Condensare un genere musicale, o meglio una visione musicale del mondo, quale il funk in 400 e passa pagine può sembrare un’impresa titanica.
Di certo non per Rickey Vincent che in un volume pubblicato dalla Odoya, per l’appunto Funk dà voce ad un universo dove musica vuol dire essenzialmente groove, tribalismo e soprattutto voglia di aggredire i dancefloor sparsi per il mondo. Filo conduttore l’energia sensuale che contamina la mente ed i corpi che vengono letteralmente aggrediti, meglio violentati, dalle voci di James Brown, George Clinton ( autore tra l’altro di una succosa prefazione) fino ad approdare al fenomeno rap ed hip hop, ovvero il potere alla parola.
La tradizione nera americana si rinnova e con rabbia affronta una quotidianità in cerca di riscatto soprattutto nei ghetti e nelle minoranze. In questa bibbia il grande giornalista Vincent, uno dei massimi esperti planetari del genere, affiorano insieme ai grandi numi tutelari le gemme sepolte negli archivi di polverose radio , con una unica accortezza , il funk nasce e muore nel credo liturgico del ritmo, del groove.
E allora, lunga vita al funk!
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