponderata o é stato frutto della casualità?
Da piccolo giocavo con l'impianto audio di papà. Era completo,  usavo i suoi tantissimi dischi e registravo dalla radio tanti programmi musicali.A scuola ho trovato un compagno con la stessa passione e abbiamo iniziato a costruire le casse, mixer ecc ed in più studiavamo elettronica. A 16 anni già andavamo in giro a fare feste e a mixare dischi nei quartieri di Buenos Aires. Questa passione è diventata un lavoro. Dopo più' di 15 anni nel 2002 a Roma,  nel primo spazio che si era aperto è stato facile a livello tecnico, e da poco ho migliorato la conoscenza musicale.

Ai tuoi esordi quali erano i gusti dei tangheri? Ci sono differenze significative con la scena attuale?
Dipende fondamentalmente a quale milonga vai, che gruppo di gente trovi, quanta conoscenza generale ha della musica esistente questa gente. E ti rendi conto conoscendoli, vedendo come si comportano, come ballano. Il tempo che hai nel tango in poche parole ti fa apprezzare la musica diversamente. Quindi non ci sono differenze rispetto ai miei primi anni dal punto di vista della gente. Oggi il pubblico sa più' o meno dove trova buon livello di ballo e buona musica. Altrimenti segue la corrente. Al meno è così  nel mio ambito. Esistono altre correnti oggi.

Ricordi la tua prima serata in consolle?
Le prime le ricordo vagamente, erano serate tranquille al Tangopolis di Roma,  dopo aver fatto un evento argentino d'estate tutti giorni in Pineta Nomentana, dove mettevo come potevo. Ricordo invece la serata di lancio a Tanguera di Roma,  ho occupato la console di Felix Picherna che era andato un mese a Bs As, pista piena, la gente impazzita dalle belle selezioni. Mi hanno fatto salire ad alta quota in pochi giorni.

Dalla difficoltà della ricerca dei brani su cd spesso masterizzati, all'esplosione del web , e la conseguente relativa facilitá nel reperire la musica. Secondo te questo cambiamento epocale ha cambiato il modo di lavorare del DJ?
Ha cambiato il modo si. È vero che oggi possiamo accedere alla musica più facilmente che 10 anni fa. Ma siamo anche oggi tutti  dj con la stessa difficoltà o facilità. Quindi sempre alla fine dipende dalla abilità a riconoscere la buona musica per metterla insieme e creare una linea e divertire.

Quando costruisci mentalmente la tua serata? Molto tempo prima, durante il viaggio per arrivare in milonga, oppure improvvisi attimo per attimo?
Improvviso attimo per attimo. Ogni posto è diverso e suscita una nuova ispirazione.

Ti é mai capitato di annoiarti durante una serata, di aver compreso tardivamente che forse quella milonga non riusciva a darti le giuste motivazioni e non vedevi l'ora di finire?
No, ci sono serate più belle di altre, certo, ma sempre trovi una motivazione.

Accetti sempre tutto quello che ti propongono o cerchi di fare una selezione preferendo location affascinanti e serate con amici?
Questo cambia con i giorni dato che pian piano uno ha più impegni e deve iniziare a scegliere quello più convenente dato che sopra tutto è la mia fonte di sostentamento. Quindi cerco di riempire la agenda ma apro gli occhi.

Come definiresti il tuo stile? Si é evoluto nel tempo ? Ed in quale direzione? Cosa può influenzarti in una serata, il pubblico, i ballerini, l'acustica della location, la durata della tua performance…
Venendo da altri generi musicali dove dovevo cambiare costantemente considero che mi posso adattare ampiamente a diversi tipi di serate. Credo che la evoluzione è in costante miglioramento verso la raffinatezza, ma comunque devi dosarla dato che certi gruppi non la capirebbero. Tutto conta al momento di creare la serata, musicalmente parlando. Non possiamo dimenticare i classici e tutto quello che hai nominato nella domanda conta.

Spesso capita in alcuni eventi di condividere la serata con un/a collega. Preferisci lavorare generalmente da solo, o se in coppia con chi hai feeling? Oppure, ami il brivido di sperimentare con un collega mai ascoltato fino ad allora?
Preferisco se la serata è breve di non condividerla perché non riesci a fare la tua solita linea. Sono stato in tante serate e sempre ti diverti. Però non sempre trovi armonia musicale con altri.

Se qualcuno ti chiede il nome di una traccia gliela dici, magari consigliando il cd dove é inclusa, oppure lo inviti ad avventurarsi in una faticosa ricerca?
Non ho problemi a rispondere. Sempre che la persona lo faccia con educazione. Molti, curiosamente presi dall'entusiasmo fanno subito la domanda.  Si sono avvicinati tanti con grandi pretese mancando il minimo rispetto che si tiene presentandoti davanti a un altro come se fossi per strada. Al meno ci sta una stretta di mano  dopo la richiesta.

Il pubblico ti molesta in consolle con richieste assurde. Cerchi di accontentarlo oppure fai capire chiaramente che non sei un jukebox?
Cerco di accontentare le richieste a modo mio. Dentro dei miei criteri.

Ti piace ballare ed ascoltare i tuoi colleghi, gustare le selezioni altrui e stili differenti dalle tue esecuzioni?
Piace ballare e naturalmente vado dai colleghi, sempre si scopre e si impara qualcosa. Mi piace.

Ritieni che il modo di musicalizzare sia differente per macroaree geografiche ? Argentina, Nord Europa, Est Europa, Mediterraneo… o tutto il mondo é paese?
Ci sono chiaramente diverse tendenze,  in linea generale sono d'accordo riguardo l'area. Magari viene fuori ovunque vai la tua tendenza personale anche se guardi la pista.

Ti piacerebbe avere un locale solo per te, arredarlo con l'impianto adeguato ai tuoi desideri, cercare di creare un'onda che ti soddisfi oltre a suonare quando ne hai voglia e creare un calendario di eventi a misura dei tuoi gusti?
Si mi piacerebbe avere un posto a modo mio. Però ho abbandonato l'idea per adesso. Ho avuto la occasione di fare una esperienza e curare ogni cosa a modo mio, ma ci vuole molto più sforzo ancora per mantenerla viva.

Le classiche domande a bruciapelo, vietato non rispondere:
Tre orchestre che non possono mancare in una serata.

Non può' mancare una tanda di D'Arienzo, Di Sarli, Troilo.

Le tue tre orchestre preferite, che possono essere anche diverse dalle precedenti.
Di Sarli, Pugliese, Tanturi.


Suggerisci una tanda di tango strumentale, una tanda di tango con cantante, una di vals ed una di milonga
D'Arienzo istrumental.. EL puntazo, El Resero, Seguime si podes...
Sarli - Rufino... Decime que paso, El pasao paso, Corazón...
Vals Tanturi-Campos. Tu vieja ventana, Al pasar..
Milonga criolla, Milonga de Buenos Aires, Después de quererla tanto...

Quali sono le tre orchestre o cantanti che non sopporti?
Ci sono brani che non mi piacciono, che non vanno in serata, ma non posso dichiarare di non sopportare o meno odiare.

Quale é l'orchestra più sottovalutata dal grande pubblico e quale la più sopravvalutata?
Ci sono tante tandas che non si propongono mai. Tipo strumental di D'Agostino.
Tanto da scoprire ancora...Sfortunatamente la quantità di registrazioni esistenti condiziona positivamente o negativamente la orchestra. Per esempio Canaro ha registrato tantissimo in quella dimensione trovi sempre qualcosa di bello. Potrebbe essere sopravvalutata.


Le tue tre serate top ( a giudizio tuo ovviamente…)
Le ultime tre... Scherzo!
Ho fatto serate in tutta Italia e tante bellissime serate a Roma. Tante! Mi rimangono in mente quelle fatte in vacanze tango con grandissimi artisti argentini, dove si crea con la gente una intesa interessante. O anche periodi dove venivano colleghi argentini dove tarareabamos los tangos a coro. Grande energia.  Una in particolare la ricordo perché ho messo come stacco una telefonata da mio padre collegato diretto da Buones Aires che mi ha cantato "La ultima copa" da solo, un pezzo che sentirlo da lui mi dava i brividi. La gente è rimasta affascinata soprattutto il gestore che sempre lo ricorda.


Siamo meno seri: i dj rimorchiano ? Quante storie hai avuto con i tuoi colleghi?
Il dj rimorchia se vuole, mi sembra più' accertata la idea come la diciamo noi argentini," levanta" tiene levante, come lo puo fare chi ha un minimo piu'  di visibilità rispetto al resto o chi sta al centro degli sguardi. Ma non si esce a rimorchiare. 
Con i colleghi musicalizadores spero non avere nessuna esperienza. Ja!
Musicalizadoras non ho avuto piacere...

martedì 19 febbraio 2013

Geff Dyer... il jazz da leggere






Un libro incredibile che ti provoca brividi fin dalla prima pagina e ti fa venir voglia di mettere su un vinile, attenzione non un cd, di Chet Baker, Ben Webster, Lester Young e via discorrendo. "Natura morta con custodia di sax" di Geoff Dyer, si legge tutto d'un fiato. Ci catapulta, attraverso i ritratti di alcuni fra i più grandi interpreti del genere, direttamente nel cuore del jazz.

Si rivive per incanto l'atmosfera fumosa dei club, il whisky torbato , l'essere belli e dannati, il consumarsi in fretta…ma sopra ed oltre a tutto l'immolarsi alle note, al dio della musica, vendere la propria anima e consumarsi per il jazz. Ogni tanto rileggo questo volume e non posso fare a meno di sobbalzare per ogni piccolo, apparentemente banale aneddoto.Episodi che si muovono sul binario doppio della passione e dell'alcool che danno vita ad una vera e propria epica. Non c'e'spazio per i rimpianti , nelle biografie romanzate di questi miti. Tutto é riempito dalla musica. 

Sotterranea, e velata dal fumo che si alza, scorre la solitudine. Una condizione esistenziale che ha sempre accompagnato i grandi jazzisti. Uno stato dell'anima…ma forse si é soli, davanti alla musica. Un libro da portarsi su una isola deserta…

Il grande mistificatore Bobby Z.






Se avete voglia di leggere un libro che vi trascina dalla prima all'ultima pagina  tra Hell's Angels incazzati, boss della droga ed agenti federali corrotti, dovete subito procurarvi "Morte e vita di Bobby Z." dello straordinario Don Winslow. Un maestro assoluto della crine fiction. Pochi riescono ad eguagliare il suo intreccio narrativo ed i tempi serrati dell'azione. Una prosa che é assolutamente cinematografica, non per niente diversi lavori di Winslow hanno avuto delle riduzioni per il grande schermo. 

La trama é ingarbugliata ma appassionante: Tim, un ex marine cacciato dal corpo per disonore, diventato un modesto delinquente finisce a San Quintino dopo aver sgozzato un biker. In prigione la sua sorte sembra segnata, gli amici della sua vittima vogliono fargli la festa, ma il destino gli riserva una sorpresa. La DEA gli offre di uscire dalla detenzione a patto di indossare l'identità di Bobby Z. , un leggendario narcotrafficante defunto, e diventare merce di scambio con un ostaggio prigioniero di un boss del narcotraffico messicano…ma il finale riserverà molte sorprese. Due temi su sui poggia la narrativa a stelle e strisce ( vendetta e riscatto) resi con una maestria impareggiabile.   

Un Don Winslow all'apice della sua fulgida creatività. Imperdibile.

lunedì 18 febbraio 2013

Lo Sciacallo...come banalizzare gli enigmi insoluti della politica internazionale





Ogni tanto capita di acquistare un libro che si rivela essere totalmente inadeguato rispetto all'argomento affrontato. Lo si fa sull'onda emotiva di un tema che ha una particolare forza di suggestione nei nostri confronti. Una copertina accattivante, una citazione civetta e l'apparenza di essere il volume decisivo per chiudere una storia contorta e nebulosa fanno il resto. E'il caso de "Lo sciacallo. La vera storia di Carlos"a cura di Marco M. marsali per Termidoro edizioni. Dopo dieci pagine viene voglia di riciclre il libro nella differenziata. Una occasione mancata. L'opportunitá di approfondire con una intervista la vita di Ilic Ramirez Sanchez é risultata un bluff. Un minestrone di luoghi comuni banali, triti e ritriti, degni delle convention no global da maturandi che protestano per il gusto di saltare un compito in classe. Carlos parla a ruota libera definendosi un Cristo salito sulla croce vittima di un complotto sionista e mondialista. Senza analizzare le ragioni che hanno condotto quest'uomo a diventare un trentennio prima di Bin Laden il pericolo numero uno. Siamo anni luce dal lavoro di Yallop, piuttosto viriamo sul terreno melmoso delle fiction televisive. Non é certo facile intervistare personaggi complessi e per certi versi diabolici. Si rischia di banalizzare il male. Ed il confine fra eroi e vittime diventa davvero molto flebile.

Il genio di Mario Bava





Ogni tanto mi trovo a riflettere sul tema della provenienza geografica degli artisti. Sono sicuro che se alcuni registi, attori, musicisti fossero nati negli USA oggi verrebbero ricordati con la giusta enfasi e con il merito appropriato. 

Tra questi, almeno rovistando nel campo del cinema underground o di serie B, ci metto lo straordinario Mario Bava, maestro assoluto ed indiscusso dell'horror nostrano. Fin dall'esordio, con La maschera del demonio, passando per I tre volti della paura ed Operazione Paura, Bava ha mostrato le stimmate del genio, dando un marchio inconfondibile, una cifra stilistica unica ad ogni suo lavoro. Ed in questo una parte del merito va ascritto anche alla sua musa, Barbara Steele, icona insuperata. La sua produzione, oltre ad essere stata fonte di ispirazione per la coeva factory di Corman ha per un trentennio segnato non solo il nostro immaginario , ma in special modo quello di registi americani che sarebbero diventati leggende nel cinema di genere. 

Penso a Dante, Burton, il mitico Quentin Tarantino, ma in un filone mainstream anche ad un  nome orrorifico quale Landis. La morbosità a tratti surreale e velatamente sotterranea di alcuni thriller del calibro de La ragazza che sapeva troppo in una Roma da brivido, o dei suoi classici Sei donne per l'Assassino o Cinque bambole per la luna d'agosto sono stupefacenti per l'epoca. l'intreccio fra poliziesco, spy story e soprannaturale  lanciato da Bava diventerà uno dei temi dominanti di tanta produzione indipendente dei seventies. Quello che all'epoca , critici politicizzati ed offuscati da letture post sessantottenne indicavano in kitsch, in realtà sono una letture iperrealista e quasi pop della realtà, la riflessione per immagini su una società sempre più dominata dalla mercificazione iconica. Ancora oggi Mario Bava rimane un maestro, forse di Serie B, di un cinema di genere, ma pur sempre un maestro. 

E se oggi il thriller, l'horror italiano e forse americano hanno seguito certe strade, magari un pó di gloria va tributata anche a lui. Riguardiamo dunque senza alcun pregiudizio i suoi lavori, e facciamo pure un sincero mea culpa di come spesso l'esterofilia oltre che una moda,risulta una insulsa perversione.