venerdì 23 agosto 2013

Porcile: la societá borghese non perdona







La bellissima Villa Pisani di Stra e le selvagge falde dell'Etna. Sono i due paesaggi dove Pasolini ambienta uno dei suoi film piu' crudeli e disperati. Porcile é l'amara parabola di una mancata redenzione, quella di una umanita' asservita ai suoi bisogni primordiali che viene fagocitata dalla civilta', dalle sue regole perveniste, dalle logiche di potere. Siamo pur sempre in pieno sessantotto e questa pellicola inevitabilmente ne porta le stimate, forse piu' datata di altre, anche perche' intrisa di ideologia rivoluzionaria. Le due storie che si muovono in parallelo sono le altrettante facce di una stessa , sudicia moralmente, medaglia. Nel primo episodio, ambientato in un remoto passato, un gruppo di cannibali tra cui l'indimenticabile Pierre Clementi , si nutrono, stuprano e fanno scempio della carne umana. Catturati dal potere ecclesiastico vengono per contrappasso condannati ad essere sbranati da una muta di cani selvaggi. Il secondo episodio vede un giovane rampollo di una ricca famiglia industriale, il mitico Jean Leaud, condurre una esistenza atavica indeciso se ribellarsi al padre, capitalista post nazista o seguire la via rivoluzionaria della propria ragazza. Finira' tragicamente, durante una festa in cui si celebra l'alleanza capitalista del padre e di un partner industriale dal torbido passato finirà' sbranato dai maiali con cui é solito accoppiarsi. L'amara riflessione di Pasolini sembra condurre ad una sola soluzione, recuperare i valori della civilta' contadina, mitico eden, libero dai tentacoli mostruosi della societa' borghese e capitalista, dove non esistono vincitori. La condanna é unanime e travolge sia chi si ribella, sia chi cerca di cavalcarne la tigre. Con questo lavoro l'autore rifiuta la ribellione fine a se stesa, puro gestualita' che si specchia nel proprio narcisismo. Un grandioso ed estremo ritratto della decadenza del mondo occidentale ormai irrimediabilmente compromesso dove l'unico barlume di salvezza é il personaggio del contadino interpretato da Ninetto Davoli, la semplicita' che puo'disarmare l'anarchia apocalittica.

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