venerdì 1 gennaio 2010

Dripping delle sensazioni


ROBERTO PASINI


L’Informale


400 e passa pagine a stento possono tracciare una visione d’insieme dell’Informale. Una corrente che nell’immediato dopoguerra pervase, con la brutalità di un elettroshock, l’intera scena artistica mondiale. Tabula rasa, dei sentimenti, della temperie e delle tecniche precedenti, questo il suo assunto. Cercare di comprendere i maestri di questa corrente, ritengo sia impresa ardua senza conoscere il milieu culturale che vi sottende. Allora è necessario divorare i classici di quel periodo, da Miller e la Beat Generation, alle elucubrazioni chic del maitre a penser Sartre. Esistenzialismo ma anche musica jazz, il suono che per primo immolò in nome dell’improvvisazione e dell’essere maudit la classicità. Pasini, in questo ottimo volume edito da Clueb schematizza e legge in maniera rigida l’Informale attenendosi a binari geografici. Si parte con l’America che inizierà a dettar legge nel campo dell’arte. Gorky, De Kooning, Kline, ma oltre tutto il genio dissacrante di Jackson Pollock, il signore del dripping che governa con i suoi rituali violenti ed irruenti la scena d’oltre oceano. Ma il re non è nudo, né solo. Deve dividere il segno del comando con un sacerdote silenzioso, che al riparo dai clamori e dalla violenza del dripping officia il rito dell’arte, Rothko. E qui il silenzio è d’obbligo. Newman e Reinhardt lavoreranno nella sua scia. In Europa, a parte il cammino di Dubuffet, lo scontro è tra due Weltanschauung, materico e segnico. Tapies, De Stael, Appel fronteggiano Hartung, Soulages, Wols. E nel BelPaese? Burri Uber Alles. Sacchi, Legni, Ferri, Catrami, sono questi i sudari del mondo.

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