lunedì 27 aprile 2009

L'impero del suono: Teatro Saschall&Firenze tango festival


Ogni volta che varco la soglia del teatro Saschall a Firenze, in occasione del Firenze Tango Festival, resto qualche secondo stranito ed in muto religioso silenzio. Lo stesso quando effettuo il check sound confrontandomi con i tecnici sul suono. Le milonghe e i grandi festival tangueri spessissimo godono di un'acustica mediocre o pessima, al di là del service e dell'impianto. Colpa della Location. Ma il pubblico sembra fottersene, o forse ha un callo consolidato che si è trasformato in verruca indolore. A Firenze no. Il Saschall lo chiamo l'impero del suono. Questo il luogo scelto da Patricia e Matteo per il loro Firenze Tango festival. Ed è un omaggio strepitoso, ad un pubblico forse inconsapevole. Il suono che si sente e si spropaga, ad ogni angolo del luogo è perfetto, fedele all'incisione e , togliendo la cuffia ascolto in sala la stessa qualità sonora. Miracolo. E' l'impero del suono. ne provo i brividi ancor ora a parlarne.

Slave to the ....Grace Jones


E' ritornata con un nuovo disco dopo un bel pò di tempo. Suggestivo ed interessante. Ma la notizia più bella è che il tempo è un concetto che non infierisce sulla grande regina della disco music: l'algida ed androgina Grace Jones. Slave to the Rhythm, questo uno dei suoi hit più celebri, ma io ricordo una versione strepitosa di Libertango per la pellicola Frantic, oltre a Pull up to the Bumper. Una regina unica ed indimenticabile, l'icona del futuro e del futuribile nei dorati anni'80. Piovuta da un pianeta alieno, a gravitare fra i "piccoli umani". Saremo sempre asserviti allo "Slave to the Rhythm"! Quando il barocco venne violentato dalla tecnologia...

Pointer Sisters


Quattro sorelle terribili in grado di contaminare con estrema disinvoltura estensioni vocali gospel con i ritmi travolgenti della disco classica. Le Pointer Sisters. Una macchina da hits ineguagliabile nel periodo d'oro della musica da club a stelle strisce. Riascoltare i loro classici, da Fire a Slow Hand, fino ad Automatic, Jump, Neutron, I'm so excited equivale a guidare per un'autostrada all'insegna di elettronica e pop. E su tutto, la magia di Break Out!

Taccuino di un vecchio sporcaccione


Ubriachi, violenti e pacifici, lerci diseredati, puttanieri, falliti, gente che l'ha preso sempre in c..o dalla vita devono rendere omaggio al loro grande ed inimitabile cantore: CHARLES BUKOWSKI. Il poeta della strada, delle sbronze, delle t...e da quattro soldi. Ringraziare quel capolavoro assoluto che è Taccuino di un vecchio porco. Bukowski con una prosa semplice ma efficace e tagliente come un bisturi incide profondamente la memoria e coscienza collettiva dei borghesi, delle signore per bene che ce l'hanno sempre profumata, irridendo falsi miti d'oggi. Un autore entrato nella leggenda che fa venir voglia di sbronzarsi e di ridere grassamente di fronte alla mala sorte e all'inutilità dell'affannarsi umano.

Il tribunale, secondo Durrenmatt


Una verità opprimente come solo la verità sa esserlo. La Verità con la V maiuscola che la legge cerca di imbrigliare, senza giungere al suo fine. Maestro assoluto del poliziesco interiore, che al di là dei colpi di scena esplode nella psiche umana, Friedrich Durrenmatt ne Il Giudice ed il suo boia dipana questo tema fino all'ossessione rendendo paradigmatica la condizione di chi giudica e di chi è giudicato davanti al tribunale assoluto della verità. Un racconto agile eppure lunghissimo per le sensazioni ed i rimandi che esemplifica come tra vittima e carnefice forse i ruoli sono intercambiabili. Un Durrenmatt al suo massimo e di cui riporto una citazione "
"Così il male l'aveva sempre ripreso nel suo cerchio, il grande enigma, una fascinosa tentazione di risolverlo."
Geniale.

Adelphi, passepartout per gli iniziati


Strategie culturali del potere iniziatico. Così recita il sottotitolo di un affascinante libro di Maurizio Blondet "Gli Adelphi della dissoluzione". Stampato da una piccola casa editrice milanese, la Ares, questo volume è un viaggio iniziatico e teologico alla scoperta dei misteri che legano una delle case editrici più snob, la Adelphi, ad alcuni dei pensatori più controcorrente. una lettura densa di citazioni e rimandi, nondimeno suggestiva dove scorrono come un fiume di correnti misteriose, i nomi di Guenon, Bataille, Cacciari, Daumal, Zolla e del patron della Adelphi, Calasso. L'incipit con l'intervista al filosofo Massimo Cacciari è interessante, e al di là di qualche dietrologia apre a molteplici letture. Quando si dice che il mondo contemporaneo ha perso il rigore del Sacro... e forse dell'Anticristo?. Da leggere con avidità.

martedì 21 aprile 2009

Ho un tango che tu non hai!!!


Come c...o è possibile che il pubblico pensi a me come un esperto solo di tango? Amo la musica a 360°, e chi mi conosce sa che possiamo discorrere dei generi musicali più disparati, dal post punk, all'industrial tedesco, al Goa trance, al Grunge, alla Fusion, al rock sudista, a Luigi Nono.
Nonostante ciò spesso arrivano in consolle trafelati, mascherati da un sorriso buonista e co...one, dicendomi tronfi: ho un tango che non hai oppure questo si può ballare benissimo. Arriva tosto il seguito: me lo metti?
Ma, forse te lo metto ...
Oppure se non lo metto ci sarà un motivo.
Forse non è proprio da milonga.
Che follia, prima o poi arriveranno a chiedermi Laura Pausini, e io per vendetta metterò Albano.

Sunset Limited: Cajun noir


Il male assoluto non ha valore metafisico ma è un fenomeno radicato nell'uomo. Forse inchiodato nelle paludi della povera Louisiana. Sunset Limited è il noir capolavoro di James Lee Burke. L'Odissea di Dave Robicheaux, un detective che sogna di godersi la pensione, rilassarsi dopo i (ne)fasti del Vietnam. Ex alcolizzato, ed ex agente della omicidi è richiamato ad indagare sul caso Jack Flynn, un sindacalista trovato crocifisso ad un granaio. Da questo evento scenderà nell'abisso cosmico del male che si annida nel Sud degli Stati Uniti. Un Sud che puzza di whisky e trasuda ancora il razzismo sudista. Burke costruisce un mosaico perfetto dove varie storie corali e disperate, Ellroy docet, sprofondano e galleggiano nella melma dei sentimenti umani.
Ah, dimenticavo: sunset Limited è il nome del treno che portava i più disperati dell'Est in cerca di fortuna e di sogni di gloria in California.

Noir urbano latino: IL BUFALO DELLA NOTTE


Spesso, quando si parla di noir viene in mente la classica città degli U.S.A., ambienti sordidi e malfamati, detective in trench logori. Questa volta segnalo uno stupendo noir ambientato a Città del Messico, crepuscolare nelle atmosfere e nei sentimenti. Ne "Il Bufalo della Notte" si intrecciano le storie di tre amici avvinghiati da un destino beffardo e crudele. Più beffardo che crudele. Il protagonista Gregorio soffre di una violneta forma di schizofrenia ed il contatto con la realtà è sempre più labile. Ad un certo punto scompare. Lasciando nell'angoscia e nel dubbio il suo miglior amico Manuel che nel frattempo è diventato l'amante della sua ragazza, Tania. L'amore e l'amicizia virile che si confondono in un coacervo di sensazioni fluttuanti fra il nulla nichilista e l'emergere ontologico della realtà. Dolce sembra scorrere la notte, anche se questo è il momento dove si rivangano i ricordi ed il passato. Ho amato alla prima lettura questo romanzo di Guillermo Arriaga, che reputo il più grande scrittore latinoamericano vivente capace di tradurre una realtà romanzata con cifra cinematografica. La sua scrittura è un'istantanea perfetta di un ciak e segue gli stilemi prorpi della narrazione filmica, risultando oltre modo avvincente. Per capire il rapporto biunivoco della sua prosa metafilmica consiglio anche di visionare una stupenda pellicola dove Arriaga è sceneggiatore: 21 Grammi.
Ne seguirà, claro que si un post.

domenica 19 aprile 2009

Torino tango festival: Come eravamo.


The way we were!!! "Come Eravamo". Il titolo di un famoso film anni'70 che lanciò nel firmamento di Hollywood, Barbra Streisand e Robert Redford. Non voglio qui parlare però di cinema, ma di Tango. Del Torino Tango festival che quest'anno con un'iniziativa sui generis mi ha fatto riflettere sull'ontologia del tango, e del suo divenire....panta rei.
Nella cornice del Lingotto, lo storico edificio celebre per la pista ottovolante all'ultimo piano, pista prove della Fiat, questo Festival organizzato da Stefano Giudice e Marcela Guevara, riunisce ogni anno più di mille tangueros da ogni angolo del pianeta. Con un cast di maestri strepitosi, il gotha del panorama mondiale e la musica dal vivo di grandi orchestre. In quest'edizione anche il genio musicale di Mosalini, punta di diamante dei bandoneonisti.
Domenica di Pasqua, mentre suonavo al Festival, ho scoperto d'incanto che di lì a poco un'esibizione di tutti i maestri avrebbe interrotto la mia selezione. Non un'esibizione classica, ma uno show che avrebbe riproposto il tango di dieci - vent'anni fa. L'occasione era rappresentata dalla commemorazione, ad un anno simmetrico della sua scomparsa di Pedro Monteleone, una delle figure più carismatiche e significative nella storia del tango. Senza abusare affatto dei termini, un Maestro dei Maestri". Dopo un filmato con riprese inedite del maestro appena arrivato in Italia e delle sue prime dimostrazioni con Marcela, d'incanto in pista si sono avvicendate tutti gli artisti, ballando con coreografie, passi e stili di lustri passati. "Come Eravamo". Ed allora, a ruota, Javier e Stella con uno scintillante Quejas de bandoneon, Joe e Lucilla con un pirotecnico Derecho Viejo, Esteban e Claudia in uno storico Pata Ancha, Erna e Santiago in un ricercato Pugliese, Sebastian e Mariana leggiadri in un classico di Monteleone quale Desde el Alma, Chicho e Juana solenni, classici e densi in un soave Bahia Blanca.
Grande il tributo del pubblico, che ha apprezzato qualcosa che non vedeva più da tempo, enrosque, giro, salti..., pose plastiche.
Geniale!Ho riflettuto il giorno seguente su come dieci anni nel mondo del tango siano un'era geologica. Quasi il passaggio da una civiltà ad un'altra: il transito dal mondo egizio alla civiltà minoica, il Rinascimento che cede il passo al manierismo ed al barocco.
Dalla consolle osservo spesso la gente che balla e noto come siano cambiate le posture, i passi, le interpretazioni musicali, i gusti. Chi oggi fa un enrosque in pista?oppure chi oggi non fa una volcada o una colgada? A chi oggi non piace Donato?Quale maestro dieci anni fa non piazzava fra le sue coreografie o dimostrazioni almeno un Pugliese?
Quando termina una milonga penso sempre che sia passata un'eternità!Un anno nel tango è una vita, luoghi che aprono e chiudono, tangueros che si affacciano ed altri che scompaiono.
Coppie sulla cresta dell'onda e subito dopo avvolte nell'oblio. Il compas del tango, alcune volte lo avverti sulla pelle.
Grazie Marcela e Stefano per avermi fatto riflettere su quante vite, umori, siano passati negli ultimi, miei primi dieci anni di tango. Ed il tutto per merito di un Homenaje al Maestro Monteleone ed al suo stile.
Vorrei congedare i lettori idealmente sulle note di Bahia Blanca, il classico di Di Sarli ballato con una leggerezza ed una dimensione intima senza eguali di Chicho e Juana.
"Come eravamo"... fra un pò dovrei scrivere anche del "Come Saremo..."