lunedì 30 marzo 2009

Sade/Pasolini


Quattro come numero della morte. Quattro sadici signori, rappresentanti delle quattro sfere del potere, il monsignore (Ecclesiastico), il duca (Nobiliare), l'eccellenza (Economico) e il presidente ( Giudiziario) sequestrano in una villa per 120 giornate un gruppo di ragazzi e ragazze rastrellati tra partigiani per sottoporli ai propri piaceri. Al termine non può che esserci la morte. In un crescendo parossistico di violenze, crudeltà ed efferatezze senza limiti, Pasolini propone il leggendario romanzo sadiano in chiave visiva, catapultandolo all'epoca della Repubblica Sociale di Salò, considerato dall'autore il momento storico del disfacimento assoluto dell'umanità. I quattro gerarchi impongono ai ragazzi un assurdo regolamento che propone promiscuità sessuali, coprofagia, scatologia, sevizie, torture e sadomasochismo, pena capitale per chi non obbedisce. A rendere ancora più assurdo il film, una colonna sonora straniante che nei momenti più drammatici, insostenibili per i più, propone musiche divertenti, allegre e rilassate. Nei gironi di Sade/Pasolini non c'è redenzione o speranza, ma la constatazione che l'umanità si è alienata nei beni materiali e la contemporaneità è il punto di non ritorno. Il regista spinge qui all'estremo la sua riflessione sulla dialettica marxista tra padrone e schiavo non trovando altra risposta che la morte. Quella morte stessa che non gli permise di vedere compiuta la sua opera perchè uno scherzo del destino gli tolse la vita in un'assurda fine all'Idroscalo.
Ancora oggi il film dà scandalo, non a caso nessuna televisione ha mai osato programmarlo: forse perchè non siamo ancora cambiati da 30 anni?

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