mercoledì 29 luglio 2009

SuperSabino's interview on Gazzettango






The best tangomagazine is Gazzettango.
http://www.gazzetta-tango.com/entrevistita-supersabino

This is my interview. Kindly for Gazzettango

Entrevistita

//////////////// ¤ SUPERSABINO ¤ /////////////////

Gz- Que te cansa en el medio del tango ?

SS- Estereotipos y topicos. Especialmente falsa amistad y hipocresia.

Gz- Dónde y con quién descubriste el tango ?

SS- Descubrí la musica escuchando los discos de Astor Piazzolla de mi hermano y despues toda otra orquesta buscando musica e informaciones en todo el mundo. El tango bailado lo descubrì en la Universidad de Venecia. Anuncios en bacheca de un curso.

Gz- El futuro del tango, según vos, por dónde pasa ?

SS-Por tradicion un impulso para la innovacion.

Gz- Un buen recuerdo y un mal recuerdo

SS-
B: La Primera vez que vi bailar Mariano Chicho Frumboli. El pasado milenio, 1999 a Bologna (Italia) con Lucia Mazer.
M: Pronto olvidan los recuerdos desagradables

Gz- 3 tangos / 3 orquestas / 3 bailarines

SS -
3 tangos: Oblivion, El Puntazo, Bahia Blanca
3 Orquestas: Astor Piazzolla, Juan D’Arienzo, Carlos Di Sarli
3 Bailarines: Chicho, Julio Balmaceda, Sebastian Arce

Gz- Cual es la mejor manera de terminar una milonga ?
Opciones:


a)con los pies doloridos de tanto bailar.
b) buscando un after.
c)x desayunando.
d) con alguien
e)OK otra, precisar :

SS- Terminar con un estado de animo relajado y feliz.

SUPERSABINO
http://supersabinotango.blogspot.com/

martedì 28 luglio 2009

3 dischi per l'estate: Grateful Dead, Peter Murphy, Traveling Wilburys.

Tre dischi per l’estate 2009.

La colonna sonora di questa torrida estate:

Grateful Dead, “Aoxomoxoa”. Il viaggio lisergico e psichedelico per eccellenza. Jerry Garcia al massimo prima del trip senza fine di Dark Star.


Peter Murphy, “Deep”. La leggendaria voce dei Bauhaus ci regala perle assolute. Bastano Strange Kind of Love e Cuts you Up a rendere questo disco immortale.




Traveling Wilburys “Collection”. Un supergruppo di amici rivisita il folk americano alla ricerca delle sue radici. Gli allegri compagni di merende sono personaggi del calibro di Bob Dylan, Tom Petty, Roy Orbison, Jeff Lynne e George Harrison. L’anno scorso è uscito ristampato dalla Rhino un doppio imperdibile.

3 Libri per l'estate: Apuleio, Basile e Bukowski

Tre Libri per l’Estate 2009

Tre volumi differenti per epoche e tematiche, per rilassarsi, ma non troppo durante questa estate.

L’Asino d’Oro di Apuleio, grandioso romanzo latino che contamina tutti i generi narrando le avventure di Lucio che diventa animale e poi ritorna uomo, attraverso una serie di mirabolanti “favole”. E tra queste l’immortale Amore e Psiche.

Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile. Alter ego napoletano del Decamerone. Da riscoprire in tutta la sua intatta bellezza.

Panino al Prosciutto di Charles Bukowski. Uno dei più formidabili autoritratti adolescenziali in negativo di tutti i tempi. Sesso, rabbia giovanile, alcool, autodistruzione. Catarsi attraverso la scrittura. Indimenticabile.

mercoledì 8 luglio 2009

Siracusa o dello spirito dionisiaco del tango


Il Greenwich Village di New York e l’avanguardia artistica dei ’70. Quell’epoca frenetica e tumultuosa, madida di creatività, sudore coreutico e ardente voglia di bruciare in un attimo lavita. Concentrando l’esistenza in pochi fiammanti momenti. E’questa l’immagine persistente che riaffiora nella mia mente, quando cerco, con sforzi nostalgici, di pensare al Festival di Siracusa appena trascorso. Un tempo breve, eppure lontano, forse perché eventi consumati in frenetica suzione dilatano e sfaldano le normali coordinate cron ologiche. Ma a differenza del Greenwich Village, e dei suoi loft e docks in cemento e metallo, qui parlo di un tessuto paesaggistico che è un tripudio magico di sole, acqua, storia, leggenda, colori e profumi mediterranei. Quel mediterraneo dove la Storia con la S maiuscola dialoga con la natura proponendosi come crocevia e culla di una delle più fiorenti ed affascinanti culture di ogni tempo. E naturalmente musica che in questo caso è il tango dagli esordi alle origini. Ho partecipato in tutte e tre le edizioni del Festival ed ogni volta provo emozioni differenti accomunate da un fattore comune: la bellezza delle location e la grande “foga” creativa del pubblico. Nel 2009, mi ha confermato l’organizzatore Claudio Forte, un ballerino fantastico, tra i pochi ad avere un self control totale sulla situazione, si sono avvicendati nella serata clou del sabato oltre 1.000 partecipanti di cui oltre il 70% stranieri. Cifre impressionanti ed altisonanti che però vanno aldilà del dato numerico in sé, perché questo magma di tangueros è composto da aficionados di altissimo livello sia tecnico che emotivo. Dalla posizione privilegiata che occupo ( la consolle), ho scrutato un gotha tanguero mondiale, voleos francesi che si intrecciano a volcadas argentine, piernazos dal nord europa dialogano con ganchos dal Nord America… Siracusa vuol dire anche riuscire a gratificare nella realtà quelli che spesso per lunghi mesi rimangono solo contatti virtuali di facebook, una rete dalle cui maglie è arduo divincolarsi… Mi sorprende e mi fa sorridere quando talvolta qualcuno mi si avvicina chiedendo se sono la rispondeza reale della mia ombra mediatica. Quel Greenwich Village di cui parlavo all’inizio post lo trovo in specie nella milonga pomeridiana. Una zattera ancorata nella Riviera Dionisio il Grande, dove lo spirito dionisiaco dei tangueri esplode in tutta la sua esuberanza. Malgrado il sole allo zenit e la salsedine che traspira dalla pista immersa nell’acqua, decine di ballerini interpretano come se fosse il tango più significativo della vita ogni brano delle tande proposte dal cast dei dj. È come se il tango qui a Siracusa si interrogasse sul suo futuro, facesse il punto sulla sua evoluzione e maturità. E a questo punto scattano quelle famose domande esistenzial-tanguere: ma come ca..o fanno a ballare sotto questo caldo?, ma a quello piace veramente il tango o lo fa solo per rimorchiare?, ma come si fa ad essere così maniaco. Quesiti votati a totale assenza di risposte. Procedo per scomparti liberi. Le esibizioni. Tre grandi coppie nel cast ufficiale cui si sono alternate delle sorprese. Pablo Inza ed Eugenia con un tango intimo e sui generis dove la ricerca del movimento e della sua fluidità sposa l’esplorazione di sonorità inedite per questi ambiti ( Vedi Capossela). Mario Consiglieri e Anabella Diaz, virgulti virtuosi capaci di rendere lievi ed affabili combinazioni ardite e musicalità complesse. Julio Balmaceda che stante la dolce attesa di Corina ha performato con Agustina, ballerina che a dispetto di una giovanissima età propone una grande personalità, e con Milena Plebs. Julio e Milena un connubio di storia, classe ed intensità emotiva a voler illustrare a tutti i neofiti il significato, non didascalico della storia del tango. E poi, ricollegandomi ad un vecchio post, i fantastici quattro: Fausto e Veronica, con interpretazioni di classici anni’30 che nella sobrietà di movimento, illustrano sentimento e pathos del tango.Barbara, dopo un pezzo con Julio balla finalmente, per l’attesa del pubblico, con Claudio. D’Arienzo / Maure che srotola la sua intensità e bellezza ritmica man mano che i due artisti disegnano le note con movimenti puri ed eterei. Ciliegina sulla torta i voleos che Claudio e Barbara pennellano puntualmente sulle battute del pezzo. Un corpo solo fuso a raccontare quanto e perché può essere affascinante ed unico questo ballo.
Come posso però dimenticare i momenti più intimi e raccolti, lontano dal frastuono della milonga, abbacinato dalla bellezza del luogo, dall’incredibile parco archeologico alla Piazza del Duomo. Ma semplicemente trovare la classicità spingendo lo sguardo all’infinito dalla terrazza dell’Etrangers adinseguire una mescola divina di colori e profumi, dall’azzurro del cielo al bianco sfavillante della calce, dal delicato odore delle zagare al pungente afrore del fico d’india.
Ed il Castello Maniace? Ogni sera si ballava incuranti di essere in una favola, con alle spalle la storia che con fugace vista ti ritempra della fatica e delle stanchezze di qeuste interminabili maratone tanguere. Forse non c’è niente di più semplice, nondimeno affascinante, di ballare fino al sorgere dell’alba, anzi del giorno, con la luce naturale che lentamente, ma con guizzo finale scalza i fari artificiali. Queste sono poche, ma profonde impressioni che porterò sempre con me del Festival di Siracusa Terza Edizione, sperando di esserci anche nella prossima. A Claudio che forse ingenuamente mi chiede, … e se viene l’anno prossimo più gente? Vorrei rispondergli ma la magia di Siracusa non si farà mica intimorire da qualche numero.
Un abbraccio a voi Claudio e Barbara , …quando si dice per una coppia “In un tango la vita!”.

Capri... il compas ammalia e seduce tangueros da tutto il mondo.


Non è un caso se per l’ultima campagna pubblicitaria, gli stilisti mediterranei per eccellenza Dolce & Gabbana, abbiano scelto come location la più incantevole delle isole del Mediterraneo. Capri. Un vero tormento perché dovrò aspettare un altro anno per tornare in quello che per me rappresenta un Festival da sogno. Unico per paesaggio, ma soprattutto perché nessun altro appuntamento ha un’atmosfera così lieve, rilassante e gaudente, nel senso più puro del termine. L’unico festival dove i maestri e i dj sembrano in perenne vacanza, come se si trovassero d’incanto ad una rimpatriata goliardica tra vecchi amici, ed i pubblico si crogiolasse immergendosi in un ambiente privo di qualsivoglia spirito di competizione o manie esibizionistiche. Un capri 2009 segnato per me da una leggendaria performance di Chicho e Juana, che nella gran notte del Sabato hanno sciorinato quattro pezzi da brivido. Bastava scrutare gli sguardi attoniti e frastornati del pubblico, in bilico tra l’estasi e la lacrima da tensione emotiva per affermare di aver assistito ad una performance irripetibile. Una superba interpretazione di un denso e struggente Di Sarli/Florio. Ma Capri non è solo tango nel senso stretto del termine. Vuol dire fruire d’incanto di un giardino di profumi e colori sempre presenti ad avvolgere il pubblico in quello che pare il set di un film anni’60. Ed allora la memoria corre leggera all’epoca d’oro dell’isola non ancora inquinata dal morbo del turismo mordi e fuggi, dove lo star system mondiale camminava con inusitata deferenza fra le viuzze di quella che il grande imperatore Tiberio definì il paradiso in terra. Non riuscivo a credere che i tangueros ballassero di pomeriggio su una splendida terrazza sdraiata e protesa verso i faraglioni. Le note soavi di un Calò o il compas di D’Arienzo perdersi nell’orizzonte marino. Posso rendere giustizia con le parole a questo incanto? O racchiudere in un semplice post le splendide serate, seppure il sabato la pioggia ci abbia concesso solo un primo tempo fino all’esibizione? Sono in grado invece di dettagliare fino all’eccesso la splendida ospitalità e classe degli organizzatori, Luca ed Antonella accompagnati da una splendida figlia a proprio agio a Capri come una diva d’altri tempi. Sono in grado di ricordare tutto lo straordinario cast dei maestri, disponibili, simpatici e vecchi compagni di baldoria, da Bruno a Julio, da Juan a Pablo, Ney e tutti gli altri. Vedere questi grandi maestri rivelare i segreti di passi e posture con alle spalle i Faraglioni nella incredibile terrazza della Canzone del Mare. Un luogo magico che rammenta la storia della cantante inglese Grace Fields che negli anni’40 innamoratasi perdutamente dell’isola trasforma un fortino in un luogo di seducente bellezza da dividere con i posteri. A proposito Bruno più istrionico che mai con una maschera incredibile nella performance del sabato che tanto mi ricordava i rapinatori di Point Break. Il piacere di aver reincontrato dopo un anno la mia cara amica Jenney, DJ e ballerina di Londra. Affastellato da tanti ricordi mi rinfranca sapere che il tango può essere coniugato con location splendide ed un pubblico internazionale che parla un linguaggio condiviso. Quando Luca due anni fa mi narrò la filosofia del suo festival di tango, del suo progetto ne rimasi folgorato. Un sognatore pronto ad investire le energie è sé stesso per far condividere la sua voglia di tango, la sua esuberanza ad un pubblico selezionato ma vasto. Perché portare oltre 500 persone in questa isola è davvero un’impresa titanica. Un’equivalenza di 2000 persone in qualsivoglia altra location. Dimenticavo l’unico festival ad avere un regista alle spalle, l’occhio artistico ed intrigante di Alejandro Rumolino che produrrà abreve un videoclip compendio di quei momenti.

E allora Luca è già iniziato il mio conto alla rovescia per Capri 2010.

Forse manca ancora qualcosa … il canto delle sirene, ma può essere benissimo il compas del tango, quel suono che ammalia e trasforma questo lungo week-end in un ricordo indelebile della vita.

Le Samourai: Frank Costello faccia d'Angelo


FRANK COSTELLO FACCIA D’ANGELO.

Quando Alain Delon solo e disarmato scende nel club a farsi ammazzare , sembra un antico sacerdote pronto ad officiare la sacralità liturgica della morte. Frank Costello faccia d’angelo tramortisce con il suo straniamento, l’arcaicità e iteratività delle azioni, il trench molto francese di Delon. Alain è unico, incredibilmente splendido nella sua neutralità, in quello sguardo freddo e privo di emozioni che pervade questa pellicola del re del noir d’oltralpe. Melville. Introdotto da una “falsa” citazione del bushido, Costello è un moderno samurai che riceve ordini dal misterioso mnandante per “esecuzionare” il malcapitato di turno.

Dobbiamo però ricordarci che “Non c’è solitudine più profonda di quella del samurai, eccetto quella di una tigre nella foresta, …”.