domenica 25 settembre 2011

Storia della Blue Note Records... quando la musica era parte di un altro mondo




La letteratura musicale pullula di testi banalmente
biografici o tediosi elenchi telefonici con discografie e profili vari. È una
vera gioia imbattersi in un testo avvincente che si legge tutto di un fiato
riguardante la storia dell’etichetta per antonomasia del jazz mondiale.

“Blue
Note records. La biografia”, saggio di Richard Cook tradotto in italianao dai
tipi della Minimum Fax è uno spaccato temporale dell’America dagli anni ’30 fino
ai riflussi contemporanei. Una avventura, o meglio il sogno di due immigrati
tedeschi , Alfred Lion e Francis Wolff che a New York partoriscono una creatura
destinata a cambiare ed innovare la storia del jazz. Seguendo un istinto
personale infallibile, pubblicare soltanto la musica di proprio gradimento. Una
estetica quasi rock e punk per certi aspetti. Leggere questo volume vuol dire
imbattersi nella genialità dei tanti artisti che hanno inciso per la label, dal
mitico Thelonious Monk che inaugura la lunga sfilza di capolavori nel 1947al
pianismo sofferto ed appassionato di Bud Powell per passare ad un altro genio
del be bop, Fats Navarro. Aneddoti e segreti dei grandi musicisti e spaccati di
quotidianità sono mixati in modo suggestivo, con una narrazione che ha molto dell’andamento
cinematografico. E poi altre leggende, Miles Davis, Horace Silver, Milt
Jackson, Art Blakey. Nel passo introduttivo del testo si legge:



Le aziende non
hanno una loro mistica, le etichette discografiche sì: emana dalla copertine,
dalle fodere interne, dagli spessi dischi in vinile e dalla musica che viene
fuori quando li fai girare sotto una puntina. Qui vedremo come questa mistica
s’è formata e come sia durata fino ai giorni nostri. Oggi i dischi non portano
più etichetta. Il titolo e le altre informazioni vengono stampati direttamente
su dischetti d’argento prodotti da società gigantesche, la maggior parte delle
quali si comporta come se stesse vendendo cereali per la colazione o lucido da
scarpe. Non è mia intenzione essere nostalgico, ma quelli erano altri tempi,
davvero.




Davvero un altro
mondo, quello in cui non c’erano gli anonimi MP3 o i freddi cd, ma il caldo
vinile con le stupende copertine illustrate da grandi artisti. Forse
ripensandoci ho davvero nostalgia per quell’altro mondo.


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