martedì 15 dicembre 2009

Romanzi in tre righe


La formula Fénéon secondo il suo inventore: una riga per l’ambiente, una per la cronaca più o meno nera, una per l’epilogo a sorpresa. Leggere per credere.

Lo sguardo acuto e disincantato sulla realtà... crudele e non redenta.

venerdì 11 dicembre 2009

40 anni fa


CHI L'HA MESSA?

giovedì 10 dicembre 2009

Quanti sanno ballare Pugliese o DiSarli, o del braccettino tira sciacquone parkinsoniano.



Sono appena tornato dal Festival di Mantova di cui scriverò appositamente in un post dopo aver digerito "la sbronza tanguera". Idem farò per la Maratona di Napoli, devo far decantare le emozioni. A Mantova esibizioni stupende, gran pubblico, ottima energia, mood e feeling giusto. Un dubbio però mi assale dentro, come un tarlo che già da tempo mi rode, e dopo aver visto le grandi performance di Chicho y Juana, Sebastian y Mariana ancora maggiormente. Quanti tangueros, e quanti maestri, argentini e non, riescono e sanno ballare Pugliese e Di Sarli? Intendo quanti riescono e sanno ballare Emancipacion, Los Mareados, Bahia Blanca, El Ingeniero? Dal pulpito della consolle dove spesso officio il rito della milonga scorgo invertebrate mollezze e disordini posturali, atletismi eseguiti al di fuori della musica cercando di beccare talvolta a ca..o un tempo, una battuta. Encefalogramma tanguero piatto: si balla tutto alla stesso modo, senza variazione, di ritmo, melodia o interpretazione. Non ne faccio un discorso di valore, o gerarchie di autori. Pari dignità e valore per tutti, ma il braccettino tira sciacquone parkinsoniano che batte il tempo, riesce a rallentare sulle note di Pugliese o Di Sarli?

Sangue sulle mie mani: PUSHER 2


Un ritratto impietoso e crudele della durezza del mondo cirminale senza cadere in facili gigionerie o sentimentalismi. Siamo dalle parti di Pusher 2. Sangue sulle mie mani, recita il sottotiolo in italiano, più che mai appropriato. Ed è un altro capolavoro di Nicolas Refn, un geniale regista danese, altro che il pluricelebrato Von Trier. Zig zagare nervoso della macchina da presa, atmosfere da tragedia greca per raccontanre e non celebreare il criminale Tonny ed i suoi sforzi durissimi per iuscire a venire a capo del mondo civile. Attendo con ansia il terzo capitolo.

Il Salvadanaio del prog...


Uno scrigno dove gelosamente custodire i segreti del progressive rock. Forse , in ultima sintesi, può essere questa l'idea dell'omonimo album, con leggendaria custodia a forma di salvadanaio, dei Banco del Mutuo Soccorso. Su tutto domina la possente voce di Francesco Di Giacomo e i tappeti sonori creati dalle tastiere dei fratelli Innocenzi. ... "Il Giardino del Mago" con i suoi 18 minuti, lirismo puro. Un genere troppo colto e difficile il prog, per quanti ricercano l'orecchiabilità ed il ballereccio...
e poi Big Di Giacomo non è molto sexy, ma la voce, ... la voce...

Pankow: da Firenze l'algido soffio dell'industrial music


La gelida alchimia della musica industriale / elettronica dei primi '80 sbarca in Italia con un fragore sonoro assoluto dove il silenzio si fa più roboante del frastuono. Firenze, altera e sanguigna città ai margini del rock fino ad allora, divien la fucina irripetibile di talenti dark e rockers oscuri che fanno del malsano cogitare una lente d'ingrandimento del mal di vivere di fine secolo. Maurizio Fasolo e Paolo Favati fondano i Pankow, mutuando il nome da un quartiere dell'allora Berlino Est. Un'esperienza irripetibile per la scena musicale italiana, abituata a mandolini, festivalbar, sanremo ed altre stron..te affini. Comer per incanto si materializzano, ad ogni loro concerto, i fantasmi di colleghi illustri, dai Joy Division ai Cabaret Voltaire, i Suicide del grandissimo Alan Vega, le sperimentazioni claustrofobiche e cacofoniche dei Throbbing Gristle. Un talento incredibile garantì a questo gruppo una notorietà al di fuori dei nostri confini e , assecondando un triste motto, nemo propheta in patria est, l'Italia li accettò a stento, come un parto riuscito male. Gisela e Treue Hunde sono i miei lp preferiti, autentica summa dell'opera dei pankow anche se la loro difficile reperibilità fa preferire "The Art of Gentle Revolution", un boxset imperdibile per quanti negli anni'80 impazzivano per i Depeche Mode e si accrosero che anche nel nostro Paese, le menti migliori ... lavoravano...

Statuto, o del Mod all'italiana


Torino 1983. Questa la data cruciale per tutto il fenomeno del Mod in salsa nazionale. Nascono ufficialmente gli Statuto che prendono il nome dalla storica ed omonima piazza del capoluogo piemontese. Una band leggendaria per certi versi, che dal mondo underground è approdato a quello delle major, per poi ritornare nell'underground con una fugace apparizione sul palcoscenico sanremese dell'Ariston. Echi di ska, Madness e Specials, con liriche poetiche che affondano nel sociale. Il loro capolavoro è probabilmente Zighidà, prodotto dal mitico Gianni Maroccolo. Di certo nella penisola, il movimento mod è stato numericamente marginale rispetto ad altri fenomeni giovanilistici, ( punk, grunge, metal, rock)ma di sicuro grazie agli Statuto più di qualcuno pensava di trovarsi nella swinging London. Da ascoltare la ironica ed irripetibile "Abbiamo vinto il Festival di Sanremo", divertissement leggero e sardonico, che con tono scanzonato beffa l'establishment musicale. Statuto, go for it!