Neapolis Tango Marathon…vuol dire tante emozioni, tanti flash sensoriali, ma soprattutto l’entusiasmo vulcanico e genuino di un vero amante del tango, Peppe Di Gennaro. Sono già trascorsi diversi giorni da questo evento che ho vissuto con grande piacere, soprattutto perché legato ad una città, Napoli, che amo in maniera viscerale, con tutte le sue contraddizioni e la sua bellezza, capace di sorprenderti in un nonnulla, in uno scorcio dei Quartieri Spagnoli come in un panorama che si perde a vista d’occhio dal lungomare… Il Salone Margherita è stato il tempio d’elezione di questo evento. Una location fino ad allora a me sconosciuta e che ha rivelato una bellezza mozzafiato, un cafè chantant che ci catapulta d’incanto nelle magiche atmosfere della belle epoque. E vedere un gruppo di tangueri, giunti da tutta Europa, con movenze feline, solcare questo “ sacro” pavimento, ha suscitato in me una sensazione piacevole di deja vu. Quando gli eventi tangueri di qualità, festival o maratone che siano , riescono a sposare location di charme, il risultato è perfetto. Allora sembra di essere protagonisti di una pellicola, dove c’è quasi una santa trasmigrazione di sentimento e sofferenza tanguera nell’ambiente circostante. Quando il sabato mi sono avvicendato alla consolle per l’ultima parte della serata ( …alba) in più di un’occasione mi sono sentito rapito da una coppia che fugacemente attraversava il mio sguardo, rapita in un’assoluta coesione di sensazioni, che nessuno, dico nessuno può scalfire. Peppe ha dato l’anima in questo evento, e lo si è visto, anche perché Lui vive questo ballo in maniera totale, o meglio totalizzante, non bloccandosi all’esteriorità del gesto ed alla superficialità delle relazioni che avviluppano come alghe maligne l’ambiente, ma curioso e desideroso di scoprire il sostrato che lentamente affiora da questo ballo popular. Perché parliamo sempre di un ballo popular. Peppe sa che ballare Donato non è ballare Di Sarli come Piazzolla è irriducibile al metro con cui si giudica D’Arienzo, e soprattutto che il tango è un fenomeno culturale e dell’anima. Quel mix incosciente che determina il dna anche e sopra tutto dei grandi ballerini, che sono dei miti, credo per lui, come per Me, non tanto per le indubbie qualità ginnico atletiche, ma per la personalità e sicurezza che rendono denso ogni passo. Ogni passo che disegna la musica che riempie la milonga, dal ritmo alla melodia, alla battuta debole. Volevo parlare dell’evento, ma inesorabilmente ho parlato attraverso Peppe del tango, forse perché la passione non la si riesce ad imbrigliare, la si può solo cavalcare e goderne gli attimi fugaci, che possono diventare una serata intera, o un evento intero, nel caso della Neapolis Tango Marathon...
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