venerdì 26 agosto 2011

Da Aristotele a Spielberg, interdisciplinare viaggio di Julio Cabrera


Julio Cabrera, professore di Filosofia Contemporanea all'Università di Brasilia, ci offre con "Da Aristotele a Spielberg" edito da Mondadori un interessante excursus tra le innumerevoli intersezioni tra il mondo dell'immagine e quello della riflessione filosofica, due universi con straordinari punti di tangenza.


L'autore sostiene la tesi secondo cui il cinema, senza distinzioni di generi, di autori, di stile, può essere valutato una forma di pensiero e riflessione filosofica, in cui l'emotività gioca sempre un ruolo decisivo. Anche in quelle pellicole che per antonomasia sono definite "intellettuali" come Deserto Rosso di Michelangelo Antonioni o il Godard di Detective. Lungi dall'imporre le categorie estetiche del bello e del brutto e di classificare i film in base a facili gabbie concettuali, Cabrera ci suggerisce un approccio inedito.


Ogni grande pensatore ha avuto un ruolo determinante sui registi e sulle pellicole e molti sono gli autori filosofici. E gli esempi non mancano. Dal Cacciatore di Michael Cimino con spunti platonici a Hegel che si manifesta nel Wenders di Paris Texas, perfino l'impegnato Sartre fa capolino in Thelma e Louise. Per non parlare di Bunuel, Tarantino e Frank Capra, filosofi più che registi.

Nessun commento: