lunedì 5 novembre 2012

Planetango, a Mosca un avvolgente caleidoscopio di emozioni





Spesso girano nel mondo del tango delle leggende metropolitane  destinate ad essere spazzate al primo colpo di vento. Ma é altrettanto vero che ci sono anche leggende che traggono forza dalla verità. 

Quando vi dicono che Mosca e la Russia sono un paradiso del tango o che le ballerine sono di un livello eccelso é tutto vero. Il mio viaggio al Planetango Moscow Festival mi ha fatto scoprire una città magica, dove il tango si vive nella sua essenza e dove il pubblico riesce in pista a fare cose incredibili nel pieno rispetto di tutti e della musica, in sintesi nel rispetto del tango stesso. Una rivelazione. Il festival moscovita, organizzato alla perfezione, senza sbavature,  da Alexander Vistgof e da un eccellente team di supporto tra cui due amici quali il grande dj Vladimir Vereschagin e Natalia Molokova, mi ha fatto ripensare molto sul concetto di tango stesso. 

Nell'Est Europa ed in Russia si sta sviluppando, come ripeto da tempo, una grande tango reanissance: la voglia di ballare senza alcun pregiudizio o freno mentale coniugato da un desiderio di approfondire non solo i movimenti e la struttura del tango, ma anche la cultura ed i codici di questo universo. I workshop affollati durante l'evento,  testimoniano questo bisogno vitale di studiare, la necessitá di mettersi in gioco sempre e comunque , per non sentirsi mai arrivati… uno dei problemi endemici ormai del tango nostrano. 

Direi inoltre che questo clima ha contaminato anche le performance dei maestri argentini presenti che hanno sciorinato performance di grandissimo livello. Un parterre di artisti eccezionali a coprire le più sottili sfumature dell'universo tango. Da Fabian Peralta e Lorena Ermocida che hanno stupito il pubblico con la loro innata eleganza giocata sulla semplicità e rigore dei movimenti ai giovanissimi talenti Sebastian Jimenez e Maria Ines Bogado, un tango salon raffinato e cristallino, con passi felpati  che accarezzano il pavimento. Fernando Sanchez e Ariadna Naveira sempre più coinvolgenti, densi, espressivi e sensuali, esplosivi nella freschezza del loro talento artistico. Ruben y Sabrina Veliz, una autentica bomba da palcoscenico, con un dinamismo e personalità tali da proporre sequenze che nella loro alta spettacolarità conservano l'anima tanghera arrivando al cuore del pubblico. Mariano Chicho Frumboli y Juana Sepulveda ogni volta in grado di stupire con una lettura del tango straordinariamente personale, irriducibile a qualsiasi logica e proprio per questo in grado di colpire l'immaginario dei presenti, navigando con il vento in poppa su una carriera artistica che sta facendo la storia del tango stesso. Vedere poi i maestri dialogare senza atteggiamenti snobistici con tutto il pubblico e ballare l'ultimo giorno a più non posso con chiunque chiedesse di condividere una tanda, é davvero il segno inequivocabile di un clima unico e straordinario.

 Quello stato di grazia che ha baciato la performance degli ormai leggendari Solo Tango, una orchestra incredibile, che affianca ad una tecnica immensa anche una grande anima. Sembra di ascoltare un cd tanto il suono é così puro, ma l'energia é quella di un gruppo rock che suona dal vivo. Non so dove potranno arrivare questi ragazzi fra qualche anno, ma so che ora rappresentano davvero il tango argentino. Le selezioni dei musicalizadores Punto y Branca e Giuseppe Clemente "El Capitan" sempre riempi pista , in grado di accontentare ogni scelta musicale , con proposte rappresentative dell'intera storia del tango. Due professionisti che riconoscono il timing esatto per suonare una orchestra piuttosto che l'altra, maneggiano con sicurezza il volante per manovrare senza sbandate l'onda, anzi la buena onda della pista. 

Ma Planetango é l'occasione per scoprire le bellezze di una città affascinante quale Mosca, immensa nella sua grandezza, eppure in grado di riservare sorprendenti scorci di intimità.  E devo ringraziare Mila e Natalia . Impagabile vagare con due guide locali, occhi speciali per vedere in profondità il recondito delle situazioni e lasciare scivolare le apparenze da turista. Angoli della storia e di paesaggi che sono momenti dell'anima. Sensazioni uniche che fanno superare, anche ad un "caldo" italiano come me, il clima freddo. Quell'autunno rigido che può regalare anche delle sorprese, come finire di suonare in milonga alle 6.00 del mattino e scoprire una nevicata improvvisa, un manto bianco che cala come la cortina finale che chiude la serata. E ritrovarsi di colpo a giocare a palle di neve… 

Nel viaggio di ritorno verso Venezia ripenso a tutto quello che ho vissuto in pochi giorni, e come un film mi scorrono le esibizioni dei ballerini, le note dell'orchestra, l'onda perfetta e fantastica di tutto il festival, gli incredibili tangueros russi che si muovono con eleganza e padronanza della tecnica senza affondare nessuno, le spaziali ballerine russe con cui ho ballato e le altre che ho ammirato. Penso senza indugi che quello a cui ho assistito non é solo un grandissimo festival di tango, é il tango stesso. La comunicazione non verbale di sensazioni e mondi spesso distanti che dialogano attraverso un linguaggio e dei codici universali pur nella diversità di ogni partner. Ed allora il linguaggio, il clima differente, l'essere lontani da casa,  non rappresentano più degli ostacoli. Arricchiscono e potenziano l'idioma universale del tango. 

Mosca, Planetango mi mancano già tantissimo che siano già diventati per me una pietra di paragone del tango o uno stato dell'animo?

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