giovedì 20 maggio 2010
L'occhio di Stan Brakhage
L'opera di Brakhage si muove in una dimensione mitopoietica, tesa alla produzione di una coscienza universale da contrapporre all'alterità della vita divisa, alla degradazione che la società capitalistica opera su ogni espressione autenticamente vitale. il film - maker per Brakhage è un centro di sensibilità attraverso cui le visioni interiori si oggettivano, divengono prodotti sensibili in un flusso in cui la biografia dell'artista è inseparabile dal suo prodotto: ma la biografia dell'artista è la vita stessa che fluisce in un'opera identificata con il mondo. Siamo di fronte a una concezione in cui si fondono il visionarismo della tradizione letterarai anglosassone con la filosofia orientale: il flusso visionario è una pulsione cosmica che si libera attraverso l'artista e si riproduce oggettivandosi sullo schermo. Brakhage desiderava un occhio non limitato da artificiali leggi prospettiche, un occhio non pregiudicato da leggi compositive, un occhio che non risponda al nome di una qualsiasi cosa ma debba conoscere ogni oggetto incontrato nella vita attraverso un'avventura percettiva.
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