lunedì 30 marzo 2009

Sade/Pasolini


Quattro come numero della morte. Quattro sadici signori, rappresentanti delle quattro sfere del potere, il monsignore (Ecclesiastico), il duca (Nobiliare), l'eccellenza (Economico) e il presidente ( Giudiziario) sequestrano in una villa per 120 giornate un gruppo di ragazzi e ragazze rastrellati tra partigiani per sottoporli ai propri piaceri. Al termine non può che esserci la morte. In un crescendo parossistico di violenze, crudeltà ed efferatezze senza limiti, Pasolini propone il leggendario romanzo sadiano in chiave visiva, catapultandolo all'epoca della Repubblica Sociale di Salò, considerato dall'autore il momento storico del disfacimento assoluto dell'umanità. I quattro gerarchi impongono ai ragazzi un assurdo regolamento che propone promiscuità sessuali, coprofagia, scatologia, sevizie, torture e sadomasochismo, pena capitale per chi non obbedisce. A rendere ancora più assurdo il film, una colonna sonora straniante che nei momenti più drammatici, insostenibili per i più, propone musiche divertenti, allegre e rilassate. Nei gironi di Sade/Pasolini non c'è redenzione o speranza, ma la constatazione che l'umanità si è alienata nei beni materiali e la contemporaneità è il punto di non ritorno. Il regista spinge qui all'estremo la sua riflessione sulla dialettica marxista tra padrone e schiavo non trovando altra risposta che la morte. Quella morte stessa che non gli permise di vedere compiuta la sua opera perchè uno scherzo del destino gli tolse la vita in un'assurda fine all'Idroscalo.
Ancora oggi il film dà scandalo, non a caso nessuna televisione ha mai osato programmarlo: forse perchè non siamo ancora cambiati da 30 anni?

Viaggio al termine della Notte


Non c'è distruzione e morte senza riso, non c'è sangue, carne putrefatta e lordura senza la potenza del verbo. Il verbo soprattutto, quella parola gravida di contra pzione sillabica che in un autodafè sadico si prostra solo al silenzio della punteggiatura. Avevo diciotto anni quando mi sono abbandonato per la prima volta all'euforia folle ed al ghigno mefistofelico di Céline, il più grande romanziere del XX sec. Non ho esitazioni alcune, come non faccio torto a nessuno se parlo di Viaggio al termine della notte come il più grande romanzo del secolo scorso. Un'odissea incredibile fra gli orrori della guerra, lo scandalo della scoperta di un'umanità disumana, dove l'olezzo ed il tanfo dei bisogni corporali si unge dell'assurdità e delle brutalità dei conflitti. Osteggiato in vita, ed anche da morto, da una moltitudine di idioti che ne riducevano la grandezza a causa delle sue scelte politiche, Céline, il dottor Destouches, creato secondo Bernanos da Dio per dare scandalo, è stato il più visionario ed assoluto protagonista della letteratura europea del '900. E con lui a distanza di settant'anni ci perseguita il suo fustigare i costumi e la stupidità umana, ma soprattutto la grandissima prosa di Celine. Parole che si rincorrono, lottano fra di loro creando una musica, anzi una sinfonia, ...la sinfonia della Storia.
Il Viaggio è il suo romanzo che più amo, ma tutti sono straordinari, però andiamo in ordine cronologico, quasi per un climax wagneriano, per accogliere questa prosa che si sfalda e si dissolve.
Una sola avvertenza, dal Viaggio non si esce mai più, è il Maelstrom della Letteratura....
l'Ade del verbo.

domenica 29 marzo 2009

Oceano di suono


Spesso mi capita di imbattermi in prolungate conversazioni sulla musica contemporanea, a 360°, dal pop al rock, al rap, al tango, all'house, alla world music. Ad un certo punto mi chiedono così a bruciapelo, ma che bisogna leggere per capirci qualcosa? Avocando una frequente mancanza di tempo necessaria a consultare riviste, fanzines, siti internet, blog e poliedrici testi. Allora io consiglio un solo libro: David Toop "Oceano di suono". Insieme Bibbia, Vangelo e Scritti Apocrifi. Non dico altro.

Paul Auster: la crisi narrativa di un genio


Stavo guardando distrattamente il TG delle 13.30 su RAI 1, aspettando le immagini della vittoria dell'Italia di Lippi sul Montenegro e quelle della disfatta delle Ferrari. Poi, nella rubrica Benjamin diretta da Riotta, una lunga intervista, per i tempi condensati del TG, a Paul Auster. Un vero e proprio mito per chi ama la letteratura americana ed in particolare newyorkese degli ultimi anni. Chi non ha letto la Trilogia di New York, Timbuctu, Esperimento di verità, Smoke...? L'autore era a Pordenone per un convegno e ricordava come il giorno dell'11 settembre mentre stava aspettando un giornalista radiofonico per un'intervista nella sua casa di Brooklyn, ricevette una telefonata con cui quest'ultimo era costretto a disdire l'appuntamento perchè doveva scrivere in velocità un pezzo per un improvviso incidente alle torri gemelle. Auster si affacciò e vide in quel preciso istante, in lontananza un aereo schiantarsi sulla seconda torre. In quel fatidico istante capì che non poteva essere un attentato. Nei minuti successivi, Auster, che è dotato di uno sguardo profondamente magnetico narra di come l'odore di carne bruciata, la puzza della plastica incendiata e delle macerie fumanti, gli abbia impedito di scrivere. In tre minuti, televisivamente parlando, Auster ha dato involontariamente una lezione di scrittura incredibile. Oggi mi è venuta d'improvviso voglia di scrivere, quanti post partorisco oggi pomeriggio...

Eros e Thanatos: il romanticismo necrofilo di Buttgereit


E' ovvio che non posso consigliare a tutti i miei lettori questa pellicola, perchè eccessiva. Una volta si sarebbe detto, troppo disturbante per il conformismo piccolo borghese, ma la caduta del muro ha abbattuto anche certe espressioni vetero comuniste. E' ovvio che dicendo ciò posso ossessivamente spingervi alla sua visione. Nekromantik: il sogno erotico necrofilo di Jorg Buttgereit. Soltanto in Germania riescono a coltivare simile passioni? La trama? Si parla di un giovane impiegato in una ditta incaricata di raccogliere cadaveri per le strade, che con la sua compagna condivide una strana passione. Collezionare e conservare in formalina arti umani, mutilando le salme. Un bel giorno il protagonista ritorna a casa con un cadavere intero suscitando grande morbosità nella sua donna ed iniziando uno strano triangolo amoroso che lo porterà ad un tragico epilogo. Una volta licenziato dalla sua ditta, verrà abbandonato dalla propria donna che fuggirà con il cadavere. Buttgereit riflette sulle perversioni borghesi e sulla società feticistica di fine millennio attraverso la lente, subdola e perversa della necrofilia. Ne esce un ritratto impietoso e senza redenzione. Eros e Thanatos della visione, ma solo se si ha uno stomaco super forte. Per me comunque rimane un romantico b-movie e mai il regista lo eguaglierà.

Il più sadico dei western: I Quattro dell'Apocalisse


Quanto adoro questo atipico, sadico e crudele tardo western italiano. A parte l'amore viscerale per Lucio Fulci, i Quattro dell'Apocalisse, infarcisce il western alla Sergio Leone di fantastiche venature horror e psicopatiche. La trama: quattro sgangherati con a leader un tosto Fabio Testi, si scontrano con un tostissimo Tomas Milian che fa il verso a Charles Manson. Milian si fa di peyote, scuoia vivi gli sceriffi, stupra le donne ed ammazza infanti. Ma Testi alla fine si incazza e lo fa fuori a rasoiate. Quello che si definisce oggi uno stracult, che addirittura essere promosso in edicola in abbinata con la Gazzetta dello Sport!. A rendere ancora più imperdibile la pellicola una colonna sonora in gran forma di Frizzi, Bixio e Vince Tempera, all'epoca quest'ultimo non lavorava ancora per la Corrida di Gerry Scotti. All'epoca era difficile vederlo perchè addirittura lo bollarono con il vm18anni, una rarità per il western. Recuperatelo e godrete del genio di Fulci e del genio del tardo western all'italiana!

Giudecca da cartolina horror:Nero veneziano


Mixate Il Presagio e Rosemary's Baby, senza avere nè Gregory Peck come attore o essere Polanski dietro la macchina da presa, ma con l'unico vantaggio di una Venezia livida e opprimente quale scenografia. Ne verrà fuori un mediocre risultato, godibile solo per l'ambientazione appunto. Nero Veneziano pellicola del 1978 di Ugo Liberatore ancora oggi, sono passati ormai trent'anni, denota che spunti interessanti e scopiazzature non bastano a sorreggere un intero film, e soprattutto l'idea dell'ingravidamento demoniaco di una vergine da parte del maligno, non fa cagar sotto nessuno. Piuttosto consiglio il film a quanti vanno alla ricerca di quella Venezia minore, decontaminata dalla percezione visiva del turismo medio che la pellicola regala. Esemplare è allora lo sguardo sulla Giudecca, sottile lembo-isola fronte Zattere. Una Giudecca super popolare dove mancano ancora tutti i vip e il Molino Stucky non è ancora diventato l'Hilton Hotel. Cinema di genere, ma con ottime immagini. Ed allora stampiamo delle cartoline, pardon mandiamole ormai via mail, via mms....

I'm your pusher, Curtis Mayfield


Quanti film avete visto della Blaxploitation? Non credo tanti perchè la loro reperibilità è piuttosto ardua. Ma se ve ne dovesse essere capitato soltanto uno, all'80% potrebbe essere Superfly, con la splendida colonna sonora di Curtis Mayfield. E' raro che questo genere di album possa essere pienamente autonomo al di fuori del contenuto visivo, ma questà è una felice eccezione.Ed allora tuffiamoci nell'organo rutilante ed infarcito di ottoni ne Little Child, le chitarre distorte di Give Me your love, per arrivare ad i masterpieces Freddie's Dead e Pusherman. Il soul di Chicago, rispende imbastardendosi dei b-movies polizieschi neri. Il cinema diventa quindi, attraverso una parossistica rilettura della violenza urbana, il veicolo del riscatto sociale per la gente dei ghetti, e mayfield ne fu l'alfiere. Imprescindibile anche questa chiave di lettura per Superfly, ma io amo alla follia la musica, quegli intuiti che diverranno felice manierismo e arguti stereotipi in tanta black music degli anni '80 e '90. Che genio quel Mayfield!

What's going on... Marvin gaye please!


Nessun turbinio di voci e nessun sax imprime così tanta sensualità e voglia di un caldo abbraccio carnale come in What's going on, capolavoro assoluto di Marvin Gaye e della musica pop dello scorso secolo. Forse solo la libidine lasciva e lussuriosa dello stesso Gaye in Sexual healing, può reggere lo stesso passo. Avrò ascoltato il disco protagonista di questo post, centinaia di volte, e non mi annoio nel lasciarmi trascinare dalle melodie contrubanti e dalla voce cristallina, arrogante nella sua bellezza, di Marvin Gaye. Nove tracce di rara bellezza, che rende quasi impossibile farne prevaricare una sull'altra, anche se i miei rates vanno oltre alla title track, anche a Mercy e Inner City Blues. Anche la cover mi mette i brividi: lo sguardo sognante del cantante cui di lì a poco verrà tragicamente spezzata l'esistenza. Numerose sono le leggende circolanti su questo che rimane il più grande successo di sempre dell'etichetta nera Motown, cui rimando i molteplici testi affiorati sul tema. A me resta l'emozione, troppo personale di essere avvolto ogni volta che l'ascolto in quel tappeto sonoro unico e credo che sia forse uno dei pochi dischi per cui valga la pena di "piangere". Piangere per la gioia di un capolavoro irripetibile, per un'esistenza stroncata in anticipo, per l'afflato di un'epoca che non tornerà mai più.

It's a family affair: Il genio di Sly & the Family Stone


It's a family affair. Così recita il refrain verbale più famoso di una leggenda della musica soul: Sly & the Family Stone. Dalla mitica San Francisco degli anni'60 parte questo combo multirazziale, uno dei primi in assoluto, caratterizzato dai fratelli Sly e Freddie, che per lungo tempo dettò influenza in tema di soul, funky, pop di classe, ed anticipando perfino l'hip hop di vent'anni dopo. Tra i successi tracks quali Thank You, If you want me to stay, Love City. Ma io trovo seminale questo ensemble per l'uso spregiudicato del basso in slapping, a distorcere e violentare quel sound ritmico endemico della black music dell'epoca. Un gruppo prolifico che di sicuro raggiunse l'acme nell'album There's a riot goin'on, e, introducendo un'altra digressione tecnica, nell'utilizzo per primi di una batteria elettronica all'interno di un hit: nello specifico Family Affair. A tutti consiglio però di recuperare qualche video di Woodstock e vedere chi insieme a Jimi Hendrix e Santana fu realmente il mattatore di quell'irripetibile appuntamento. Il grande Sly Stone. Triste epilogo, una squallida storia di dipendenza che gettò nell'immondizia creativa, alla faccia di chi dice che la scimmia aiuta, il suo leader, cui diedero il resto forti conflittualità interne. D'altrone la leggenda ci dice che è solo, a family Affair!

sabato 21 marzo 2009

Oracolo tanguero


Venerdì prossimo all'Amusement Park, la storica milonga padovana, si svolgerà una serata in memoria di Maurizio Ennati, uno degli organizzatori del celebre venerdì milonguero a nordest, deceduto qualche anno fa in un tragico incidente. Questa evento mi richiama una lunga riflessione che coinvolge altri due amici, sempre del giro tanguero, scomparsi in simili circostanze, Armando e Massimiliano: come lo vivrebbero oggi il tango?Le sue innovazioni? Le mille scuole ed altrettanti locali che infestano in maniera fungiva il suolo nazionale? Certo ne sono cambiate di cose negli ultimi anni: in primis the way you dance, oggi tutti fanno colgade e volcade, o meglio cercano di farle ed il modello Geraldine/Gavito per vari motivi si è eclissato. Anche se sacche di ortodossi resistono alle mode ed alla usura del tempo. Avrebbero apprezzato le musiche selezionate dai novelli( non in termini anagrafici) d.j. in consolle, pardon al computer? La crisi sta anche spingendo a comprimere più figure in una sola personalità: maestro, organizzatore, dj, trombatore di allieve sole, in un'orgia dionisiaco-milonguera. Ma soprattutto mi interrogo, avrebbero continuato ad amare il tango?

You really got me!


Capita che una grande band per quanto seminale riceva dalla storia ben poco dai suoi frutti. E tutto per vari e validi motivi: mancanza di sex appeal, congestione di grandi band, profonda innovazione. Il caso dei Kinks, che con You really got me spodestarono dal trono delle charts anche i Fab Four. Nel riff satanico in cui attacca il pezzo, nel refrain c'è la quintessenza dell'hard rock e dell'Heavy a venire. Ma siamo solo nel 1964. Era troppo avanti il genio di Ray Davies. Oggi ad oltre quarant'anni di quel fecondo parto, in una fresca giornata primaverile mi godo per l'ennesima volta quel riff da leggenda. YOU REALLY GOT ME!

Dark Star & LIve Dead. The Parable of Grateful Dead


La torrenziale potenza degli album dal vivo. La torrenziale potenza dei Grateful Dead. Una semplice equazione per quella che forse è stata una delle più grandi band open door del pianeta. Jerry Garcia ed i suoi hanno rappresentato il controcanto oscuro, sadico, nerocosmico della psichedelia ridente e sognante della Baia. Live Dead è uno stupendo doppio vinile del 1969 che immortala il fulgore di un combo rimasto per sempre nei cuori di chi ama il lato nero della psichedelia.
Il country blues più tradizionale viene violentato dalla chitarra e dalla voce selvaggiadi Garcia, proiettato verso l'infinito, il nulla, il percepire un medley di sensazioni che picchettano l'epidermide. Siamo nei territori di Dark Star il capolavoro ogni epoca. Il momento sublime in cui ci sediamo di fronte all'infinito per riflettere su di noi, usando come metronomo il battito cardiaco, stemperato in un trip lisergico. What an attitude!

Silver Surfer, l'araldo dell'infinito


L'ansia di libertà, dalle costrizioni e convenzioni borghesi, incrociata con il rutilante edonismo visivo della Pop Art e la controcultura dei sixties. Un humus profondo e denso per il più solitario ed innovativo personaggio dell'universo Marvel: SILVER SURFER! Norrin Radd ha offerto la propria vita in cambio della salvezza del suo pianeta e riceve dal distruttore dei mondi Galactus, una dote di poteri illimitati. Ma il corredo comprende anche una pelle argento sfolgorante ed una semplice minimale tavola da surf con cui solcare i silenzi dell'universo. Abbastanza per farne un grandissimo personaggio, che si nutre dei problemi dei giovani del '68, alla vigilia di eventi forieri di mutazioni socio - comportamentali gravidi di ferite insanabili nel rapporto con la società. Surfer è sempre tormentato, e soprattutto vive nell'incapacità di farsi accettare in pieno ( o parzialmente) dagli abitanti dei mondi che cerca di salvare, il dilemma di chi non riesce ad accettare in primis se stesso. Numerosi i cross over nell'universo Marvel, dai Fantastici Quattro a Spider Man, Hulk fino al mondo DC con Superman e Green Lantern. Nei miei ricordi esiste sempre un posto per un'immagine: Surfer che abbandona la scena in solitudine sulla sua tavola. Nostalgia.

Il marchio di KRIMINAL


La storia ha voluto sancire in termini di vendite, Diabolik, quale numero 1 del fumetto nero italiano, ma con tutto il rispetto, per me, the number one is: KRIMINAL! Max Bunker e Magnus, in piena temperie pop art e dolce vita, creano nel 1964 questo magnifico personaggio di criminale, ladro ed inguaribile seduttore, dotato di una personalità unica per la sua complessità nell'epoca. A parte lo strepitoso costume, morbosamente erotico, Kriminal si muove in ambienti iper corrotti, una vera giungla dove tutti sono colpevoli e pagano il fio di esistenze spregiudicate. Come in Diabolik, il protagonista Anthony Logan ha una esistenza tormentata e trova il suo alter ego nell'antagonista-poliziotto, Ginko in Diabolik, ivi Milton di Scotland Yard. Certe volte rileggendo i vecchi albi sembra quasi che Kriminal sia un James Bond nero, data la sua voracità sessuale e l'aria da fottuto sbruffone. Qualcuno impegnandosi potrà recuperare anche due pellicole, gratificate da splendide musiche e colori pop, l'omonimo Kriminal è del maestro Umberto Lenzi. Molte le censure che ricevette all'epoca, ma il grande Magnus è sempre stato al di là del bene e del male.

Le predicazioni sui generis di PREACHER!!!


Una delle più grandi coppie di fumettisti americani della DC Comics, lo scrittore Garth Ennis, ed il disegnatore Steve Dillon, nel 1995 danno vita ad uno dei più importanti fumetti degli anni'90, il leggendario Preacher. 75 albi che narrano le avventure di Jesse Custer, uno spiantato predicatore texano che è il frutto di una incresciosa relazione fra un angelo ed un demone, di conseguenza dotato, al di là del bene del male, di un potere quasi simile a quello di un Dio. Custer viaggia attraverso gli States, per incontrare soprattutto se stesso, ed in questo percorso accompagnato dalla sua donna e da un simpatico vampiro irlandese alcolizzato!, ne fa di tutti i colori, e ne incontra di tutti i colori. Tra sette che addiritttura presumo di discendere da Cristo, serial killer e perversi assassini, Preacher è un tentativo riuscitissimo di mixare i temi religiosi con il western decadente degli ultimi anni. Un comic straordinario che consiglio a tutti, per comprendere quella strana cultura messianico-country che attanaglia l'America di fine secolo.
Hail to Preacher!

lunedì 16 marzo 2009

TOSCA TANGO MARATHON: milonga da leggenda in Toscana



Scrivere questo post mi strozza di nostalgia per una serata bellissima ed incredibile, con un carico di energia senza precedenti per una one night! Sto parlando della Tosca Tango Marathon, un evento organizzato da 6 ragazze uniche per inventiva, creatività e rigore organizzativo. In una cornice che definire suggestiva suona come un blando eufemismo, La Residenza del Duca, una due giorni all'insegna del puro tango, senza interruzioni, sin parar, solo con tanta voglia di ballare e scatenarsi, godendo di una location fantastica ed in primis, noblesse oblige di un pubblico straordinario giunto dall'Italia e da varie regioni d'oltralpe voglioso di ballare fino allo sfinimento... In consolle oltre a me, che per la verità ho goduto come un pazzo, dato che ho selezionato musica solo all'inizio della prima serata, Fausto da Siracusa, Florin e Giuseppe da Paris, un'internazionalità nella scelta che ha sicuramente generato un'eco europea dell'evento. Quello che mi è piaciuto alla follia, sia dal lato consolle ( quando suonavo) che da fruitore della milonga ( ho ballato più alla Tosca che negli ultimi tre anni in totale!), il livello alto, molto alto degli astanti, al di là degli stili e delle interpretazioni tanguere. Questo dimostra la mia teoria che vado divulgando da sempre: quando uno balla bene, balla bene. Non è una tautologia o riflessione wittgensteiniana, ma un assunto inconfutabile. Gli stili sono categorie dello spirito /popolo tanguero buone per la dialettica. E fattore non male, ho visto anche un bel giro di tope. Cool!!! Altra nota interessante, publico mediamente giovane e questo mi fa sempere rinfrancare. Flora, Anastasia, Lara, Alessandra, Debora e Rossella, questi i nomi delle grandi organizzatrici hanno dato una lezione unica su come va organizzato un evento: LECTIO MAGISTRALIS. Non c'era un dettaglio fuori posto ed in più hanno trovato anche il tempo di dare uno smacco morale al sottoscritto che avendo perso una scommessa ha ricevuto in dote, e poi successivamente indossata, una splendida tutina verde degna di un mix fra Bee gees, Cugini di Campagna, Meat Loaf Rocky horror picture show e disco '70 ( Sylvester/Village People). Io mi sento affermare che gli assenti hanno perso una manifestazione irripetibile, ... almento fine alla prossima edizione.
Grande merito va anche ai dj che hanno offerto uno spettro ampio ed esaustivo del repertorio tanguero esistente, e mi sembra che il pubblico abbia molto gradito.
Forse un compendio esaustivo delle emozioni lo si può reperire su internet: dozzine di foto, commenti e sagaci battute inondano social network quali Facebook. Lì trasuda l'emozione e quello spirito di relax e divertimento che ho trovato in rare situazioni analoghe. Spesso questi eventi sono attraversati dalla malinconia di numerose donne a riscaldare con il culo la sedia, o di settarismi elitari da gruppetti tango-terroristi. La Tosca ha ribaltato i pregiudizi secondo cui un evento ad alto livello fa divertire solo i tangueros cosiddetti "Bravi", o che ai grandi festival ballano le solite donne. Qui ho visto grande rotazione e complicità fra tutti i presenti.
Dal canto mio sono già pronto per l'anno prossimo quando spero di essere sempre della partita , ed il primo al djing così poi posso scatenarmi a ballare.
Una lezione ho tratto dalla Tosca: mai scommettere o sfidare le terribili tosche! Comunque per l'anno prossimo musicalizzerò con la tutina verde, ed è gia partita la caccia allo stivaletto super tamarro bianco, e ai catenazzi da mettere al collo.
Un super beso ed un super abrazo alle stupende fanciulle organizzatrici ed alla sex gang dei miei colleghi dj!

Back in Milan!!! Week -end with Pablo Veron by TangoBrujas

Credo proprio che mi si prospetti un grande week-end immerso nel mitico tango milanese. Ogni volta ricordi ed emozioni. Per tutti gli appassionati un fine settimana con Pablo Veron, e doppia milonga, il venerdì in Meravigli, Fausto Carpino ed il sabato io al Mil il nuovo locale delle Brujas (Giosi y Maki). Cool!!!

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domenica 15 marzo 2009

Potresti mettere un tango...


Una volta era molto frequente, ora mi capita meno. Ma lo stesso mi frantuma tremendamente i co...oni! I tangueros che vanno a chiedere ad i DJ pezzi musicali assolutamente improbabili ( non tangos, merdacce di tango greco od orientale, Paolo Conte, Gotan...). Vorrei tanto dire, ma ficcatevele nel c..o le vostre richieste. Non sopporto affatto l'ignoranza di codesti avventori, gente che non conosce nessun tipo di orchestra. Somatizzando il richiedente tipo, in genere si presenta come donna principiante, media età, frustrata, con una voglia di uccello risalente al 1921, o come sfigato principiante borioso poliomelitico. E la cosa che più mi fa incazzare, lesiva della dignità di ogni dj, o musicalizador come chiamar si voglia, è la scoperta che ci sono anche milonghe che pubblicizzano l'ampia disponibilità del dj a soddisfare le richieste del pubblico. Ma allora mettete dei semplici jukebox e la facciamo finita... se dobbiamo dar credito alle richieste di questi sfigati che dopo 6 mesi di tango cessano di ballare...

The Texas Chainsaw Massacre: il clangore della motosega mi mette sempre i brividi


Mi ha sempre fatto una paura boia il rumore della motosega, quel clangore metallico e vibrante che riesce a tranciare qualsiasi superficie, e forse in cuor mio diffido di chi la usa. A ridurmi così, in questo stato sospettoso una delle mie pellicole preferite di ogni epoca: The Texas Chainsaw Massacre, in italiano Non aprite quella porta. Un capolavoro del 1974 firmato dal grandissimo Tobe Hooper. Un gruppo di amici in viaggio nel Texas, che deliberatamente il regista riempie di tutti gli stereotipi possibili, si imbatte in una sanguinolenta famiglia di cannibali che si diletta ad ammazzare tutti gli automobilisti di passaggio, salvo poi allestire succulenti banchetti con le loro carni. Indimenticabile però è il grande Leatherface, bestione orrendamente mutilato in volto, che si aggira accompagnato della sua fidata motosega, squartando e tagliando chi gli capita a tiro. E' l'america post vietnam che si interroga sugli errori delle utopie pacifiste, ma anche interventiste e che inizia a richiudersi in se stessa, trovando però un orrore quotidiano . La pellicola cult assoluto di tante generazioni di cinefili horror, io mi ci metto fra questi, fu prodotta in modo indipendente con un risicato budget, sbancando poi i botteghini di mezzo mondo. Quanto la vorrei anche io, certe volte, una motosega...

Viaggio surreale: Il Paese Incantato, di Alejandro Jodorowski


Un viaggio alla ricerca dell'amore e della felicità eterna. Impossibile no? Il Paese incantato di Alejandro Jodorowski è debitore della utopia surrealistica del '68 dove tanti giovani cercavano di abbandonare i ritmi frustranti della borghesia quotidiana per approdare ad una realtà altra. Qui siamo nei territori classici del regista, cifre, simboli, colori, squillanti, a metà fra il surreale e la psichedelia della prima ora. Fando, il protagonista, trascina in un paese distrutto, su una carriola, la sua donna inferma per condurla nel regno di Tar, il paese dell'immortalità. Questo il pretesto narrativo per coinvolgere i personaggi in improbabili ed incredibili incontri con prostitute , maghi, ermafroditi. Ed alla fine, causa un comportamento rigido, Fando perderà la sua Lis. All'epoca destò scandalo per l'ardore delle immagini e per il suo messaggio, oggi forse i nostri occhi ben più cinici e disincantati lo guarderebbero come un mero prodotto intellettuale ed intellettualistico dell'epoca.

Nosferatu, il terrore espressionista di Murnau


Dal romanzo Dracula di Bram Stoker, un capolavoro della cinematografia di ogni tempo: Nosferatu, Eine Symphonie des Grauens, o semplicemente Nosferatu, del grandeFriedrich Wilhelm Murnau. Una pellicola del 1922, ma attuale ancor oggi, per un uso incredibile della luce, o meglio oscurità, che ne hanno fatto un caposaldo del cinema espressionista tedesco. Il regista costruisce attraverso le vicende di Thomas ed Ellen, giunti nei Carpazi per acquistare un vecchio maniero, un clima di ineluttabile orrore, dove la paura pervade l'intera città ed i suoi abitanti che diventano parte del Male stesso. Ma a rendere indimenticabile l'atmosfera è l'incedere inquietante e altero di Nosferatu, il non vivente che si nutre del sangue altrui per poter sopravvivere e deve cedere il passo all'avanzare della luce del sole. Dagli alberi spettrali dei carpazi, agli spettri che si aggirano nella pellicola, a quasi un secolo di vita il ghigno malefico di Nosferatu provoca un brivido nella visione. E' in una terra al di fuori del tempo, ma forse al di dentro di ognuno di noi che si cela il male assoluto.

sabato 14 marzo 2009

Arte dell'oblio. L'arte disvelata da manlio Brusatin


Uno dei più grandi esperti al mondo di storia dei colori e delle immagini affronta uno dei temi più indolenti ed affascinanti: l’oblio. Uno stile cordiale e disponbile da gran affabulatore, fa di Manlio Brusatin, uno degli storici dell’arte più completi e poliedrici del panorama italiano. Ne l’Arte dell’Oblio si imbarca in un viaggio ammaliante che parte dalle Tre Grazie canoviane per approdare all’Isola Silenziosa, capolavoro assoluto di Bocklin. Imperdibile è il capitolo sui colori dell’oblio, che bruciano e scompaiono secondo le definizioni di Plutarco. Un agile volume corredato da belle immagini che tracciano il percorso dell’autore. Quanto sono suggestive le isole di Bocklin. È nei recessi del nostro animo che la geografia dell’oblio si annida!

Gli amici di Eddie Coyle


Una mezza tacca della malavita bostoniana che opera nel traffico di armi per salvarsi la pelle ed avere uno sconto della pena, decide di diventare un infame informatore della polizia, ma questa mossa lo farà sprofondare in un abisso senza redenzione. Questa la trama sintetica de “Gli amici di Eddie Coyle” uno straordinario noir scritto da George V.Higgins che ha letteralmente fatto sobbalzare dalla sedia autori del calibro di Norman Mailer ed Elmore Leonard, e cineasti come Tarantino. Su tutto e tutti la delazione, il sospetto che tutto corrompe e spinge inevitabilmente alla morte. Sintomatico il fatto che il protagonista venga ucciso proprio dall’uomo che ha tentato di nascondere alla polizia. Un romanzo dal taglio cinematografico, che in ogni pagina sembra prendere vita e forma , riproducendo un’America senza pietà, ma non disperata, venata da un pessimismo quasi cosmico.

La borghesia pericolosa di Don DeLillo: Players.


Il postmoderno come perdita del centro e della sicurezza quotidiana. Per essere inglobato nei ritmi frenetici della vita. Ma quale vita, la propria, o quella degli altri? Uno dei grandi maestri della narrativa statunitense degli ultimi anni, Don DeLillo, nel romanzo Giocatori

( Players), ci mostra l’assurdo e le trappole che sono celate nella normalità cui, forse, non riusciamo o non vogliamo sfuggire. Lo fa attraverso la descrizione, puntuale e perfetta delle vite di Lyle, un agente di cambio e sua moglie Pammy. Se il primo si lancia in una torbida relazione con una segretaria e si ritrova invischiato nei meandri del terrorismo internazionale, la seconda salpa in viaggio per il Maine con una coppia di omosessuali intrecciando la relazione con una di questi. Quando la ricca borghesia americana implode senza il botto, secondo il gran maestro DeLillo.