mercoledì 28 novembre 2012

La Polizia incrimina, la legge assolve...violenza, azione, il cinema senza respiro di Enzo G.Castellari





Inseguimenti in auto, sparatorie, uso parossistico del ralenti nei delitti, colonna sonora travolgente. Sono questi i binari su cui corre una delle più grandi pellicole del poliziesco all'italiana . Uno dei capolavori di un maestro indiscusso del genere, la leggenda vivente Enzo G. Castellari. La Polizia incrimina, la legge assolve, fin dall'inizio non lascia scampo. 

Siamo in una livida e crudele Genova, e lo scontro é l'eterna lotta del bene contro il male rappresentati dal commissario Belli ( Maurizio Merli) e l'industriale a capo di una holding criminale Cafiero ( un superbo Fernando Rey). Al di lá del sempiterno scontro manicheo, quello che preme al regista é la messa in scena di una società, quella degli anni '70 che sembra anni luce lontana dal pacifismo hippie di qualche anno prima o del buonismo della ricostruzione post - bellica. 

L'unica legge che regola i rapporti sociali e civili é la violenza, un tavolo sdrucciolevole dove scivolano spesso anche i buoni propositi dei tutori dell'ordine. Filo conduttore neanche sotterraneo é la vendetta che anima le azioni del commissario cui vengono trucidati famiglia e colleghi. ma neanche questi ostacoli, gi'ampiamente messi in preventivo riescono a fermare la caccia alla malavita che diventa unica ragione dell'esistere. Le difficoltà del sopravvivere sono rese alla perfezione da uno stile di ripresa sghembo ed interrotto, lo stesso spettatore é condotto tra carruggi e vicoli di Genova con un continuo carambolare tra inseguimenti e sparatorie. 

Castellari é un maestro assoluto del cinema d'azione, riesce a dosare e controllare i tempi come pochi altri. In questo la lezione di Sergio Leone e del cinema oltreoceano di Don Siegel é presente. Nella crudeltà del prossimo, che si riflette nella crudeltà della società non si può perdere tempo ed indugiare su riflessioni esistenziali. Tutto si sublima nell'azione, quella che sfocia nella scena finale dove una corsa al massacro tra vecchi docks ed impolverate aiuole porta il protagonista alla resa dei conti. A distanza di tanti anni, si rivaluta questa pellicola che ha fatto fiorire un genere di cui eravamo indiscussi maestri , ma che elucubrazioni intellettualoidi avevano posto ai margini. 

Non so,  ma ho come l'impressione che questi film abbiano rappresentato un ostacolo scomodo per molta intellighenzia che non si capacitava del loro grande successo. Mi manca molto questo cinema, oggi é tutto un proliferare di noir e polizieschi in libreria, ma il nostro povero cinema ormai affoga nella pavida ed inutile fiction...

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