mercoledì 12 gennaio 2011

Mean Streets discesa agli inferi in Scorsese style



La personalissima lotta di Martin Scorsese con i suoi fantasmi di gioventù a metà fra l’olezzo di incenso da Chiesa e ribellione da strada emerge con forza in Mean Streets. Un capolavoro di neorealismo all’americana che grazie alla parabola corale dei quattro protagonisti mette in scena una New York spettrale e violenta, crudemente rappresentata dalla fredda luce al neon di squallidi bar e strade sudice, specchio dell’anima nera della grande mela. E’ una città senza redenzione, quella amata dal regista , ma è il milieu amato dal teppista Johnny Boy, o dallo strozzino Michael, da Tony, da Charlie. È il primo banco di prova di due attori che segneranno il cinema a stelle strisce del trentennio successivo: il manierista Robert De Niro e il conturbante e nevrotico Harvey Keitel. La lenta discesa agli inferi della macchina da presa, senza che si sfoci nella tragedia vera e propria, ma non è forse questo il vero dramma?, è anche la lettura di una città senza redenzione vissuta sulla propria carne da uno Scorsese che fa le prove generali della liricità epica dei capolavori successivi. Da rivedere per capire i germi di un’opera unica come Taxi Driver e scoprire il lato oscuro e meno scintillante degli States…

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