lunedì 31 agosto 2009

Nostalgia: Paranoid


Youtube, o del vaso di Pandora. Perché i tanti ricordi visivi del passato segnano inesorabilmente l’età che avanza ed un tempo che sembra essere remoto. Quando barlumi di incertezza erano inequivocabilmente soffocati dalla progettualità futura. Ed allora giorni fa ho rivisto tanti videoclip musicali che non visionavo da vent’anni. Tra questi un Paranoid d’annata con i Black Sabbath al masimo del loro fulgore. Densi, sinistri, inquietanti, capaci di ispirare con quell’hard rock sporco e venato di blues, paure serbate negli antri più reconditi della memoria. Su tutti il riff epocale della guitar di Tony Iommi e la voce diabolica di Ozzy Osbourne. Erano i leggendari seventies!

Fuoco Fatuo


Film e libro. Spesso i due supporti sono conflittuali in merito alla qualità della storia narrata. Ma in questa occasione io consiglio di approfondire il tema con ambedue. Fuoco Fatuo. Una storia maledetta, come dannato è stato l’autore del romanzo, il collaborazionista Pierre Drieu la Rochelle, che alla vigilia della liberazione di Parigi dall’assedio nazista si suicidò. Una storia tragica che autobiograficamente segue nelle vicende del protagonista, Alain, il suicidio di un amico di Drieu, il pittore surrealista Rigaut, ed il dramma intero di una generazione ribelle, sospesa fra l’elan vital inscenato dal nazismo ed il crudo impatto con la realtà. L’atto estremo di togliersi la vita diventa così la tappa finale di un cursus umano che, macchiato dalla droga e dalle sconfitte, rimane l’extrema ratio come segno ultimo di protesta verso la realtà. In Alain c’è il ritratto di una gioventù anticonformista, ribelle ( ma non senza causa), che ha vissuto i drammi del primo conflitto mondiale, ma inizia a provare orrore per le stigmate che già sono segnate dall’imminente secondo. Il fuoco fatuo di lottare contro il proprio destino.

Ichi the Killer, yakuza-movie sui generis


L’estetica del dolore nell’universo orientale ha una valenza che supera la sterile immaginazione, in questo campo, di noi occidentali. Ichi the Killer è un film estremo, come solo i grandi yakuza-movie sanno esserlo, capaci di impattare con un’agonia formale ed un montaggio parossistico ed ipercinetico nel cuore del pubblico. Qui è lo scontro tra due weltanschauung, quella del protagonista, eroe represso capace di insorgere se provocato con violenza incredibile e quella del suo antagonista, pervertito sadomaso capace di immolare la sua anima, ed il suo corpo nel credo della carnalità del dolore. Ma il messaggio più intenso che riesco a cogliere è quello di dover necessariamente filtrare la crudezza a volte non sostenibile delle immagini e quindi delle apparenze per abbeverarsi alla fonte primaria della vita. E se avessimo bisogno uno sciamano?

Lo Spettro: la risata diabolica di Barbara Steele


La risata diabolica e disperata di Barbara Steele alla fine della pellicola, dopo essersi resa conto che suo marito ha ingurgitato il veleno vale la visione dell’intera pellicola. E qui parliamo di un capolavoro del gotico nazionale, per anni ingiustamente reietto e scraventato nel limbo del b movie. Lo Spettro di Riccardo Freda, film del 1963, evoca quell’angoscia interiore che si crea velocemente quando ci si rende conto di essersi spinti troppo in là, in un piano diabolico che ci ha avvinghiato senza alcuna speranza. Due amanti che pensano di essersi sbarazzati troppo infretta del terzo incomodo ed invece un sordido spettro appare per far quadrare i conti, ma la vendetta è totale ed avvolge tutti i protagonisti inghiottendoli in un rigurgito cromatico e di violenza. Forse difficile da trovare , ma per provare un brivido in una calda notte estiva…