domenica 18 marzo 2012

Markopoulos, il simbolista della settima Musa


Gregory Markopoulos di chiara origine greca è noto per la trilogia Du sang, de la voluptè et de la mort il cui titolo ispirato a Maurice Barres è emblematico di un cinema esteta, vicino allo spirito simbolista e decadente. Markopoulos si distingue fra i registi underground per il peculiare elitarismo ed il gusto della perfezione tecnica per i suoi film ritratto con il loro montaggio ultrarapido che anticipano il cinema strutturale degli anni settanta.

Il tutto puntando sui valori di una controcultura che egli ha chiaramente annunciato, dando all’omosessualità libero accesso all’immagine. Il suo cinema ha personificato il tentativo di ricostruire una vita autentica, sottratta alla frantumazione dell’esistenza su cui pesano i rapporti sociali mercificati, e assunta nell’unità ideale di intelletto e sensibilità, nell’identificazione di erotismo e percezione visiva, nell’affermazione di una lingua iconica universale in cui si realizza una pratica totalmente liberatoria.

Si tratta di un progetto che mirava a creare una nuova religione, vale a dire una forma comunicativa assoluta nella quale si realizza compiutamente la vita. Il narcisismo, l’omosessualità, l’amore incestuoso, l’inseparabile unità della cultura maschile e femminile sono gli elementi su cui Markopoulos ha elaborato il proprio univeso filmico, rivisitando la mitologia classica.

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