Non avrei mai pensato di ballare in un luogo così ricco di fascino e di storia.
Nel ventre di Napoli sotto la Galleria Umberto si apre un mondo straordinario. È quello del Salone Margherita, forse riduttivo chiamarlo semplicemente milonga. Questo è un tempio del tango. Le note soavi di Di Sarli, i violini di De Angelis, il compas di D’Arienzo, la maestosità di Varela lambiscono e avvolgono il primo cafè –chantant mai aperto in Italia.
Dobbiamo sforzarci di tornare indietro di un secolo, alla Belle Epoque, a quel mondo spensierato e sofisticato che ancora doveva venire violentato dai conflitti mondiali. Con un onere così impegnativo era quasi doveroso organizzare eventi di grande portata. E tale obbligo Pasquale Barbaro lo sta svolgendo in maniera eccellente, anzi direi eccelsa come la qualità del suono, incredibilmente all’insegna dell’alta fedeltà che si diffonde nel salone.
Tutto il meglio della “napoletanità”, perdonatemi un neologismo, la si incontra nelle serate organizzate in questa location: squisita ospitalità, artisti di grande qualità e soprattutto una grande voglia di ballare nello spirito del tango. Ovvero come ballo sociale, aperto a tutti, a tutte le età, a qualsivoglia livello .
In questo melange un contributo importante viene anche da altre figure di riferimento nella scena tanguera partenopea e nazionale. In primis Sergio Natario y Alejandra Arrue, maestri tra i più apprezzati, insegnanti dotato di grande didattica e soprattutto divulgatori dell’esprit de milonga. Quando sono entrato al Salone Margherita, arrivato in anticipo come al solito per effettuare il check sound, ho visto una classe premilonga stracolma, con gente felice di apprendere i segreti di questo ballo, confortati da Sergio e Alejandra che generosamente rivelano tutti i segreti per risolvere una figura , o semplicemente, se lo si può considerare facile, spiegano una apparentemente banale camminata che è alla base del tango.
E Peppe ed Adelma, una coppia di amici fra i più appassionati tangueri italiani, instancabili ricercatori. Peppe è un visionario esploratore alla ricerca del Santo Graal del Tango… una delle poche persone con cui vale la pena discutere nel mondo del tango spesso offuscato da falsi miti ed effimere mode.
Sono felice di essere tornato a distanza dopo la Neapolis Tango Marathon a suonare nel Salone Margherita, perché forse ogni tanto nel tango ho bisogno anche io di emozioni. Quelle stesse emozioni che mi ha regalato questo posto incredibile. Quelle stesse emozioni e sensazioni che mi hanno regalato gli straordinari artisti ospiti dell’evento, Mario Consiglieri y Anabella Diaz Hojiman.
Assisi da tempo nell’olimpo tanguero hanno offerto una performance straordinaria, coniugando una personalità distintiva ad una padronanza tecnica che vanta pochi eguali. Su tutto una fluidità nella dinamica che viene sciorinata non fine a se stessa ma come tela alla Jackson Pollock dove dipingere di volta in volta con l’involontarietà del talento un tema di Pugliese, il compas di D’Arienzo, un classico Di Sarli.
Quando è finita la serata, ed ho abbandonato il Salone Margherita, uscendo a riveder le stelle… ho incontrato una Napoli notturna avvolta nel silenzio. Mi pareva di essermi destato da un lungo sonno. Dalla melodia sotterranea del tango alla quiete della superficie. Ed allora ho compreso che forse il Salone Margherita è come il tango, uno stato dell’anima, da godere forse nell’intimità, ma da condividere sempre in due.
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