lunedì 2 aprile 2012

Aelita il sogno fantascientifico costruttivista


Ci sono opere cinematografiche che inevitabilmente sono datate, non tanto cronologicamente, ma per l’essere ancorate ad ideologie che ormai la storia ha superato. Non di meno il loro fascino in quanto opera d’arte rimane immutato. Aelita di Jakov Protazanov, rientra in questa casistica. Girato nel 1924, al di là dell’intento propagandistico con cui fu propinato alle masse rappresenta una pellicola d’avanguardia attuale per quelle suggestioni architettoniche che solo il cinema sovietico ha saputo offrire. Strepitose sono le architetture fantascientifiche, che con studiati criteri geometrici sono rese mediante complesse scenografie costruttiviste, una corrente artistica il cui protagonista indiscusso fu Tatlin. Estremo ed ardito in alcune soluzioni ma geniale, al pari di stare insieme alle scene fantastiche di melis e Fritza Lang. Il viaggio immaginifico su Marte era per il suo regista l’escamotage per narrare mondi fantastici e rigorosi, dove il rigore è quello delle insolite architetture che finiscono per frastornare lo spettatore. Ma a distanza quasi di un secolo, se il plot narrativo è indigesto ed astruso ci si può tranquillamente abbandonare alla bellezza delle immagini. Arte per l’arte, … ma non ditelo ai costruttivisti.

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