martedì 23 agosto 2011

Il fascino "nero"di Murano


Non ricordo di aver mai visto un film girato quasi per intero a Murano, o perlomeno che trascuri l'agiografico rapporto di questa isola veneziana con il vetro. L'eccezione é "Solamente nero" di Antonio Bido scoperto in una sonnacchiosa alba di questa estate.


Una vera rivelazione, ma forse la presenza di uno dei migliori e sottovalutati attori degli anni'70, Lino Capolicchio, avrebbe dovuto destare in me qualche sospetto. Un thriller a basso costo come tanti che hanno costellato una delle pagine più felici della nostra produzione cinematografica sebbene la risonanza sia rimasta all'interno di un club di pochi cinefili. La storia vede un giovane professore di matematica , Stefano, il già citato Capolicchio, tornare in laguna per riposarsi dopo un affaticamento dovuto ad un periodo di intenso lavoro. Ad aspettarlo suo fratello maggiore, sacerdote nell'isola di Murano, che la sera stessa assiste dalla finestra della canonica all'omicidio di una donna senza riconoscere il volto del killer. Fin dal giorno seguente viene perseguitato da una serie di lettere minatorie che preludono ad una spirale di omicidi. Stefano cercherà con l'aiuto di suo fratello e di una giovane donna di cui si é innamorato di risolvere la catena dei delitti, ma la realtà é più atroce della fantasia.


Superbo il fascino della fotografia di una Venezia e di una laguna, gelida e spettrale, dove il sole non fa mai la propria comparsa che rispecchia l'incomunicabilità ed il sordido che si cela nella piccola comunità isolana dove si svolgono le azioni dei protagonisti, sia che ci si trovi nelle infime osterie con i bisunti tavolacci di legno che nei ricchi palazzi nobiliari. E la Serenissima é davvero un set ideale e naturale per il teatrino paranormale fatto di sedute spiritiche e pseudo maledizioni che si trascinano dal passato e sembrano vogliano affondare i personaggi che si muovono nel presente.


L'ottima performance dei due protagonisti, Capolicchio un credibile professore tormentato dalle angosce di un omicidio di una ragazza cui aveva assistito da piccolo ed una Stefania Casini, arredatrice sensuale dotata di fascino magnetico e i comprimari ben caratterizzati, oltre ad un finale interessante, rendono questo film un piccolo capolavoro, di quelli che mancano ormai da troppi anni nel nostro cinema. Che rimpianto per i gloriosi e torbidi anni'70.


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