mercoledì 8 gennaio 2014

Uno Shakespeare tremendamente "pulp"





Non so quanti di voi gradiscano film tratti da opere del sommo Shakespeare. Io personalmente riesco ad esserne  sempre affascinato, specie se si tratta di riduzioni di opere cosiddette "minori", un aggettivo che dovrebbe essere vietato per il sommo bardo.  Titus di Julie Taymor è un piccolo capolavoro, forse passato inosservato sebbene annoveri un cast stellare. 

Stiamo parlando di Anthony Hopkins, Jessica Lange, Jonathan Rhys – Meyers, per non parlare della fotografia di Luciano Tovoli e dei costumi dell’immenso Dante Ferretti.  Un film  visionario e violento, che riesce a coinvolgerti fin dall’inizio. Il protagonista, Anthony Hopkins – Titus, leggendario e glorioso condottiero romano, al ritorno nell’Urbe dall’ennesima campagna trionfale , decide di sostenere l’elezione ad imperatore del volubile ed iracondo Saturnino. Una scelta che si rivelerà infausta , gravida di sciagure per la sua persona e la sua famiglia. 

La regista, dal solido background teatrale, riesce a ricreare un mix coinvolgente di modernità e classicità nella scenografia e nell’azione , con una Roma decadente le cui strade sono sferzate da carri ed automobili. Sicuramente non vi era altra possibilità di tradurre una delle tragedie più efferate di Shakespeare che proprio per questa sua natura sanguinaria e violenta era una tra le più amate dal pubblico della sua epoca. Corre sottile, ma pronto ad aggredire lo spettatore questa commistionarsi di crudeltà ed ingiustizia , entrambe sospese tra passato e futuro, in una dimensione che a tratti sfocia nella atemporalità , assumendo le stimmate dell’immortalità. 

A non tutti piaceranno alcuni elementi profani , ma forse è l’unico scotto da pagare per entrare nella quotidianità, per rendere ancora più vicino a noi un grande capolavoro.

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