Riascoltando dopo molto tempo i Colosseum non posso che confermare quanto sia debitore l’hard rock inglese alla band del grande batterista Jon Hiseman. Un destino comune a quello di altre grandi gruppi a cavallo tra i ’60 ed i ’70 ha toccato i Colosseum: l’oblio, talvolta spazzato via da qualche nuovo saggio musicale. Già ascoltando il primo album, Those Who Are About To Die Salute You, emerge la loro cifra stilistica, un jazz rock contaminato dal blues, quest’ultimo all’epoca in cerca di nuove strade per evitare triti clichè. Ascoltando brani del calibro di Rope Ladder To The Moon e Theme For An Imaginary Western emergono con prepotenza i fantasmi dei migliori Cream, e certi temi classici, quali Bring Out Your Dead fanno impallidire perfino i Procol Harum.
Apice della loro arte, Valentyne Suite arrangiata dal compositore jazz Neil Ardley, la cui title-track è un incredibile caleidoscopio di stili musicali,che coniuga uno spettacolare virtuosismo ad intime riflessioni. Prog, ante litteram, shakerano in maniera del tutto personale, jazz, classica, blues, offrendo una suite meravigliosa nel suo barocchismo estremo. Purtroppo di lì a poco, con Daughter of time, i Colosseum si sciolsero, proseguendo ognuno con delle dignitose quanto oscure carriere. Ma non lasciamo in un triste dimenticatoio queste gemme.
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