sabato 20 ottobre 2012

Alfredo Petruzzelli:Per me la serata è una specie di giornata che parte piano (appena svegli) si anima gradualmente entrando nella sua parte centrale più vivace e poi lentamente comincia a chiudersi in se stessa rallentando, diventando più intima e romantica e avviandosi così verso la notte.





Tutto in Italia é iniziato con Alfredo Petruzzelli… Agli albori della mia discesa sulle consolle tanghere, Alfredo era già una figura mitica, il primo musicalizador nostrano in senso assoluto. Un vero signore, nei modi e nello stile, mai sopra le righe, con una sterminata cultura tanghera. Una biblioteca di borgesiana memoria dove ogni tango si é sedimentato cronologicamente, inteso nella sua essenza, altro dai collezionisti dell'ultima ora che accumulano tango su tango come sugli scaffali di un hard discount o do un cash & carri tanguero. Parlare con Alfredo é stato emozionante, un rivivere la storia del tango in Italia, le sue mode ed i suoi vuoti culturali degli inizi, la voglia di scimmiottare il tango dello show ed il serio approfondimento ontologico degli anni 2000. Una intervista da leggere tutto d'un fiato.

I tuoi inizi. Presumo come tutti che il tuo primo approccio sia stato con la pista. Cosa ti ha spinto a fare il salto in consolle? Una scelta ponderata o é stato frutto della casualità?
Pista e consolle per me sono nate assieme, Ho cominciato nel gennaio 1990 e sin dalle prime volte, oltre a ballare, mi sono occupato della musica portando nelle palestre dove praticavamo (non esisteva neanche il concetto di milonga allora) oltre ad uno di quei mastodonti lettori di cassette/cd/radio anche le cassette (tante) e i pochi cd che si trovavano allora.

Ai tuoi esordi quali erano i gusti dei tangheri? Ci sono differenze significative con la scena attuale?
Sembrano proprio due mondi differenti anche per la mancanza di materiale a disposizione. Io avevo solo Piazzolla, qualche Gardel e un doppio cd della Music Hall con alcuni brani di Di Sarli ma le sonorità di Di Sarli non ci piacevano proprio. In realtà chi ci ha fatto innamorare del tango è stato sicuramente Piazzolla. Si ballava Vuelvo al Sur, Oblivion, Milonga del Angel, Citè Tango, e, immancabile, Libertango. In quegli anni di esibizione e di ballerini non se ne parlava proprio. Il primo stage di tango vero (con la prima esibizione di una coppia di ballerini) lo abbiamo fatto a novembre 91 con Alejandro Aquino e Mariachiara Michieli ed è stata, almeno per me, una vera rivelazione. E hanno avuto il merito di farci scoprire Pugliese. Poi nel 92 è arrivato Pedro Monteleone che non riusciva a capacitarsi del fatto che il suo modo di ballare non ci piacesse proprio. Pedro mi regalò due cassette di milonghe strepitose e mi ha fatto scoprire il tango salon. Ma la maggior parte di noi continuava a preferire Piazzolla e, al massimo, Pugliese.  Insomma eravamo proprio dei trogloditi del tango e ci è voluto uno stage nel 94 (!) con Miguel Angel Zotto e Milena Plebs e uno fantastico con Tetè e Maria Villalobos nel 95 per aprirci gli occhi sulle altre orchestre e su uno stile di ballo fruibile in milonga. Oggi chi entra nel mondo del tango trova una offerta di musica e di insegnanti illimitata. Per noi era la scoperta quotidiana di una orchestra, di un cantante, di un brano, di un passo, di film, libri. Di tutto un mondo che, parlo per me, ancora mi riserva bellissime sorprese.

Ricordi la tua prima serata in consolle?
Dei primi anni ricordo solo il genere di serata: in palestre che affittavamo ad ore. La mia trasformazione in un vero e proprio musicalizador è avvenuta nel 1994 quando ho cominciato a gestire le serate al Cafè Procope che all’epoca e per molti anni è stata l’unica vera milonga d’Italia. Lì ho avuto a disposizione mixer e attrezzature professionali e anche grazie a quattro viaggi a Buenos Aires un discreto numero di cd con molte orchestre prima fra tutte D’Arienzo e Di Sarli.

Dalla difficoltà della ricerca dei brani su cd spesso masterizzati, all'esplosione del web, e la conseguente relativa facilitá nel reperire la musica. Secondo te questo cambiamento epocale ha cambiato il modo di lavorare del DJ?
Assolutamente si! Ho già detto della difficoltà di trovare musica di tango che venne lentamente superata prima con la collana El Bandoneon e successivamente con i negozi on line primo fra tutti Zival’s ma anche Canzone (tedesco) e un sito olandese di cui non ricordo più il nome. Ma nel 95 ordinare on line era ancora piuttosto complicato (non esistevano i pagamenti on line e bisognava mandare fax e bonifici bancari). Ma insomma nel 97 avevo già più di 500 cd di tango. La mia era una vera e propria bulimia: compravo tutto quello che anche lontanamente avesse a che fare con la nostra musica.
Oggi è tutto più semplice e si trova veramente tutto: basta cercare (e pagare). La difficoltà sta poi nel saper utilizzare il materiale a disposizione.

Quando costruisci mentalmente la tua serata? Molto tempo prima, durante il viaggio per arrivare in milonga, oppure improvvisi attimo per attimo?
Non ho mai una scaletta predeterminata. Ho invece ben chiaro come, a mio parere, deve svilupparsi una serata: come cominciare, come affrontare la parte centrale e come concludere. Per me la serata è una specie di giornata che parte piano (appena svegli) si anima gradualmente entrando nella sua parte centrale più vivace e poi lentamente comincia a chiudersi in se stessa rallentando, diventando più intima e romantica e avviandosi così verso la notte. 

Ti é mai capitato di annoiarti durante una serata, di aver compreso tardivamente che forse quella milonga non riusciva a darti le giuste motivazioni e non vedevi l'ora di finire?
Si, mi è capitato ma per fortuna molto di rado.

Accetti sempre tutto quello che ti propongono o cerchi di fare una selezione preferendo location affascinanti e serate con amici?
Non ho preclusioni verso nessuno ma a tutti quelli che mi contattano faccio presente qual è il mio modo di concepire le serate in modo da evitare di andare dove le attese sono diverse dal mio stile e dove, ad esempio, mi si dice che i ballerini si aspettano una tanda o due di “nuevo”. In questi casi il discorso si chiude da se. Ma per fortuna non capita quasi più e chi mi cerca sa già cosa aspettarsi da me. Diverso è il discorso delle serate con amici: ogni tanto capitano e in quelle occasioni possono anche saltare gli schemi.

Come definiresti il tuo stile? Si é evoluto nel tempo ? Ed in quale direzione? Cosa può influenzarti in una serata, il pubblico, i ballerini, l'acustica della location, la durata della tua performance…
Il mio stile odierno è molto tradizionale con un repertorio tratto per il 99% dalle Decadas de Oro del Tango. Mi attengo rigorosamente allo schema tandas/cortinas con la sequenza 4T-4T-3M-4T-4T-3V. Che nel corso degli anni si sia evoluto è dire poco! Vi è un abisso tra il mio modo di musicalizzare negli anni ’90 e quello odierno. In quegli anni mettevo musica in maniera un po’ disordinata e, soprattutto, non usavo la suddivisione in tandas e cortinas: era già tanto avere finalmente la musica e non avevo realizzato che a Bs.As. vi era uno schema logico che i musicalizadores seguivano. Ma, senza esserne consapevole, ogni orchestra veniva proposta almeno per 2 o 3 brani consecutivi: insomma una specie di tanda ma senza cortine. C’è una parola che per me rappresenta il fondamento musicale delle mie serate: equilibrio. Equilibrio tra brani cantati e strumentali, tra tande lente e tande più marcate, tra orchestre degli anni 30 e quelle più recenti. In ogni caso non gradisco le performances al disotto delle 3 ore. E difficilmente la mia musica sconfina oltre il 1960. 

Spesso capita in alcuni eventi di condividere la serata con un/a collega. Preferisci lavorare generalmente da solo, o se in coppia con chi hai feeling? Oppure, ami il brivido di sperimentare con un collega mai ascoltato fino ad allora? 
Non ho alcun problema a dividere la serata con altri colleghi purchè mi venga lasciato uno spazio consecutivo di almeno 3 ore. Al di sotto di questo tempo non gradisco e preferisco evitare. In sostanza meglio solo.

Se qualcuno ti chiede il nome di una traccia gliela dici, magari consigliando il cd dove é inclusa, oppure lo inviti ad avventurarsi in una faticosa ricerca?
Continuo a considerarmi innanzitutto un divulgatore del tango e mi comporto di conseguenza. Non ho alcun problema a comunicare i titoli delle tracce e, se del caso, a passarle al collega che me ne faccia richiesta. Il tutto “cum grano salis”. 

Il pubblico ti molesta in consolle con richieste assurde. Cerchi di accontentarlo oppure fai capire chiaramente che non sei un jukebox?
Di regola non gradisco ma se la richiesta è compatibile con il proseguimento della serata non ho problemi. Dico sempre no alle richieste, per fortuna sempre più rare, di tango contemporaneo o nuevo. In ogni caso do sempre una risposta anche se negativa e cerco di argomentarla.

Ti piace ballare ed ascoltare i tuoi colleghi, gustare le selezioni altrui e stili differenti dalle tue esecuzioni?
Sono molto curioso e ascolto e ballo volentieri con la musica di altri colleghi. Ho grande stima di alcuni di loro e ogni volta che mi capita di ascoltarli riesco a trovare la tanda che mi emoziona. 

Ritieni che il modo di musicalizzare sia differente per macroaree geografiche ? Argentina, Nord Europa, Est Europa, Mediterraneo… o tutto il mondo é paese?
Non sono abbastanza informato per rispondere a questa domanda ma, ascoltando i dj stranieri (argentini e non) che sempre più frequentemente arrivano in Italia mi sembra che di differenze sostanziali non ve ne siano molte.

Ti piacerebbe avere un locale solo per te, arredarlo con l'impianto adeguato ai tuoi desideri, cercare di creare un'onda che ti soddisfi oltre a suonare quando ne hai voglia e creare un calendario di eventi a misura dei tuoi gusti?
Ho gestito il Cafè Procope per 8 anni e sono stati anni fantastici. Abbiamo avuto la prima milonga en vivo con Color Tango (nel 95!) poi concerti di tutte le orchestre in transito in Italia, esibizione di ballerini, il primo vero festival (Noches de Garufa), mostre di quadri, pittura, spartiti, presentazione di libri e dischi. E’ stato bellissimo ma anche una gran fatica e, spesso, grandi perdite economiche. Ma, come si dice dalle mie parti “Dove c’è gusto non c’è perdenza”. No, oggi non lo farei più, al massimo collaborerei stabilmente con qualcuno per organizzare eventi, charlas, mostre. Mi piacerebbe fare delle serate di ascolto dedicate a cantanti come Goyeneche o Julio Sosa senza l’assillo del ballo, serate di approfondimento su qualche tema specifico. 

Le classiche domande a bruciapelo, vietato non rispondere:
Tre orchestre che non possono mancare in una serata.
D’Arienzo, Di Sarli, Fresedo.

Le tue tre orchestre preferite, che possono essere anche diverse dalle precedenti.
D’Arienzo, Laurenz, Fresedo.

Suggerisci una tanda di tango strumentale, una tanda di tango con cantante, una di vals ed una di milonga
Strumentale: Juan D’Arienzo - Derecho viejo (1939), No me lo digas, Entre dos fuegos, Por que razon.
Cantata: D’Agostino/Vargas - Hay que vivirla compadre, Su carta no llegò, Poncho del olvido, Esta noche en Buenos Aires.
Vals: Laurenz – Mascarita, Paisaje, Caseron de tejas
Milonga: Canaro  - Milonga del corazon, Milonga de Buenos Aires, Despues de quererla tanto

Quali sono le tre orchestre o cantanti che non sopporti?
Non vi sono orchestre o cantanti che non sopporto.

Quale é l'orchestra più sottovalutata dal grande pubblico e quale la più sopravvalutata?
La più sottovalutata è quella di Pedro Laurenz.
La più sopravvalutata e quella di Francisco Canaro

Le tue tre serate top ( a giudizio tuo ovviamente…)
29 gennaio 2010 Mala Yunta - Modena
10 settembre 2011 Milonga de la tarde  - Fivizzano
31 dicembre 1997 – Noches de Garufa – Cafè Procope Torino

Siamo meno seri: i dj rimorchiano ? Quante storie hai avuto con i tuoi colleghi?
Storie??? Ma va là, e chi ha tempo per le colleghe? Però adesso che ci penso…

Nessun commento: