domenica 14 ottobre 2012

Sergio Piscitello: Adesso la qualità del DJ non sta più nel mero possesso di tracce detenute solo da pochissimi, ma nel modo in cui vengono utilizzati, nel timing della serata, nel seguire e creare il  mood della pista.




La seduzione e la passionalità che solo una terra magica come la Sicilia può avere. E'questo il profumo che si respira ascoltando le selezioni di Sergio Piscitello. Il suo é un dialogo emotivo con il pubblico, alla ricerca di un difficile equilibrio nello scambio reciproco tra consolle e pista. Una liturgia magica che Sergio sa officiare con grande maestria. Il nostro viaggio alla scoperta dei tango dj prosegue e si arricchisce di un'altra imperdibile tappa.


I tuoi inizi. Presumo come tutti che il tuo primo approccio sia stato con la pista. Cosa ti ha spinto a fare il salto in consolle? Una scelta ponderata o é stato frutto della casualità?
Era il 2005 quando decisi che il Tango avrebbe fatto parte della mia vita. Conobbi Maurizio Maiorana, lo seguii rimanendo accanto a lui in consolle per più di un anno, fino a quando “l’uccellino lasciò il nido”(…)
La scelta è stata maturata dal continuo e sempre maggiore interesse verso questo genere che ancor oggi mi “imprigiona” in un limbo dal quale non voglio uscire! 
 
Ai tuoi esordi quali erano i gusti dei tangheri? Ci sono differenze significative con la scena attuale?
Quando iniziai i gusti dei ballerini erano un po’ differenti rispetto adesso. Ma del tutto normale, infatti credo che come in un senso ciclico i gusti varino e si evolvono per poi ritornare indietro. Penso alle immancabili tande di Pugliese strumentali, o Donato… adesso bandite perché non vanno più di moda.

Ricordi la tua prima serata in consolle?
Un finto sorriso stampato come fosse una semi paresi facciale, il sudore freddo dovuto alla paura di sbagliare, paura di pigiare qualche tasto che poteva far bloccare la pista, ricevere tutti i pesanti sguardi dei numerosissimi ballerini de “I Candelai” (milonga storica di Palermo), e conseguente pubblica lapidazione!
Fortunatamente, la ricordo ancora, tra le più emozionanti e magiche.

Dalla difficoltà della ricerca dei brani su cd spesso masterizzati, all'esplosione del web , e la conseguente relativa facilitá nel reperire la musica. Secondo te questo cambiamento epocale ha cambiato il modo di lavorare del DJ?
Il modo di lavorare del DJ è cambiato radicalmente, grazie alla rete, la musica è un vero bene comune, accessibile a tutti, e questo è una vera rivoluzione musicale. 
Adesso la qualità del DJ non sta più nel mero possesso di tracce detenute solo da pochissimi, ma nel modo in cui vengono utilizzati, nel timing della serata, nel seguire e creare il  mood della pista.
Questo ha generato sicuramente un aumento di TDJ nel panorama, e da buon economista rimango fermamente convinto che la concorrenza innalza la qualità, facendo aumentare la consapevolezza nella scelta di un DJ piuttosto che un altro a tutto vantaggio dei fruitori del nostro lavoro.



Quando costruisci mentalmente la tua serata? Molto tempo prima, durante il viaggio per arrivare in milonga, oppure improvvisi attimo per attimo?
Inizialmente ricordo che tentavo di creare uno “scheletro” di riferimento, ma ogni volta veniva sempre per esser spazzato da esigenze assolutamente non prevedibili prima della serata, quindi da allora largo alla pura improvvisazione. 

Ti é mai capitato di annoiarti durante una serata, di aver compreso tardivamente che forse quella milonga non riusciva a darti le giuste motivazioni e non vedevi l'ora di finire? 
Assolutamente si, mi è capitato.
 A volte, anche se apparentemente ci sono tutti gli ingredienti perfetti, manca una variabile di impossibile definizione. 
Credo inoltre che il nostro stato emotivo possa influenzare le nostre scelte, quindi le motivazioni prima di captarle all’esterno dovremmo averle in noi stessi.


Accetti sempre tutto quello che ti propongono o cerchi di fare una selezione preferendo location affascinanti e serate con amici?
Cerco sempre di apprendere notizie riguardanti la location.
Chi non preferirebbe sempre location super cool con la presenza di tanti amici in pista?

Come definiresti il tuo stile? Si é evoluto nel tempo ? Ed in quale direzione? Cosa può influenzarti in una serata, il pubblico, i ballerini, l'acustica della location, la durata della tua performance…
Non credo di potermi catalogare in uno stile di appartenenza. Cerco sempre di fare al meglio ciò che mi piace fare in uno scambio reciproco PISTA-CONSOLLE in incessante evoluzione cercando di non sacrificare troppo i miei personali gusti.

Spesso capita in alcuni eventi di condividere la serata con un/a collega. Preferisci lavorare generalmente da solo, o se in coppia con chi hai feeling? Oppure, ami il brivido di sperimentare con un collega mai ascoltato fino ad allora?
Mi capita non di rado di condividere la consolle, soprattutto in eventi particolari. In questi casi tutto dipende dal collega. Se c’è feeling ben volentieri divido la serata, assistendo, purtroppo non sempre, al sovvertimento delle leggi matematiche: 1+1=3. 
Quando accade è una gran figata e lo si avverte in pista!




Se qualcuno ti chiede il nome di una traccia gliela dici, magari consigliando il cd dove é inclusa, oppure lo inviti ad avventurarsi in una faticosa ricerca?
Poche chiacchere, gliela dico ed a volte la passo ben volentieri.
 (…chiedete in giro se dico il vero…)

Il pubblico ti molesta in consolle con richieste assurde. Cerchi di accontentarlo oppure fai capire chiaramente che non sei un jukebox?
Purtroppo quando capita la mia freddezza nel liquidarli o addirittura ignorarli induce le persone a pensare che sono uno snob asociale, ma credo sia necessario.


Ti piace ballare ed ascoltare i tuoi colleghi, gustare le selezioni altrui e stili differenti dalle tue esecuzioni?
Certo, lo faccio con piacere, soprattutto se mi piace ciò che ascolto e ballo!


Ritieni che il modo di musicalizzare sia differente per macroaree geografiche ? Argentina, Nord Europa, Est Europa, Mediterraneo… o tutto il mondo é paese?
Credo che da qualche tempo si stia formando una grande linea di demarcazione, spaccando anche in modo violento, due realtà ben differenti: quella argentina e quella europea.
Un’identità assolutamente non secondaria si sta facendo strada in tutt’Europa (Nord, Est e Mediterranea), un’evoluzione di tutto rispetto da una parte del mondo che sin dagli albori ha visto protagonista il tango.

Ti piacerebbe avere un locale solo per te, arredarlo con l'impianto adeguato ai tuoi desideri, cercare di creare un'onda che ti soddisfi oltre a suonare quando ne hai voglia e creare un calendario di eventi a misura dei tuoi gusti?
Si, mi piacerebbe anche se sacrificherebbe la mia libertà di movimento. 
In un futuro, magari non troppo prossimo, a Palermo potrebbe esserci…


Le classiche domande a bruciapelo, vietato non rispondere:
Tre orchestre che non possono mancare in una serata.
Francisco Canaro, Juan D’Arienzo, Biagi.

Le tue tre orchestre preferite, che possono essere anche diverse dalle precedenti.
Garcia, Tipica Victor, Di Sarli.

Suggerisci una tanda di tango strumentale, una tanda di tango con cantante, una di vals ed una di milonga
Strumentale  - Tipica Victor:
El Chamuyo, Dominio, Fumando espero, Jueves.
Cantata - José García - Alfredo Rojas:
A Lo Mejor ...? Quien Te Dice?, Junto A Tu Corazon, Esta Noche De Luna, Tristeza Marina.
Vals - Ricardo Tanturi - Alberto Castillo:
Idilio Trunco, La serenata, Recuerdo.
Milonga - Juan D’Arienzo - Alberto Echague:
A puno limpio, Estampa De Varon, La Cicatriz. 


Quali sono le tre orchestre o cantanti che non sopporti?
De Angelis strumentale… oddio!

Quale é l'orchestra più sottovalutata dal grande pubblico e quale la più sopravvalutata?
Forse la più sopravvalutata è l’orchestra di Francisco Canaro, tante perle, ma anche tanta roba messa li per riempire il CD. Forse una produzione tendente a volte alla quantità, basti pensare al numero di incisioni… da record!
La più sottovalutata la Tipica  Brunswick, sonorità avvolgenti e morbide di alto livello.

Le tue tre serate top ( a giudizio tuo ovviamente…)
Ne ricordo in particolare una: erano le 20 circa in un tramonto che ancora ricordo bene, mi trovavo a Marettimo, una piccola isola delle Egadi. La consolle era in cima al castello che dominava l’isola, tutt’intorno il mare sconfinato.
Per un attimo ho pensato che il suono di quello che proponevo si estendesse lungo il mare “rompendo” il silenzio delle onde. 
Indimenticabile…

Siamo meno seri: i dj rimorchiano ? Quante storie hai avuto con i tuoi colleghi?
Non ho mai creduto tanto nel fascino “della divisa”, ma confesso che un quid legato allo status rivestito ha ed ha avuto il suo peso.
Storie? Una, felicemente in corso ed è come parlare la stessa lingua…

Nessun commento: